#304 - 2 aprile 2022
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Lia Franca

Diari di Cineclub n°43, X 2016

Di

Virgilio Zanolla

Lia Franca

Se tra gli interpreti del nostro cinema c’è un’attrice ben poco conosciuta, a dispetto della ‘familiarità’ della sua presenza fisica (familiarità ottenuta con un solo film), non può sussistere dubbio: questa è Lia Franca. Su di lei le poche notizie raccolte finora sono quasi pari alle imprecisioni. Vediamo allora di fare finalmente un po’ di luce sulla sua vita, giacché il suo talento lo merita.
Nata a Trieste il 2 ottobre 1912 e battezzata in S. Antonio Nuovo, si chiamava Livia Caterina Petra Penso; Livia era un nome piuttosto popolare a Trieste: lo portava anche la moglie di Ettore Schmitz-Italo Svevo, Livia Veneziani; ma in più d’una scheda biografica che la riguarda Livia è registrata come Libia: se non si tratta di errore, si può credere che, siccome pochi giorni dopo la sua nascita il regno d’Italia concluse vittoriosamente il conflitto con la Turchia iniziato l’anno precedente, che aveva quale principale motivo del contendere il possesso della Libia, l’entusiasmo per tale esito abbia indotto i suoi genitori a un parziale ‘aggiustamento’del suo nome.

Lia Franca

Appassionata del cinema fin da bambina, Livia seguiva con enorme interesse ogni notizia che lo riguardava. Restò dunque molto impressionata quando, nel 1926, apprese che il concorso indetto in Italia dalla Fox Film Corporation per trovare un attore e un’attrice in grado di rimpiazzare in popolarità l’appena scomparso Rodolfo Valentino era stato vinto dal milanese Alberto Rabagliati, futuro divo della canzone italiana negli anni Trenta e Quaranta, e dalla triestina diciassettenne Marcella Battellini. La loro affermazione favorì altri concorsi di bellezza a finalità cinematografiche, il più autorevole dei quali a livello locale fu, nella primavera del ’27, Miss Trieste: che dava a chi vinceva il privilegio di un contratto con la casa cinematografica americana Paramount e pagava il viaggio fino ad Hollywood.

Lia Franca

Le selezioni, organizzate nel triestino Cinema del Corso, vennero riprese in un cortometraggio, Il trionfo di Venere, che nei giorni 20-23 maggio di quell’anno fu proiettato nella stessa sala triestina. Livia, pur se non ancora quindicenne, vi partecipò: e poiché era molto graziosa, si classificò al primo posto, ex æquo con Argelia Lazardi ed Ermy Metlica. Ma tale affermazione non recò alle tre ragazze alcun vantaggio professionale: infatti nessuna di loro venne posta sotto contratto dalla Paramount, né poté recarsi in America. Così Livia, con intraprendenza insospettabile in una quindicenne, l’anno dopo scappò di casa e si recò a Torino, dove ‘corteggiò’ il produttore ligure Stefano Pittaluga (proprietario e direttore della Società Anonima a lui intestata, nonché di oltre duecento sale cinematografiche, e allora il vero ‘deus ex machina’ del nostro cinema) per poter lavorare in qualche film; ma ricevutala, questi la giudicò ancora acerba.

Lia Franca

Livia non rinunciò al suo sogno: e rientrata a Trieste, tanto fece che poco tempo dopo riuscì a trasferirsi a Roma, e qui nel 1930 uno stupefatto Pittaluga la ritrovò sul set del suo primo impegno d’attrice, il cortometraggio Arietta antica di Mario Almirant. A quella pellicola (ancora muta) seguirono nel 1931 i film, - tutti sonori - Corte d’Assise di Guido Brignone, con Elio Steiner, Marcella Albani, Giorgio Bianchi e Renzo Ricci; La stella del cinema di Mario Almirante, con Grazia del Rio, Elio Steiner, Marcella Albani, Armando Falconi e cinque giovani attrici di belle speranze: oltre a lei, Sandra Ravel, Leda Gloria, Dria Paola e Isa Pola; e Resurrectio di Alessandro Blasetti. Se nei primi due Livia, finalmente col nome d’arte di Lia Franca, ebbe solo particine, tanto che in certe schede dei film non risulta neppure nei cast, nel terzo, che era il secondo lungometraggio di Blasetti, ella venne finalmente promossa protagonista, accanto a Daniele Crespi; questo fu il primo film sonoro girato in Italia, che solo per questioni di programmazione uscì dopo La canzone dell’amore di Gennaro Righelli: pertanto, è stata lei la prima attrice del nostro cinema a ‘parlare’. Il suo ruolo, interpretato con molta sensibilità, era quello di una ragazza che, conosciuto il direttore d’orchestra Pietro Gadda (Crespi), il quale coltivava propositi suicidi per l’abbandono da parte dell’amante, lo segue e l’accompagna, sollevandone l’umore, fino ad essere invitata da lui al suo prossimo concerto.

Lia Franca

Lia si può vedere e sentire, come se stessa, anche in un breve ‘corto’ della Cines girato nei propri stabilimenti e presente su You Tube. L’ottima prova sostenuta nel film blasettiano impose la giovanissima all’attenzione di Mario Camerini, l’altro grande regista dell’epoca dei ‘telefoni bianchi’. Questi nel 1932 preparava a Milano Gli uomini, che mascalzoni..., e puntò su di lei per il ruolo di Mariuccia Tadini, commessa di profumeria e figlia di un tassista. Il film, un gioiello, riscosse molto successo anche all’estero. Con una nuova e più moderna acconciatura e abbigliata in modo da fare risaltare la sua snella ed elegante silhouette, Lia offrì un’interpretazione memorabile, i cui consensi misurò già in agosto, quando presenziò alla prima edizione del Festival di Venezia. Impossibile scordare sequenze come la sua velocissima colazione prima di recarsi al lavoro, il suo sorriso sul tram quando Bruno (Vittorio De Sica), l’autista suo corteggiatore che segue il mezzo in bicicletta, viene innaffiato da una pompa idraulica… eccetera eccetera.

Lia Franca

All’appena ventenne e ambiziosa attrice si schiudevano rosee prospettive. Invece, misteriosamente, tutto d’un tratto ella abbandonò il cinema. Sui motivi di quest’incredibile rinuncia nulla si sa. Una sua nipote, asseriva che Lia era rimasta scottata da una delusione d’amore, avuta proprio dal suo ultimo partner sul set, Vittorio De Sica. Conosciuto il produttore Giuseppe Sequi (molto più grande di lei), lo sposò a Roma, nella chiesa del Gesù, il 14 ottobre 1934, e da allora si dedicò all’agenzia del marito, che importava film dall’America facendoli doppiare e immettendoli nel circuito nazionale, e alla famiglia: ebbe una figlia, Anna Maria, poi nota imprenditrice. L’unione tuttavia non dové rivelarsi felice, perché nel dopoguerra Livia tornò a Trieste. Nei suoi ultimi anni, l’attrice tornò ad abitare nella Città Eterna, dove si spense a settantacinque anni il 23 luglio 1988.

Lia Franca

AAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo giornale no-profit è realizzato da un gruppo di amici che volontariamente sentono la necessità di rendere noti i fatti, gli avvenimenti, le circostanze, i luoghi... riferiti alla natura e all'ambiente, alle arti, agli animali, alla solidarietà tra singoli e le comunità, a tutte le attualità... in specie quelle trascurate, sottovalutate o ignorate dalla grande stampa. Il giornale non contiene pubblicità e non riceve finanziamenti; nessuno dei collaboratori percepisce compensi per le prestazioni frutto di volontariato. Le opinioni espressi negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libertà di giudizio (e di pensiero) lasciandoli responsabili dei loro scritti. Le foto utilizzate sono in parte tratte da FB o Internet ritenute libere; se portatrici di diritti saranno rimosse immediatamente su richiesta dell'autore.