Statistiche
di Amanzio Possenti
Un dato è certo, le statistiche si alimentano di imprevedibilità, assai più che normalità: possiamo affermarlo di fronte ai dati Istat e Fondo Monetario Internazionale che nei giorni scorsi hanno reso noto informazioni statistiche a dir poco positivamente sorprendenti sul lavoro e sui conti economici italiani, mentre sia gli operatori finanziari sia la stampa specializzata temevano risultati negativi.
Il numero degli occupati in giugno ha registrato un balzo all’insù rispetto a maggio - + 83 mila unità - e quello dei disoccupati (2 milioni) in regresso dello 0,2% su base mensile. Ma il dato più importante, che fa compiere all’Italia un salto in avanti inaspettato, superiore a quello tedesco (solitamente decantatissimo nel confronto), è il record di lavoratori dipendenti addirittura dal 1977,ovvero 18,1 milioni di attivi, il che significa un tasso occupazionale attestato sul 60,1%,percentuale lodata come assai qualificante.
Si presenta subito l’altra faccia della nostra economia a smorzare i toni: il debito pubblico, sempre molto elevato.Alla fine del 2022,secondo le stime Fmi, dovrebbe risultare del 147,7% che, pur molto alto, presenterebbe un calo del 6,6% rispetto a quello del 2020, piena epoca covid, ben lontano nei confronti del 134,1% del 2019. Resta ancora molto, molto da fare: prima necessità evidente, il miglioramento forte e costante dei conti, ancor più nel clima di pesante inflazione prevista a fine 2022, intorno al 6,7% ( con recupero consistente, secondo le previsioni, del 3,5% nel prossimo anno).
Alti e bassi di un’economia che soffre e a fronte di chiarori positivi lascia intravvedere grosse incertezze.