Mentre si spegne l'eco dell'ultimo giro ciclistico d'Italia
Memoria di 113 anni fa
Il re del fango
Luigi Ganna e il primo giro ciclistico d'Italia
di Roberto Bonsi
Due giornalisti sportivi, i colleghi Camillo Costamagna e Tullo Morgagni, insieme ad Armando Cougnet, - quest’ultimo, direttore amministrativo del quotidiano: “La Gazzetta dello Sport”, nonché allora organizzatore di quella che oggi è “la Milano-Sanremo”, detta la “Classicissima” del ciclismo - furono gli ideatori del “Giro d’Italia” inteso come preminente gara ciclistica sportiva di tipo agonistico, questo dai suoi lontanissimi inizi fino al 1948, per poi proseguire sino ai giorni nostri, salvo le comprensibili interruzioni causate dallo scoppio delle due nefaste “Guerre mondiali”.
L’anno verso il quale si intende ora fare cenno è il 1909, e il Giro allora come ai giorni nostri era ed è per l’appunto una corsa su bici sportive da effettuarsi a tappe; riservata solo agli uomini, i quali dovevano essere tutti o quasi, dei professionisti legati ad una società sportiva del ramo.
Gli amatori del “Giro d’Italia”, gli sportivi in genere ed i lettori ad esso appassionati, sapranno ogni cosa su questa manifestazione che prende a più non posso, e che solitamente percorre il nostro Paese dal nord al meridione e viceversa, facendo oggi partenze o tappe anche in territori stranieri.
Noi però intendiamo “focalizzare” il nostro “Giro” scrivendo della sua primissima ed epocale edizione, oggi racchiusa nel libro dei ricordi o meglio nell’ “Albo D’Oro”, che gli si confà.
Alle ore 2,53 (n.d.a.: chissà perché un orario così antidiluviano?) del 13 maggio dell’anno 1909, dal Piazzale Loreto di Milano, debuttò la “Corsa Rosa”, così chiamata in quanto per i vincitori di tappa e per quello in assoluto, fu individuato questo colore per distinguerlo dalle altre magliette e sopratutto per renderlo immediatamente visibile ai più.
Questo primo giro terminò il 30 maggio e fu di sole 8 tappe, parti ed arrivò nel capoluogo lombardo percorrendo ben 2.4447,9 Km.
La prima “Maglia rosa” fu Luigi Ganna residente ad Induno Olona in provincia di Varese.
L’anno 1909 fu davvero prodigo di eventi, quando, e qui ricordiamo, il 20 febbraio Filippo Tommaso Marinetti pubblicò sul quotidiano parigino: “Le Figaro” il “Manifesto del Futurismo”, mentre il 3 ottobre nasce la squadra del “Bologna F.C.”, e quasi due mesi più tardi viene fondata a Dortmund in Germania, la squadra di calcio del “Borussia”.
Guglielmo Marconi viene insignito del “Premio Nobel per la Fisica”. Il 25 febbraio muore il disegnatore ed umorista francese, Caran d’Ache, e sempre in quell’anno, nacquero l’attore americano-statunitense Dana Andrews e l’attore italiano Ernesto Calindri.
A Roma viene fondata la “Federazione Italiana Scherma”, e nell’Ulster (Irlanda del Nord), nei cantieri navali di Belfast, si iniziò la costruzione del Transatlantico: “Titanic”.
Rientriamo ora sulle strade della nostra Italia, che percorriamo e ripercorriamo, così un po’ a … “ruota libera”. e come in un “Flash-back” iniziamo a … correre il nostro “Primo giro ciclistico d’Italia”. 113 anni fa ad oggi, partiva dunque dalla metropoli lombarda, il “Giro” per eccellenza (n.d.a.: ora siamo nei primi giorni del mese di giugno 2022), e la prima tappa si concluse in quel di Bologna, dopo 397 Km., e precisamente all’interno dell’Ippodromo Zapponi. La seconda tappa ripartì dalla città felsinea per … “approdare” a Chieti in Abruzzo, questo dopo oltre 378 Km. circa di faticose pedalate. La terza tappa fu la: Chieti-Napoli, ed i corridori giunsero all’ombra del Vesuvio dopo quasi 380 Km. La tappa successiva fu Roma, dopo 228 Km. . Dopo 347 Km. si risale verso Firenze e dalla città medicea a Genova, dopo 294 Km. Ecco l’arrivo a Torino, dopo altri 355 Km., per poi terminare e tornare di nuovo a Milano dopo 206 Km.
Come già detto, il lombardo Luigi Ganna fu il vincitore di quel primo “Giro d’Italia”; un personaggio, non più tra noi, la cui fama è avvolta nell’oblio, ma che in quel tempo divenne di punto in bianco un corridore che iniziò così a farsi conoscere grazie alla sua vittoria al “Giro”. Luigi Ganna fu “in primis” un imprenditore dopodiché divenne un ciclista su strada, ed egli nacque il 1° dicembre 1883 ad Induno Olona e spirò a Varese il 2 ottobre 1957. Nel corso della sua carriera agonistica, vinse per l’appunto, un “Giro d’Italia”, una “Milano-Sanremo” ed un “Giro dell’Emilia-Romagna”, e dai suoi tifosi fu soprannominato il “Re del fango” per via della sua resistenza straordinaria ad ogni avversità climatica e non solo, possedendo un fisico davvero possente. I genitori del Ganna erano dei modesti braccianti agricoli.
Ganna - che per più di un decennio intraprese la sua carriera sulle due ruote - da giovane, cominciò a lavorare nell’edilizia come manovale, ed infine come muratore in quel di Milano, ed ogni giorno prese a percorrere in andata e ritorno, un centinaio di chilometri tra il suo paese natale e di residenza e la metropoli lombarda, un vero e proprio “tour de force”. Con la medesima bicicletta, e quasi per celia, prese a gareggiare in circuiti dilettantistici, e visto che i risultati iniziali erano incoraggianti, nel 1905 fu spronato a proseguire in quell’ambito, lasciando così il suo duro e faticoso lavoro nelle case in costruzione o in rifacimento. Arrivò così al terzo posto, quindi sul podio al “Giro di Lombardia”. Li fu notato e subito ingaggiato a fior di soldoni da una squadra che operava sul campo; due anni dopo vinse la “Milano-Torino-Milano”, e si classificò al secondo posto al “Giro di Sicilia”, raggiungendo poi ulteriori ragguardevoli risultati sempre al “Giro di Lombardia”, alla “Milano-Sanremo”, e persino al “Tour de France”. Sempre in quell’anno al Motovelodromo Vigorelli di Milano riuscì a stabilire il record dell’ora che poi mantenne per oltre un lustro. Il suo vero gran momento venne quindi nel corso del 1909, quando in nove ore e trentadue minuti “Stravinse” la “Milano-Sanremo”.
Luigi Ganna che era un personaggio oltremodo schietto, alla domanda di un giornalista dopo la vittoria, gli rispose: -“L’impressione più viva l’è che me brusa tant ‘l cu!”-.
Messo da parte un certo gruzzoletto, in quello stesso anno convolò a nozze e di seguito comprò una casa con annessa officina adeguata a sistemare ogni tipologia di biciclette da corsa e non. Nel 1914 dopo una brutta caduta dalla bici, questo sempre nell’ambito del “Giro d’Italia”, si convinse a porre la “bicicletta al chiodo”, ed iniziò così il suo nuovo lavoro di imprenditore, nella produzione di velocipedi. Nel 1923 realizzò dei motocicli, ed suo marchio di fabbrica fu apprezzato sia in Italia come all’estero.
Questo “gigante buono” (n.d.a.: era alto 1 metro e 93 cm.), morì nel 1957 mentre era ancora al comando della sua attività, in questo aiutato dal figlio Tino, che ne ha raccolta l’eredità, che prosegue ancor oggi. E’ quasi inutile ora dire che per eventuali approfondimenti è opportuno, se lo vorrete, “cliccare” su di un qualsiasi portale web. A Luigi Ganna, fu dedicato il velodromo posto all’interno dello Stadio Ossola in quel di Varese.
Adesso usciamo dalla pagina, a … “tutta birra”, per poi ritrovarci al prossimo numero.