La sfida del dialogo
Culture a confronto
Autori vari - Curatori: Pino Agostini e Andrea Magagna
Casa Editrice Mazziana
L'esigenza di accettabili condizioni di vita spinge i poveri e i perseguitati a migrare nelle zone del mondo dove appaiono assicurati vita dignitosa, diritti e libertà. Mai come ora la facilità e la rapidità di movimento hanno consentito lo spostamento in tempi brevi di masse di persone in luoghi distanti da quelli di origine. Il sogno di risiedere in nazioni prospere dove progresso, scienza, cultura e tradizioni rappresentano radici e motori dello sviluppo, spesso si trasforma in delusione, quando non in atteggiamento conflittuale, allorché l'immigrato constata quanto sia ampia la distanza del nuovo ambiente in cui vive dalle proprie radici e dalle proprie aspettative.
L'atteggiamento, per certi versi paradossale ma non sempre ingiustificato, lo porta spesso a polarizzarsi sulla propria tradizione, sulla religione, sugli usi e costumi di provenienza, anche sul colore della propria pelle, per vantare una presunta superiorità o per sottolineare la diversità della propria cultura rispetto a quella ospitante, salvaguardando in tal modo la propria identità.
Per converso chi accoglie, preoccupato per la crescente invadenza di una cultura sentita come estranea, ove a sua volta non manifesti atteggiamenti ostili molto simili a quelli dell'immigrato, spesso ne auspica una rapida integrazione fino all'assimilazione nel proprio sistema culturale e sociale. Alcune nazioni, nel tentativo di rispettare le specificità etniche e culturali degli immigrati hanno adottato una politica multiculturale, a volte temperata da inviti pressanti all'assimilazione strutturale per evitare fenomeni di ghettizzazione. Il multiculturalismo sembra, tuttavia, più adatto a nazioni sottopopolate con grandi spazi a disposizione, quali il Canada e l'Australia, paesi nei quali vi è stata una più lenta stratificazione migratoria su antiche tradizioni arcaico-tribali. Diversa è la situazione dell'Europa, e in particolare dell'Italia,dove l'atteggiamento politicamente più appropriato potrebbe essere quello interculturalista, nella previsione di giungere alla socializzazione dei cittadini di origini differenti e con il vantaggio di contrastare il razzismo che sovente nasce dal pregiudizio e dall'incomprensione del diverso.
La prospettiva a più lungo termine, fondata sulla tendenza naturale degli uomini a risolvere piuttosto che ad aggravare i conflitti con il tempo, è quella della convergenza e della fusione delle culture. La nascita e il rafforzamento di tale meccanismo transculturale sono inversamente correlati al venir meno degli atteggiamenti polarizzati ostentati da alcuni individui per i motivi già esposti. Nel tentativo di comprendere e di approfondire questa realtà che quotidianamente è avvertita da residenti e immigrati come complessa e impegnativa, illustri docenti universitari ed esperti hanno toccato i temi che appaiono essere di maggior rilevanza nel meccanismo di confronto e accettazione della diversità etnica e culturale, fornendo possibili risposte razionali agli interrogativi posti da questa straordinaria prova cui la nostra società è sollecitata.
Il libro «La sfida del dialogo» contiene infatti i contributi di Emilio Franzina («Storia della emigrazione italiana: tra speranza e intolleranza»); Paolo De Sandre e Agostino Portera («Squilibri tra sistemi di popolazione: sfide internazionali e locali); Luigi Luca Cavalli-Sforza e Antonio Balestrieri («Il razzismo tra natura e cultura»); Brunetto Salvarani, Adel Jabbar, Bruno Segre e Vito Gardiol («La sfida del dialogo interreligioso»); Carla Bisleri, Luciana Marconcini e Piera Cattaneo («La sfida interculturale nell'educazione e nella scuola»); Nicola Sartor, Giuseppe Manni, Bruno Anastasia e Victor Massiah (Il capitalismo italiano nella nuova economia mondiale»).