#302 - 5 marzo 2022
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Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Pablito Calvo

I dimenticati, 25. Pablito Calvo - [Diari di Cineclub n°44, XI 2016]

di

Virgilio Zanolla

Pablito Calvo

Oggi parliamo di un attore-bambino, uno spagnolo noto in tutto il mondo grazie ad un solo film: Pablito Calvo Hidalgo.
Nato a Madrid il 16 marzo del 1948, Pablito era d’umili origini; il padre lavorava in un’impresa di costruzioni. Quando aveva solo cinque anni sua nonna lo portò a una selezione organizzata dalla casa di produzione Chamartín Falco e dal regista ungherese Ladislao Vajda per cercare il protagonista del loro prossimo film, Marcelino pan y vino (Marcellino pane e vino), tratto da un romanzo dello scrittore madrileno José María Sánchez-Silva y García Morales (1911-2002).
Come aveva fermamente creduto la nonna, tra oltre cento candidati fu scelto proprio Pablito: un bel bambino di piccola statura illuminato da intensi occhi scuri d’espressione tranquilla, dolce e intelligente.

Pablito CalvoPablito Calvo

Il film (che ebbe tra gli interpreti Fernando Rey, il quale prestò la voce a Gesù e rivestì il ruolo del frate oratore) si girò negli studi Chamartín nella capitale spagnola, e per gli esterni a El Espinar presso Segovia e a La Alberca presso Salamanca. La storia (pare in parte autobiografica e ispirata da un fatto in qualche misura realmente accaduto) è quella d’un orfano abbandonato alla porta d’un convento abitato da dodici frati francescani; i quali, anziché consegnare il bambino a un orfanatrofio, decidono d’allevarlo essi stessi, e lo battezzano ponendogli il nome del santo che si celebra quel giorno, Marcellino. Questi cresce vispo e pieno di curiosità; all’età di sei anni, in un vecchio solaio del convento Marcellino trova una vecchia statua di Cristo in croce, e vedendo quella figura così emaciata e sofferente pensa che abbia fame e gli offre del pane: Gesù allunga la destra e accoglie la sua offerta, scambiando qualche parola con lui; prima di congedarsi, Marcellino lascia a Gesù anche una brocca d’acqua da bere. Torna poi a trovarlo e quando Gesù, per ringraziarlo della sua carità, gli chiede quale sia il suo più grande desiderio, Marcellino gli dice: - Di conoscere la mia mamma. - Gesù allora, per premiarlo, lo porta con sé nel cielo.

Dalla produzione, Pablito venne pagato con 5.000 pesetas; una somma quasi irrisoria, considerato che il film, uscito nel 1955, ebbe un successo straordinario, non solo in Spagna (dove registrò il maggiore incasso cinematografico fino ad allora, e fu premiato dal Círculo de Escrítores Cinemátografico), ma in molti altri paesi: l’opera infatti ottenne il 2° premio al Festival di Berlino, a quello di Cannes una menzione dalla giuria dell’O.C.I.C. (Organisation Catholique Internationale du Cinéma), e la medaglia d’oro quale miglior film da parte del Congrés International CIDAC du Cinéma Educatifs et d’Enseignement, mentre Pablito meritò una menzione speciale.
Egli accompagnò il film ai festival di Cannes, Venezia e Berlino, dove conobbe star quali Cary Grant, James Stewart e Gina Lollobrigida; quando gli toccava presenziare a una programmazione del film, mentre tutti, commossi, piangevano, lui spesso s’addormentava.
Nella versione spagnola del film, Pablito era stato doppiato da una giornalista di Radio Madrid, Matilde Vilariño; in quella italiana, lo fece una bravissima doppiatrice bambina, Ludovica Modugno, che conobbe quando, a Roma, papa Pio XII gli concesse un’udienza speciale.

Pablito CalvoPablito Calvo

Il successo mondiale di Marcelino pan y vino fece di Pablito uno degli attori-bambini più richiesti: egli interpretò con la Chamartín Falco altri due film, entrambi diretti ancora da Vajda: Mi tío Jacinto (Mio zio Giacinto, 1956), con Antonio Vico, per il quale al Festival di Berlino ebbe un’altra menzione speciale, e Un ángel pasó por Brooklyn (Un angelo è sceso a Brooklyn, 1957), con Pepe Isbert e Peter Ustinov. Nel 1958 Totò lo volle al suo fianco quale coprotagonista in Totò e Marcellino di Antonio Musu; nel ’60 lavorò in Juanito di Fernando Palacios, girato in Spagna, Argentina e Germania Ovest; nel ’61 in Alerta en el cielo di Luis César Amadori; nel ’62 in Dos años de vacaciones di Emílio Gómez Muriel; nel ’63 in Barcos de papel di Román Viñoly Barreto, girato in Argentina: fu questo il suo ultimo film.

Pablito era ormai adolescente, e le storie strappalacrime erano passate di moda; così, diede senza rimpianto l’addio al cinema, e, pieno di buon senso, studiò con profitto ingegneria industriale. Coi soldi messi da parte, oltre ad aiutare i suoi mise su famiglia, sposando nel ’76 Juana Olmedo, che gli diede il figlio Pablito jr., e si dedicò con successo all’attività imprenditoriale, aprendo un negozio d’impianti di riscaldamento, quindi una boutique; nell’86 si stabilì a Torrevieja presso Valencia, dove aprì un albergo e alcuni negozi alimentari. Ogni tanto, in occasione della programmazione di Marcelino pan y vino o di qualche altro dei suoi otto film, la tv spagnola lo chiamava per un’operazione-nostalgia. Ma a chi gli chiedeva se sarebbe tornato sul set, Pablito rispondeva deciso: - No. Ricordo con piacere la mia esperienza d’attore, ma oggi m’interessano solo gli affari.
La morte se l’è portato via all’età di non ancora cinquantadue anni, il martedì 1° febbraio del 2000, alla clinica Villahermosa di Alicante, dov’era stato ricoverato per un aneurisma cerebrale.

Pablito CalvoPablito Calvo

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