Di striscio
A margine di tante "guerricciole" sparse sulla terra
Vivere
di Amanzio Possenti
Sì, è una meraviglia il vivere, il dono dei doni, ma forse non basta questo convincimento a darcene un’idea piena. Soprattutto di fronte all’ansia di fare guerra qua e là per il mondo, una terza guerra mondiale a pezzi, idea espressa dall’Augusto Pastore della Chiesa.
Il vivere dovrebbe comportare pace mentre si assiste giornalmente alla voglia di fare guerra, dall’Ucraina, dove i carri armati russi sono schierati ai confini e premono, allo Yemen dove la vita bellica è purtroppo quotidiana da molti anni, senza soluzione. Mi chiedo, nell’osservare la frequenza nell’uso sistematico delle armi, perchè alla comune fragilità umana manchi abitualmente il senso di fraternità e mi rispondo, causticamente, che la fraternità è un po’ come il perdono cristiano, una bellissima virtù - rara a livello di grandi numeri, non sul piano personale di risposta - talchè le guerre nascono proprio da questa mancanza di perdono, cui si associano, trovandovi conferma e inserendovisi, l’idea di una presunta aggressione cui fa da contrappeso stentoreo la velata ma concreta volontà di ‘difesa’, che è perlopiù dispiego di potenza quando non di immancabile violenza. Le grandi guerre del Novecento, nonchè del post, lo rammentano e lo testimoniano nella loro allucinante tragicità.
Eppure la fragilità umana - che è desiderio ardente di tolleranza e di dialogo - dovrebbe sollecitare senza tentennamenti soltanto alla fraternità, che, mentre rispetta, ricorda il buon senso e il fatto che, data la natura di fratelli in Cristo e di figli dello stesso Padre, è folle e inspiegabile, con i mezzi della intelligenza umana, mettersi a contrastarsi sanguinosamente in modo irresponsabile con le armi distruggendo vite - quel vivere di cui dicevo - e aggiungendo dolore e sconforto a tanti esseri inermi: i quali tutti chiedono all’umanità di evitare lo strazio di bombardamenti distruttori.
Le diplomazie sono costantemente e giustamente al lavoro per ripristinare l’ordine internazionale e ridare pace ai popoli, ovvero la fraternità; questa però soggiace alle diverse ragioni di stato che fanno sovente apparire giustificabile quello che non è per nulla. Così si aprono conflitti dei quali si conosce l’inizio, quasi mai la fine. La fraternità è di quei Beni presenti positivamente nel cuore dell’uomo, al quale è richiesto di darne gioiosa partecipazione e valorizzazione: non sentirla mai nemica con la quale confliggere. Se è forte la speranza che nuove guerre non si scatenino, soprattutto in Europa , lo scontro eventuale in Ucraina sarebbe deleterio per tutto il continente . Il senso di fraternità - tanto caro a Papa Francesco e all’umanità - ne uscirebbe a pezzi. Senza vincitori, tutti perdenti.