#307 - 21 maggio 2022
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Fotografia

Quando il clik lo fa il cervello

Dietro uno scatto

di Guido Alberto Rossi

Dietro uno scattoDietro uno scatto

Quando osserviamo una fotografia, in realtà c’è molto di più di quello che vediamo.
Dietro uno scatto il tutto incomincia quando l’occhio parla con il cervello e questo dà il comando al dito indice di premere il bottone dello scatto.
Ma c’è anche tutta la sensibilità, esperienza e capacità del fotografo, se poi è scattata da un professionista c’è anche una carriera fatta di gioie e dolori (in genere per le fatture non pagate).
Ci sono, anche se non si vede, decine di migliaia di euro in attrezzature, di computer e software, c’è veramente tanto e se ci fermiamo a ragionare sull’immagine, dobbiamo anche immaginare la situazione nel suo insieme e riflettere, perché è stato selezionato dallo scatto solo un pezzetto del tutto.

Un fotografo guarda un qualsiasi paesaggio e il suo cervello incomincia a dividere il tutto in piccoli rettangoli e vede anche con gli occhi dei vari obiettivi, praticamente scompone e ricompone quello che vede e cerca di sintetizzare con lo scatto tutto lo scenario, in modo che la fotografia scattata dia un’idea precisa, ma condensata, di quello che ha visto.
Questa mentalità se vogliamo un po' particolare, (non oserei sottoporre la questione ad uno psicologo) credo sia utilizzata in tutti i generi di fotografia.

Dietro uno scatto

Prendiamo le foto pubblicitarie: partiamo con quella di una bibita in lattina, tirata a tutta pagina, ce ne sono di stupende e di terribili, magari scattate dallo stesso fotografo, che se andiamo a vedere è uno dei top nel suo settore. In quella bella il fotografo è stato lasciato libero di creare e realizzare, mentre in quella brutta il fotografo ha dovuto eseguire, senza fiatare il layout di un art director magari un po' Kaprazucca (nome plagiato da un’ottima trattoria di Coviolo RE) ma che si crede il Dio della creatività e non lascia spazio alla professionalità altrui, possiamo magari anche aggiungere il lavoro di un pessimo economist (quello/a che si occupa della composizione e del trattamento e preparazione del prodotto) e la frittata è fatta.

Dietro uno scatto

Una campagna stampa con modelle, dove magari per risparmiare hanno usato le segretarie più carine dell’azienda che si pubblicizza o che la scelta delle modelle è stata fatta dalla moglie dell’amministratore delegato e delle sue compagne dei burraco (giuro che è successo davvero), sicuramente è una brutta base di partenza, non a caso le modelle/i professionisti esistono. Lavorando con le persone ci sono poi tante altre figure sul set o in studio quali: parrucchiere, truccatore/ice, stylist per la ricerca dei capi e degli accessori che servono a meno che non si tratti di un nudo, dove quest’ultimo professionista non serve, me rimangono comunque i primi due, aggiungiamo che oltre a tutti questi c’è sicuramente il fotografo ed il suo assistente e quelli dell’agenzia che possono essere da uno a cinque, dipende da quanto è importante la foto e il cliente e ovviamente il loro numero è legato al budget.
Se va tutto liscio è almeno una mezza giornata di lavoro, se invece qualcosa va storto può diventare un incubo. Quando poi esce il risultato finale con la foto, che sicuramente ha subìto anche un trattamento di Photoshop, chi non è del mestiere, pensa solo: bella foto o brutta foto, chi invece è nel giro ne capisce di più ed immagina la realtà dietro lo scatto.

Dietro uno scattoDietro uno scatto

Nelle fotografie di reportage sportivo, il fotografo deve invece far funzionare: occhio, cervello e dito indice a velocità sostenuta, perché deve precedere l’azione e non rimanergli dietro, una foto di un tennista dove non c’è la pallina in volo sulla racchetta non è una bella foto d’azione, idem per un cavallo che salta l’ostacolo, lo scatto migliore è quando le zampe anteriori sono esattamente sopra la barriera, prima o dopo non vale.
Anni fa tutto questo avveniva senza l’aiuto del autofocus oggi è un po' più facile perché le macchine fotografiche serie fanno anche il video da cui si sceglie il fotogramma ideale.
Ovviamente l’ho fatta un po' facile, perché comunque il fotografo deve scegliere il punto migliore dove gelare l’azione, tenendo conto della luce, dello sfondo e altri fattori circostanti.

In molte gare il fotografo fa una ricognizione di tutto il percorso, prima di scegliere la postazione di scatto.
Anche nei reportage di guerra, rivolte etc. le foto migliori sono scattate dai fotografi che usano il cervello e studiano bene l’inquadratura prima di schiacciare il dito e non quelle scattate da chi sostiene che è solo questione di essere nel posto giusto al momento giusto.
Ho una grande ammirazione per quei bravi reporter che seguono i red carpet e le conferenze dei politici, sono decine tutti relegati in uno spazio ben delimitato e preciso, i personaggi hanno tutti la stessa luce e sfondo, tutti fanno scattare il flash quasi contemporaneamente, eppure sono sempre gli stessi cinque su cinquanta che realizzano la foto migliore e di conseguenza vendono, mentre gli altri hanno solo sudato, dimostrazione che dietro il dito c’è molto altro.

Dietro uno scattoDietro uno scatto

L’elenco dei soggetti potrebbe andare avanti per giorni, ma quello che mi stupisce che ancora nell’anno 2022 quando una foto finisce in tribunale un giudice giudica in base ad una legge vecchia quasi un secolo (1941 art.633 diritto d’autore) se è una foto artistica o semplice e ovviamente la sentenza cade o bene o male a secondo un ragionamento che non tiene quasi mai conto cosa c’è dietro un click.

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