Viaggio introspettivo di Maria Iannaccone
Fiabesco Labirinto...
....la ricerca di sé
Di Liliana Taddeo
“Fiabe per Ritrovarsi” è una raccolta di tredici storie che, come indicato nel titolo e riportato in copertina, aiutano il lettore “a ritrovare speranza, desideri profondi e soprattutto sé stessi”.
L’autrice ben descrive i luoghi e tratteggia i caratteri delle creature magiche che animano le varie
storie, aiuta a riconoscere emozioni e conflitti tipici dell’essere umano ma lascia anche ampio
spazio all’immaginazione del lettore che può sbizzarrirsi nelle interpretazioni delle fiabe e nel
completamento dei chiaroscuri.
I messaggi, vari e molteplici, sono presentati con un linguaggio semplice, scorrevole, chiaro.
Per esplicitare meglio il discorso sul libro, è opportuno esaminare una fiaba tra tutte come
potrebbe essere, per esempio, quella intitolata “I pennelli fatati”.
E’ il racconto di Marco, un giovane e talentuoso pittore, che non essendo apprezzato per la sua arte, deluso e disgustato decide di cambiare mestiere e di lasciare la terra di origine. Si ritrova così, in una foresta governata da un Genio invisibile che impone la sua volontà su tutto e tutti. Vittima ignara del potere di quell’entità è, suo malgrado, confinato in quel luogo. Aiutato dal suggerimento di una lince, dipinge l’habitat in cui vive ed entrando nel mondo rappresentato nel quadro insieme a molti animali, per uno strano prodigio, evade con loro e si libera dalla tirannia del Genio. Arrivato a casa, riprende la passione della sua vita: la pittura. E finalmente, raggiunge il suo obiettivo e si “sente ricco non per il denaro guadagnato o per la notorietà ottenuta ma perché può finalmente donare agli altri qualcosa di sé attraverso la sua creatività.”
Quanta attualità in questa fiaba! A mio avviso, tutto il suo valore si condensa in tre elementi: i
giovani, la natura, il potere.
Quanti giovani come Marco sono convinti che il talento, l’attitudine, la costanza non siano
premiati in una società come la nostra dove spesso prevalgono antagonismo, rivalità, competizioni
scorrette, conoscenze influenti e quant’altro?
In una realtà che oltretutto a parole chiede la diversificazione e vanta la libertà ma poi omologa
cultura, costumi, condotte…
E tanti, come l’artista della fiaba, rinunciano alla propria passione cambiando mestiere o lasciando
la propria terra per andare all’estero, determinando, così, quella fuga di menti e risorse di cui tutti
avrebbero grande bisogno.
La cura quotidiana della natura da parte di Marco, il legame con essa, il rispetto mostrato, sono
uno stimolo a riflettere sia sul rapporto che sarebbe opportuno avere con il proprio ambiente di
appartenenza, sia sul ritorno al contatto diretto con il creato per ritemprarsi e ritrovarsi.
E non meno importante è il messaggio sul potere, rappresentato nella fiaba dal Genio, che regna
incontrastato grazie alla paura degli abitanti della foresta, provocata dai modi violenti da lui
adottati per ottenerne l’obbedienza.
Il lieto fine, però, dà ai lettori speranza e fiducia poiché il talento è riconosciuto, il tiranno è
sconfitto e la natura è salvaguardata.
Il libro invita in modo garbato gli adulti, in quanto guide e modelli per i giovani, a rivedere alcune
idee e comportamenti.
Consiglio la sua lettura non solo agli appassionati del mondo fiabesco ma anche a chi ha voglia di
sognare, rilassarsi, riconoscersi in quei bisogni universali rappresentati così abilmente dall’autrice
che è un piacere leggerla.