#295 - 13 novembre 2021
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Antropocene

È la specie più nota del genere Digitalis.

Digitalis Purpurea

Digitalis purpurea L 1753

è una pianta erbacea della famiglia delle Scrophulariaceae.

di Guido Bissanti

Digitalis Purpurea

Sistematica
La Digitalis Purpurea appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Lamiales, Famiglia Scrophulariaceae, alla Tribù Digitaleae, al Genere Digitalis e quindi alla specie D. purpurea.

Etimologi
Il significato del genere è riferito alla sua forma a ditale mentre la specie allude ovviamente al colore del fiore.
Digitalis è termine di derivazione latina che fa riferimento alla forma del fiore: ricorda infatti quella di un ditale; sembra che tale nome si debba a Leonhart Fuchs (Wemding, 17 gennaio 1501 – Tubinga, 10 maggio 1566) che è stato un botanico e medico tedesco.

Distribuzione Geografica ed Habitat
Cresce nei luoghi selvatici in terreno siliceo soprattutto nelle schiarite nei boschi di latifoglie e prati su terreno siliceo ricco di humus da 200 a 1600 metri.
In Italia è presente con più frequenza in Sardegna. Più sporadica in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Alto Adige, Veneto e Calabria forse sfuggita da coltivazioni in giardino.

Digitalis Purpurea

Descrizione
È una pianta erbacea biennale. Le foglie sono arrangiate a spirale, semplici, lunghe 10–35 cm e larghe 5–12 cm, di colore grigio-verde, curve verso il basso, con un margine finemente dentellato; nel primo anno formano una rosetta serrata a livello del terreno.
Il fusto fiorito si sviluppa nel secondo anno, e raggiunge una altezza di 1–2 m.
I fiori sono disposti in grappoli terminali, e sono tubulari, pendenti, di color rosso porpora (ma esistono varietà in cui il fiore è rosa, giallo o bianco). Il frutto è una capsula che giunto a maturità si apre liberando numerosi semi molto piccoli (0.1-0.2 mm)

Usi e Tradizioni
L’uso di estratti della Digitalis purpurea per il trattamento dello scompenso cardiaco fu descritto per la prima volta da William Withering.
Le foglie di questa pianta contengono infatti alcuni glicosidi farmacologicamente attivi (digitossina e digossina) che hanno potenti effetti sul cuore: aumentano la forza di contrazione del muscolo cardiaco (effetto inotropo positivo) ed hanno proprietà antiaritmiche. Sono principalmente indicati nella terapia dell’insufficienza cardiaca; tuttavia le stesse sostanze, se assunte in dosi eccessive, possono causare seri problemi, quali aritmie e blocchi cardiaci, talora letali. È inserita nell’elenco delle piante officinali spontanee soggette alle disposizioni della legge 6 gennaio 1931 n. 99. La digitale è un classico esempio di farmaco derivato da una pianta usata un tempo come rimedio dalla medicina popolare: in erboristica si è ormai abbandonato il suo uso a causa del suo basso indice terapeutico e della difficoltà nel determinare la dose attiva. Inizialmente, una volta accertata l’utilità della digitale nel regolarizzare il polso, la pianta venne impiegata per curare un gran numero di patologie, compresa l’epilessia e altri disturbi convulsivi. Ora per queste indicazioni l’uso della digitale è considerato inadeguato.
Come altri glicosidi cardiaci, i principi attivi della Digitalis esercitano la loro azione inibendo la attività della ATPasi sodio-potassio. L’inibizione della Na+/K+-ATPasi a sua volta causa un aumento non solo del Na+ intracellulare, ma anche del calcio, che a sua volta produce un aumento della forza di contrazione del muscolo cardiaco. In altre parole, al giusto dosaggio, la tossina della Digitalis può far aumentare fortemente il battito cardiaco.

Digitalis Purpurea

Tuttavia, digitossina, digossina e molti altri glicosidi cardioattivi, come la ouabaina, sono conosciuti perché sono in grado di rendere ripide le curve di risposta al dosaggio, cioè un leggero aumento nel dosaggio di queste sostanze può fare la differenza tra una dose innocua e una fatale. Ha anche un effetto vagale sul sistema nervoso parasimpatico, e come tale è usata nell’aritmia cardiaca rientrante e per rallentare la velocità ventricolare durante la fibrillazione atriale.
L’intossicazione da digitale derivante da sovradosaggio può manifestarsi con una visione in itterico (giallo) e con la comparsa di contorni confusi (aloni), e bradicardia; i sintomi comprendono inoltre nausea e vomito. La possibile insorgenza di blocco atrio-ventricolare può condurre ad arresto cardiaco e morte.
I prodotti farmacologici costituiti da molecole digitaliche di derivazione naturale (Digitalis purpurea) o sintetica – presentano un indice terapeutico molto basso: in parole semplici, significa che il limite tra la dose terapeutica e quella tossica è molto sottile, di conseguenza i dosaggi devono essere scrupolosi ed attenti, ed il paziente che si sottopone a cure digitaliche deve essere costantemente monitorato. Ad ogni modo, i sintomi di tossicità indotti dalla somministrazione di estratti di Digitalis purpurea sono molto frequenti.
Si stima che soli 40 grammi di foglie fresche di Digitalis purpurea possano uccidere un uomo: la dose mortale scende a 10 grammi per la droga essiccata.
Una foglia fresca, contenente circa l’80% di acqua, può essere costituita da una quantità variabile di eterosidi, in genere compresa tra 1,6 e 4,8 mg, oltre a molecole saponosidiche (in grado di alterare l’assorbimento degli eterosidi a livello intestinale).
Le foglie delle piante selvatiche sono più ricche di principi attivi di quelle coltivate. Si raccolgono le foglie caulinari al momento della fioritura, possibilmente dopo mezzogiorno o con tempo secco.

Digitalis Purpurea

Le proprietà medicinali della Digitale non erano conosciute dagli antichi. Nonostante che in Italia, in Grecia ed in Asia Minore crescano diverse specie di Digitali contenenti glucosidi cardiotonici, queste non furono utilizzate dai medici greci e latini. Dato che per molti secoli le conoscenze mediche si basavano quasi esclusivamente sui testi di Dioscoride e Plinio anche per tutto il Medio Evo ed il Rinascimento le virtù medicinali della Digitale rimasero ignorate. Mattioli non la nomina nei suoi scritti, Fuchs la considerava un equivalente della Genziana. Nel 1785 W. Withering medico di Birmingham, avendo appreso da una vecchia guaritrice l’uso della Digitale e dopo averlo sperimentato per dieci anni, divulgò il suo impiego ed in particolare l’attività sul cuore. Impiegato con dosi eccessive e con indicazioni imprecise cadde di nuovo nell’oblio. Solo nel 1842 R. P. Debreyne lo indicò definitivamente come cardiotonico. Dopo di allora moltissimi ricercatori studiarono la droga. Nel 1845 Homolle e Quevenne prepararono la digitalina amorfa; Nel 1874 Schmiedeberg estrasse quattro prodotti, la digitalina, la digitossina, la digitaleina e la digitonina. Queste due ultime sostanze, risultarono in seguito una sostanza unica. Kraft ed Hartung nel 1912, Windaus e Schneckenburg nel 1913 ed altri autori isolarono altri prodotti. A. Stoll e W. Kreiss per ultimi nel 1934 dimostrarono che molte di queste sostanze non sono che prodotti di scissione dei glucosidi primitivi contenuti nelle foglie.

Giovanni Pascoli nella poesia dedicata a questa pianta scrive “una spiga di fiori, anzi di dita, spruzzolate di sangue, dita umane”.
Anche in un’opera pittorica di V. Van Gogh,”Ritratto del dottor Gachet” è presente una digitale.
Per la sua bellezza la D. purpurea viene coltivata come pianta da giardino per la formazione di grandi aiuole o per fiori recisi.

Digitalis Purpurea

Modalità di Preparazione
Prima di iniziare quest’ultima parte si sottolinea come la preparazione della Digitalis purpurea, per tutte le considerazioni fin qui fatte, è da evitare assolutamente.
La polvere di foglie si usa alla dose di 0,20-1 g nelle ventiquattro ore in cartine o in pillole od in infuso o macerato. L’infuso o il macerato non si possono conservare per più di una giornata perché tendono a decomporsi. L’estratto fluido si prende alla dose di 0,05-0,50 g nella giornata. La tintura alcoolica preparata con zoo g per litro di alcool si prende alla dose di 5-10 gocce fino a 5 g prò die (una goccia corrisponde a circa g 0,01 di foglie).
La preparazione omeopatica di Digitalis utilizza la tintura ottenuta con le foglie del secondo anno raccolte un po’ prima della fioritura.
Le dosi tossiche sono molto variabili anche perché è difficile da calcolare la quantità di “principio attivo” presente nelle foglie. In generale si ritiene che 10 g. di foglie secche o 40 g. di foglie fresche possono provocare la morte in un uomo.
Tutto questo ha, nel tempo, fatto cadere l’uso “fai da te” di questa pianta, che resta pericolosissima proprio perché, a priori, è impossibile conoscere l’entità dei principi attivi contenuti nelle foglie, quantità variabili in relazione all’esposizione solare, al terreno e ad altri fattori. Il consiglio migliore è quello di “evitare quindi nel modo più assoluto” di preparare tisane o infusi a base di digitale, o comunque di utilizzare parti della pianta, poiché quest’uso potrebbe rivelarsi non solo tossico ma addirittura mortale!

Anche in caso di acquisto del farmaco in farmacia (da farsi solo dopo aver consultato il medico specialista e sotto sua precisa prescrizione), è necessario leggere attentamente il foglio illustrativo per verificarne tutti gli effetti anche collaterali e le interazioni con altri farmaci. In caso di segni di nervosismo, nausea, aumento del battito cardiaco, sintomi cardiaci inusuali o qualsiasi altro effetto collaterale sospetto, contattate il vostro medico o farmacista poiché potrebbe trattarsi di sovradosaggio.

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