#302 - 5 marzo 2022
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Cultura e Società

Passato il Carnevale, restano le Maschere

Maschere italiane

di Roberto Bonsi

Mentre stiamo dando alle stampe questo nostro scritto, è di fatto terminato il Carnevale, e secondo la religione cattolica si entra nell’austero periodo quaresimale, a preludio della Santa Pasqua. e vi si entra a capo chino (n.d.a.: tra l'altro, perché purtroppo non è tempo di allegra baldanza).
Sicuri di interpretare il pensiero di ognuno, auspichiamo davvero, imploriamo ed anche in ogni sua forma, preghiamo intensamente, affinché i “Venti di Guerra” (che dopo quasi ottanta anni di pace, salvo cruenti e sempre vergognosi episodi isolati, hanno visto un’Europa unita e solidale), non si addensino sugli attuali “offuscati” cieli del nostro “Vecchio Continente”. Gridiamo quindi in modo accorato: Pace.

Torniamo al Carnevale, introducendoci nel “magico” mondo delle maschere, che solitamente “adornano” i carri allegorici e le tante feste ad esse correlate.
In questo nostro “Belpaese” oggi così “maltrattato” da un lungo evento pandemico ancora non terminato, dalle nubi belliche, da una pressoché infinita cattiva gestione della politica, e da una burocrazia “strangolante” a dir poco, le maschere hanno sempre svolto ed ancor oggi svolgono, una funzione sociale di rilievo nell’ambito del folklore, del costume, degli usi e delle consuetudini.
Così è anche in tanti altri Paesi del mondo: non sono certamente quelle di “pirandelliana memoria”; mentre le nostre rappresentano tutti noi cittadini, sono nei nostri cuori, e qui, quelle più conosciute le elenchiamo in ordine alfabetico: Arlecchino, Balanzone, Bartoccio, Beppe Nappa, Brighella, Burlamacco, Capitan Spaventa, Colombina, Corallina, Fracanapa, Gianduja, Gioppino, Mamuthones, Meneghino, Meo Patacca, Pantalone, Pierrot, Pulcinella,. Rosaura, Rugantino, Sandrone., Scaramuccia, Stenterello, Tartaglia, e molti altri ancora.

Maschere italianeMaschere italiane

Scrivendo delle maschere italiane, occorrerebbe sviluppare il tutto su di una base enciclopedica, ma ciò per quel che ci riguarda non è possibile e neppure opportuno, e noi siamo invece lieti di presentarvi il nuovo saggio dell’amico e collega scrittore e giornalista Daniele Rubboli, che per i tipi della Casa Editrice ”Artestampa” di Modena, ha presentato in più occasioni il suo nuovo libro dal titolo: “L’Italia delle Maschere (Dal teatro di strada e dalle baracche dei burattini”.
Rubboli, autentico ed apprezzato “nomade” della cultura, è nato in quel di Modena, e per un certo periodo ha abitato anche nella città di Ferrara, quindi a Milano, a Villabassa, località della ridente Val Pusteria, a Roma ed a Treviso, poi dopo oltre mezzo secolo e ritornato nella sua amata Modena. Personaggio instancabile e poliedrico, egli per la sua lunga militanza nel mestiere, è stato insignito della “Medaglia d’Oro” dell’ “Ordine dei Giornalisti” della Lombardia, per i compiuti cinquanta e più anni di professione: prolifico autore di ben 61 libri perlopiù incentrati sui personaggi del “Melodramma”, la materia che principalmente ha sempre e con dovizia di particolari, trattato.
E’stato docente di Storia della Musica all’Università Statale di Milano ed a quelle della “Terza età” di Sestri Levante e di Chiavari nel genovese, nonché in quella di Milano. E’ socio dell’”Accademia Italiana della Cucina” di Milano, nonché della “Corale Gioacchinio Rossini” sempre a Modena.

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Per entrare nel contesto del Carnevale, collabora altresì con la “Società del Sandrone”, che non è altri che la maschera della città della “Secchia rapita”.
In passato ha lavorato anche per il settimanale: “TV, Sorrisi & Canzoni”, il noto settimanale della “Mondadori Editore” di Segrate (Milano). Attualmente è un autorevole ambasciatore della “Confraternita del Gnocco d’Oro”, sempre di Modena, e come si suol dire: -“chi più ne ha più ne metta”-. Insomma, Daniele Rubboli è un “Homo culturae” di spicco”.

Abbiamo citato il Sandrone, ma che dire su questa maschera tipicamente modenese?. Sandrone Sandro, o per intero Alessandro, insieme ad altre maschere in loco, ben rappresenta la Famiglia Pavironica, eletta al massimo culto “laico” dei burattinai modenesi, e qui tra gnocco fritto, un buon bicchiere di Lambrusco, zampone, cotechino, ed anche i tortellini, storicamente nati in quel della vicina Castelfranco Emilia, l’astuto Sandrone ha lasciato il suo segno carnascialesco.
Trasformato il tutto in Commedia dell’arte, Sandrone ed i suoi simili in loco, sono anche una sorta di beniamini dei cittadini Teatri Storchi e Comunale (Pavarotti-Freni).
Il libro in questione è così un doveroso omaggio all’autore, che davvero mancava, così con un maggior approfondimento, tra tutti gli altri che si trovano in bella mostra nelle librerie, oppure “online” perseguendo lo stesso tema. Osiamo, anzi, dire, che Rubboli ha inteso colmare un preesistente vuoto.

Maschere italianeMaschere italiane

In un battibaleno eccoci a Milano alla …”corte”, delle stanziali maschere di Meneghino e della Cecca. Il primo di professione faceva il servitore, ed è un personaggio del teatro e della Commedia dell’arte milanese, creato da Carlo Maria Maggi, scrittore e commediografo del seicento milanese. La Cecca è la moglie di Meneghino, e svolgendo lo stesso lavoro del marito, è un po’ la “capa” della casa, ed è solitamente così anche oltre la “società del Matriarcato”, al pari della vecchia citazione: “Il padrone di casa sono io, ma chi comanda è mia moglie”. Il nostro Nord ha una maschera su tutte che è quella di Arlecchino, vestito con un abbigliamento composto da losanghe multicolori. il quale è entrato di diritto nella sempiterna Commedia dell’arte, specie quella stabile dello storico e prestigioso “Piccolo Teatro” di Milano.
Le cosiddette “arlecchinate” sono state riprese dal noto attore Ferruccio Soleri, ed altri personaggi minori. Questa amatissima maschera è nata a Bergamo. Come per tutte le altre maschere, divertentissimi i suoi “lazzi”.

ABologna, città “Dotta” e “Grassa” per eccellenza, “Regna” il Dottor Balanzone, un personaggio oltremodo saccente e presuntuoso, una fattispecie di leguleio “ante-litteram”, il nomignolo Balanzone deriva per l’appunto da bilancia che è il simbolo significativo della Legge. Questa singolare maschera bolognese la si vede anche trasportata nell’ambito della locale celebratissima cucina con i balanzoni, che non sono altro che dei tortelloni di pasta sfoglia verde (agli spinaci) con un ripieno di ricotta di latte vaccino e con una “mousse” di mortadella, conditi con burro e salvia.

Maschere italianeMaschere italiane

Saltando come si dice, di “palo in frasca” arriviamo a Roma dove convivono le maschere di Meo Patacca e di Rugantino. Patacca apparve per la prima volta nel ‘600 e questo era il nome che si dava alla paga dei soldati di quell’epoca. Rugantino è invece la tipica maschera del teatro romano ed appartiene principalmente al Carnevale trasteverino. Fu fatta su di lui, una riduzione cinematografica per la regia di Pasquale Festa – Campanile, e fu molto seguito al Teatro Sistina di Roma, con le firme del noto e prolifico duo: Garinei & Giovannini.
Come al solito le donne in aurea di popolarità sono sempre poche, e qui ricordiamo le veneziane Colombina e Rosaura, che sono di fatto le principali maschere italiane che appartengono al sesso femminile. Queste due donne furono amiche, e la seconda è anche la moglie di Pantalone, anch’egli tipica maschera della bella Venezia. Da lui, ecco il dire: “Tanto paga Pantalone …!!!”.
Al Sud, ecco la “mitica” maschera di Pulcinella, a noi ancor oggi cosi tanto cara, e forse più di ogni altra. Personaggio che è ovunque raffigurato, come si suol dire: “ in Scaramuccia (Scaramouche), fu importata con successo anche nella vicina Francia. Ci sarebbe tanto da dire, ma è meglio finirla qui, in quanto come sempre succede, lo spazio è esiguo, poi volete davvero togliervi il piacere di leggere in modo più ampio, l’interessante libro di Daniele Rubboli. Quindi, saluti di cuore, e buona lettura a tutti!!.

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