C'è solo da chiedersi se Keaton porterà a casa la statuetta come miglior attore protagonista
“Birdman
(o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)”
di Federica Fasciolo
Riggan Thompson è stato un attore di cinema, conosciuto principalmente per aver interpretato il supereroe "Birdman".
Ora cerca di rilanciare la sua carriera con un musical a Broadway, spettacolo ambizioso da lui riadattato, diretto e interpretato. Ma gli attori e i loro vizi, una figlia ex tossicodipendente, critici e, soprattutto, il suo passato remano contro di lui.
Michael Keaton, da qualche anno lontano da ruoli in grandi film, sembra a maggior ragione perfetto per dare un volto a questo personaggio, dalle mille sfaccettature e sfumature.
Il film è movimentato, nella regia e altrettanto nella storia. L'idea di mostrare l'immaginazione del protagonista in modo così vivido è una mossa geniale, dai risvolti psicologici e rivelatori del sentire di Riggan tanto grandi da permettere di conoscerlo nel profondo al di là delle parole che pronuncia. I colpi di scena sono così ben ideati da lasciare a bocca aperta anche quando capiamo che ne sta per arrivare uno: si vive l'attesa con tensione fino a quando non si rimane che stupiti. O in suspense per scoprire cosa sia accaduto.
Alla rappresentazione del mondo dello spettacolo, di chi lo critica per mestiere e perché è finito a farlo, della verità sul palco portata al suo limite estremo, si accompagnano l’insoddisfazione di un uomo e la frustrazione di chi vive esclusivamente per essere riconosciuto nelle proprie abilità: quando raggiunge un equilibrio, questo è tanto fragile da poter essere distrutto da un qualsiasi capriccio del mondo esterno... o della propria mente. E a volte possono volerci anni per ricostruirlo, mentre a volte basta una sola, folle idea.
La particolarità più evidente del film è che è girato in modo da sembrare un unico piano sequenza: il regista, Alejandro González Iñárritu, ha raccontato di aver fatto questa scelta per catturare il pubblico all’interno della storia. Non esiste il montaggio, nella vita reale. Ma l’effetto che ne scaturisce non è solo questo: il girato continuo, specialmente nel passaggio dal palco al dietro le quinte, rende in modo ancora più forte la realtà del teatro e, soprattutto, mostra la compenetrazione tra quella che dovrebbe essere “solo” una scena e la vita vera dei protagonisti. Tutto è collegato, niente è per caso. La fotografia cambia, adattandosi alla perfezione all’atmosfera dei vari ambienti e delle varie situazioni.
Birdman è, insieme a Grand Budapest Hotel, il film che ha ricevuto più nomination agli Oscar quest’anno: sono ben 9 infatti, tra cui miglior film, categoria nella quale rischia pericolosamente, per sua gioia, di vincere. Il cast, veramente tutto, è eccezionale. C'è solo da chiedersi se Keaton porterà a casa la statuetta come miglior attore protagonista: la competizione c'è, ed Eddie Redmayne con la sua interpretazione di Steven Hawking ne “La teoria del tutto” la guida, ma le chance di vittoria sono comunque molte.