#311 - 16 luglio 2022
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascerà il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchè ti morde un lupo, pazienza; quel che secca è quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport è l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista è colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
beni culturali e paesaggistici

In collaborazione con l' "Istituto Italiano dei Castelli "

La XXIII edizione delle Giornate Nazionali si svolge dal 17 al 30 settembre 2022

I luoghi delle Giornate Nazionali per il 2022

Sperlinga (Sicilia) - Castello Ruggero di Lauria (Basilicata)

Vivere i castelli - 6

Uno dei castelli siciliani più belli si trova a Sperlinga, in provincia di Enna.

Castello di Sperlinga (Enna); uno dei siti siciliani animati dalle Giornate 2022 è epicentro di un intenso programma di eventi proposto dalla Onlus che termina quando iniziano imperdibili manifestazioni anche popolari. Il posto è un luogo unico in un paesaggio indimenticabile, fatto di grotte e rupi.

Vivere i castelli - 6

La magia della pietra diede vita al Castello di Sperlinga.
Si tratta di un edificio davvero unico nel suo genere, scavato nella roccia arenaria e ricavato da un unico monolite.
Sono molti i motivi che lo rendono speciale, inclusa la sua leggenda:. Il Castello di Sperlinga è il simbolo più prestigioso di un territorio comunale costellato di grotte scavate nella roccia arenaria. Nota in passato come “regale dimora rupestre” e scavata in una gigantesca mole d’arenaria, Sperlinga prende il suo nome dal termine greco che indica “spelonca”, “grotta”. Come abbiamo già detto, il castello è simbolo per eccellenza della cittadina: a renderlo unico sono le sue caratteristiche e la leggenda ad esso legata.

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L’inizio dei lavori per l’edificazione del Castello di Sperlinga risalgono a un periodo compreso tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII.
Lo storico Michele Amari ne “La guerra del vespro siciliano”, individua alcuni documenti che avvalorano la tesi secondo cui i soldati angioini a Sperlinga capeggiati da Petro de Alemanno o Lemanno, resistettero nel 1283 per quasi un anno all’ esercito aragonese. Il Castello, in quel periodo, era di proprietà dello stesso Petro de Lemanno che attese invano gli aiuti angioini. I soldati di Carlo I d’Angiò trovarono quindi rifugio, dentro la sua struttura interamente scavata nella roccia.
Proprio la struttura conferisce magia e misticismo a questi luoghi. È come entrare in un altro mondo, in cui nulla è decorazione e tutto ha qualcosa da raccontare.

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Ancora ci si chiede come sia stato possibile scavare questa dura roccia per ricavare le diverse stanze che compongono il castello, su cui si tramandano numerose leggende secolari. Terminato il conflitto, il castello fu assegnato alla famiglia Ventimiglia, che lo ebbe per circa due secoli. Giovanni Forti Natoli lo comprò nel 1597. Filippo IV concesse per lui e per i suoi discendenti, il titolo di principe e il privilegio di “potervi fabbricare terre”. Intorno al castello crebbe un centro commerciale che interessò tutto il territorio circostante. La proprietà passò poi al figlio Francesco Natoli e Orioles. Venne acquistato dalla famiglia Oneto, nel 1862 passò alla famiglia del barone Nunzio Nicosia, che lo cedette nel 1973 al comune di Sperlinga.

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Una storia ricca, dunque, arricchita da una leggenda legata ai Vespri Siciliani. La rivolta scoppiò a Palermo nel 1282 contro la dinastia francese degli Angioini.
Si narra che i soldati fuggitivi, che si camuffavano tra gli isolani venivano scoperti con un ingegnoso stratagemma. Venivano loro mostrati dei ceci e gli veniva chiesto di pronunciarne il nome. Essendo “ciciri“, la pronuncia di questa parola in lingua siciliana veniva loro difficile (dicevano “scisciri”) e venivano immediatamente uccisi.

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Nella seconda porta di ingresso del castello si legge il motto Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit (“Ciò che fu stabilito dai Siciliani, solo Sperlinga lo negò”).
Questa frase è legata al fatto che Sperlinga fu la sola città siciliana che non partecipò al generale moto antifrancese del Vespro. Tra i popolani siciliani veniva soprannominato “Sperlinga” il tipo solitario che non legava bene con i compagni.

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Il Castello Ruggero di Lauria (Potenza) rappresenta un paradigma di sostenibilità soprattutto in riferimento alle attività di conservazione, restauro e valorizzazione, sempre più intense negli ultimi anni. Attualmente esso si configura come una rovina eloquente, svettante sulla Valle del Noce, in stretto rapporto col paesaggio e in una lotta che pare eterna col “tempo, grande scultore”, per citare Marguerite Yourcenar.
Eppure i ruderi dell’antica fortificazione combattono una lotta incessante contro la natura che tenta di riappropriarsi di ciò che le è proprio.
In anni recenti si sono intensificati gli studi e le analisi conoscitive, sia indirette con scandagli archivistici che dirette con indagini archeologiche, portando nuovi elementi di riflessione sulla storia e sulle vicende trasformative di questo prezioso palinsesto architettonico.

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La conoscenza, dunque, appare come la premessa necessaria alla tanto declamata sostenibilità. Alle conoscenze emerse, sempre più puntuali, si accompagna l’infaticabile attività di volontariato da parte di liberi cittadini, guidati in particolare Amici del Castello Ruggero, che si occupano non di rado persino di quelle imprescindibili azioni di manutenzione ordinaria talvolta di difficile attuazione da parte della pubblica amministrazione, oltre che di un’incessante calendario di visite guidate al sito.
È proprio nella convergenza tra pubblico e privato che il tema della sostenibilità emerge chiaramente grazie al riconoscimento del valore culturale del bene.

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Il Castello Ruggero rappresenta inoltre un caso di studio che vede impegnati su fronti differenti ma complementari l’Università degli Studi della Basilicata, e in particolare il corso di studi materano in Architettura nel quale è stata elaborata una tesi di laurea, e la sezione lucana dell’Istituto Italiano dei Castelli, affinché gli interventi che riguarderanno il monumento nei prossimi mesi non siano finalizzati al mero consolidamento, pur necessario, bensì a un restauro e a una valorizzazione sostenibile, garantendo l’accessibilità e la fruibilità in sicurezza e perseguendo ciò che alcuni studiosi hanno definito il “paradosso del castello”: il beneficio non consiste solo nell’avere un castello restaurato sul territorio, ma soprattutto nel formare maestranze locali che, ci si augura, saranno impegnate proprio nelle attività di restauro, affinché le conoscenze e competenze in tema di restauro di architetture fortificate divegano esse stesse un patrimonio immateriale da preservare nel tempo.

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