Roma - Galleria Aleandri Arte Moderna - 13/11 - 10/12
Sexto Canegallo
Simbolista divisionista e futurista
di Luigi Capano
Chi sia interessato alle vicende artistiche dei primi decenni del ‘900 deve obbligatoriamente far tappa alla Galleria Aleandri di Roma, un riferimento imprescindibile per gli appassionati e per gli studiosi di quegli anni geniali e tumultuosi.
Ecco l’ultima chicca: il 13 novembre si è inaugurata la seconda mostra romana di Sexto Canegallo (Sestri Ponente, 1892 – Carezzano, 1966). La prima, nel foyer del Teatro Argentina, reca la data inaugurale del 22 marzo 1920. Leggiamo da un quotidiano dell’epoca: “Questo giovane pittore genovese espone una quarantina di quadri nel ridotto del Teatro Argentina e, a giudicare dalla copia dei visitatori e più dalle vendite, si direbbe che raccolga una discreta messe di consensi. Attenendosi alla tecnica divisionistica, egli colloca le sue figurazioni dietro fittissime e sottilissime e multicolori irradiazioni di linee, le quali, mentre determinano notevoli vibrazioni di colore, sospingono la figurazione in una zona tra il reale e l’irreale…”.
Ma chi era questo obliato pittore, dal nome che non si dimentica? Compulsiamo il dotto e corposo catalogo e apprendiamo che fu Genova la culla degli anni della sua formazione. Sembra anche che sia vissuto a lungo a Parigi… Le sue opere ci raccontano un intreccio di interessi eterocliti: la tecnica divisionista, la tentazione futurista, le suggestioni simboliste, l’interesse per la pittura di paesaggio, la fascinazione per la teosofia e per lo spiritismo, una sorta di moda, quest’ultima, che coinvolse molti tra intellettuali, artisti, scienziati dell’epoca.
Dopo la metà degli anni venti la sua attività va scemando fino a perdersi nell’oblio. Chiediamo lumi a Mario Finazzi, curatore della mostra, sugli interessi del pittore sestrino per il mondo dell’occulto: “A Genova in quegli anni c’era la sede della Società Teosofica” - spiega - “e c’erano personaggi importanti legati al mondo della medianità come il parapsicologo Ernesto Bozzano e lo psichiatra Enrico Morselli. Canegallo ha innestato nella sua pittura le suggestioni catturate da quel mondo variegato e attrattivo”.
Le figure radianti centrifughe modulate da fitte tessiture cromatiche rimandano alle forme-pensiero della Blavatsky ma anche palesano l’intento – in cui cogliamo una sfumatura positivistica – di dare forma sensibile agli stati d’animo ed alle emozioni intime.
Tra le opere in galleria, olii, pastelli, disegni, bozzetti di paesaggi-stati d’animo, e la misteriosa suite di sei incisioni dedicate alle fasi del giorno, e ai rispettivi stati psicologici, rapportate alla danza dei bambini, che Canegallo realizzò esattamente cento anni fa.