#310 - 29 giugno 2022
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Editoriale

Pace

di Dante Fasciolo

Allo stato delle cose sembrerebbe difficile
parlare di pace, ovvero rispetto
dei principi giuridici fondamentali:
rispetto della sovranità territoriale,
rispetto degli organi e le persone degli altri stati.

Tutto viene sospeso se si decide una guerra,
e sarebbe un errore limitarsi a giudicare
solo da un punto di vista giuridico,
tralasciando aspetti sociologici, psicologici,
politici, etici e morali.
C’è una pace negativa, che fa leva esclusivamente
sulla presenza della guerra guerreggiata;
ma c’è una pace molto più profonda, positiva:
il dominio delle giustizia, l'eguaglianza sociale,
il benessere diffuso, l'assenza di tensioni e conflitti
all’interno della vita sociale, il controllo della violenza
verbale o istintiva o di imitazione.

A poco valgono le regole internazionali
pur dettagliatamente protese ad ogni tipo
di diritto umano singolo o collettivo,
se non si accompagna ad un altro diritto
fondamentale quale la libertà il cui esercizio
ha contribuito a smantellare il colonialismo,
a conquistare indipendenza politica,
a organizzare vita civile e democratica,
ad avviare sistemi economici di sviluppo.

Tutto bene, dunque? Possiamo sentirci in pace?
Nient’affatto!
Ci sono nel mondo attualmente 160 conflitti armati.
Vendette, morti, lutti, distruzioni…
Per ricucire i brandelli di una pace positiva
da contrapporre ad una troppo semplice pace negativa
occorre tornare al centro del nostro agire,
al centro della nostra coscienza:
Non uccidere,
ama il prossimo tuo come te stesso.

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