#303 - 19 marzo 2022
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Pagine Preziose

La sfida del dialogo

Culture a confronto

Autori vari - Curatori: Pino Agostini e Andrea Magagna

Casa Editrice Mazziana

L'esigenza di accettabili condizioni di vita spinge i poveri e i perseguitati a migrare nelle zone del mondo dove appaiono assicurati vita dignitosa, diritti e libertà. Mai come ora la facilità e la rapidità di movimento hanno consentito lo spostamento in tempi brevi di masse di persone in luoghi distanti da quelli di origine. Il sogno di risiedere in nazioni prospere dove progresso, scienza, cultura e tradizioni rappresentano radici e motori dello sviluppo, spesso si trasforma in delusione, quando non in atteggiamento conflittuale, allorché l'immigrato constata quanto sia ampia la distanza del nuovo ambiente in cui vive dalle proprie radici e dalle proprie aspettative.

L'atteggiamento, per certi versi paradossale ma non sempre ingiustificato, lo porta spesso a polarizzarsi sulla propria tradizione, sulla religione, sugli usi e costumi di provenienza, anche sul colore della propria pelle, per vantare una presunta superiorità o per sottolineare la diversità della propria cultura rispetto a quella ospitante, salvaguardando in tal modo la propria identità.

Per converso chi accoglie, preoccupato per la crescente invadenza di una cultura sentita come estranea, ove a sua volta non manifesti atteggiamenti ostili molto simili a quelli dell'immigrato, spesso ne auspica una rapida integrazione fino all'assimilazione nel proprio sistema culturale e sociale. Alcune nazioni, nel tentativo di rispettare le specificità etniche e culturali degli immigrati hanno adottato una politica multiculturale, a volte temperata da inviti pressanti all'assimilazione strutturale per evitare fenomeni di ghettizzazione. Il multiculturalismo sembra, tuttavia, più adatto a nazioni sottopopolate con grandi spazi a disposizione, quali il Canada e l'Australia, paesi nei quali vi è stata una più lenta stratificazione migratoria su antiche tradizioni arcaico-tribali. Diversa è la situazione dell'Europa, e in particolare dell'Italia,dove l'atteggiamento politicamente più appropriato potrebbe essere quello interculturalista, nella previsione di giungere alla socializzazione dei cittadini di origini differenti e con il vantaggio di contrastare il razzismo che sovente nasce dal pregiudizio e dall'incomprensione del diverso.

La prospettiva a più lungo termine, fondata sulla tendenza naturale degli uomini a risolvere piuttosto che ad aggravare i conflitti con il tempo, è quella della convergenza e della fusione delle culture. La nascita e il rafforzamento di tale meccanismo transculturale sono inversamente correlati al venir meno degli atteggiamenti polarizzati ostentati da alcuni individui per i motivi già esposti. Nel tentativo di comprendere e di approfondire questa realtà che quotidianamente è avvertita da residenti e immigrati come complessa e impegnativa, illustri docenti universitari ed esperti hanno toccato i temi che appaiono essere di maggior rilevanza nel meccanismo di confronto e accettazione della diversità etnica e culturale, fornendo possibili risposte razionali agli interrogativi posti da questa straordinaria prova cui la nostra società è sollecitata.

Il libro «La sfida del dialogo» contiene infatti i contributi di Emilio Franzina («Storia della emigrazione italiana: tra speranza e intolleranza»); Paolo De Sandre e Agostino Portera («Squilibri tra sistemi di popolazione: sfide internazionali e locali); Luigi Luca Cavalli-Sforza e Antonio Balestrieri («Il razzismo tra natura e cultura»); Brunetto Salvarani, Adel Jabbar, Bruno Segre e Vito Gardiol («La sfida del dialogo interreligioso»); Carla Bisleri, Luciana Marconcini e Piera Cattaneo («La sfida interculturale nell'educazione e nella scuola»); Nicola Sartor, Giuseppe Manni, Bruno Anastasia e Victor Massiah (Il capitalismo italiano nella nuova economia mondiale»).

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