#296 - 22 novembre 2021
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letteratura

Un nuovo spazio in omaggio al Sommo Poeta

Dante ne la lingua de l’Urbe

La Commedia

Endecasillabi sciolti e ritmati

Inferno 1° Canto . parte prima

di Angelo Zito

La Commedia

M’ero già consumato sette lustri
che me trovo in un bosco fitto e scuro
senza poté trovà la via de casa.

Mejo si nun te dico la paura
de ‘st’arberi e ‘ste pietre inturcinate,
solo ar pensiero me ce sento male.

Così triste da fà a pari co’ la morte;
ma pe’ quanto de bono c’era dentro
mó te ricconto quello c’ho veduto.

Perché sò entrato nun me torna a mente,
ero tarmente fatto de stanchezza
che presi pe’ ‘na strada fori mano.

Appena giunto ai piedi de quer colle,
che svetta alla fine der vallone
che m’aveva riempito de paura,

guardai in sú e viddi le pendici
contornate de luce da quer sole
che mostra la strada ar pellegrino.

Cominciò così a sciojese quer nodo
che s’era attorcijato attorno ar core:
che pena c’ho passato quela notte!

Come chi scampa ar mare tempestoso
dopo tanta fatica guarda l’acqua
e da la riva ritrova la bardanza

così dentro de me, ancora scosso,
buttai lo sguardo addietro a quella selva
che de certo causò più d’una morte.

Appena er tempo de riprenne fiato
e m’avviai sur colle abbandonato,
cor piede fermo pe’ salí più in arto.

Nun avevo nemmeno fatto un passo,
che, veloce e mezzo rinsecchita,
una bestia dar pelo fatto a macchie

me se para de fronte minacciosa,
come a vietamme de passà più avanti,
sí che più vòrte vòrsi tornà addietro.

Proprio in quell’ora de primo matino
er sole compariva co’ le stelle
che jereno compagne fin dar tempo

che er Signore creò er bendiddio;
e quer momento der giorno e quela luce
me diedero conforto de resiste

a quell’animalaccio co’ le macchie;
ma un lione apparso tutt’a ‘n botto
me rinnova la paura appena spenta.

(continua)

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