Dalla vecchia alla nuova Italia Le riforme in gestazione e i passatismi frenanti
Il bene comune
di Amanzio Possenti
Mentre l’attenzione dei politici - meno nell’opinione pubblica – è stata nei giorni scorsi rivolta ai
ballottaggi, l’Italia attende di confermare i buoni risultati economici e del Pil emersi negli ultimi due
trimestri, con il proposito di uscire non solo statisticamente da una condizione oscillante tra crisi e rilancio.
Con la prima tranche finanziaria di intervento europeo ai sensi del Pnrr(Piano nazionale di ripresa e
resilienza)e le connesse riforme in gestazione(se ne prevedono fino a 42!) entra in un territorio dove la
vecchia Italia è chiamata a dismettere i panni consunti per indossare quelli di un Paese europeo moderno e
allineato al progresso in alcune materie (fisco, giustizia, ambiente, digitalizzazione, concorrenza,
investimenti) e alla competitività.
Occorre lavorare con vista sul futuro e in armonia tra Stato, società, imprese, lavoro, crescita, poiché il
domani indicato è costruibile solo operando tutti insieme verso un traguardo di comune interesse.
E per le generazioni future, non solo la nostra.
Fermarci a osservare l’orticello, anche ben ordinato, e ignorare che
non basta ammirarne i fiori e gli ortaggi bensì occorrono infrastrutture idonee, mezzi di intervento
adeguati, progetti affini e riconosciuti, burocrazie remote, spazi legittimi di solidale coabitazione, significa
partire con piedi incerti; gli esiti potrebbero essere inferiori alle attese, poiché, se è vero che i programmi
sono chiari, importanti e decisivi, essi potrebbero non bastare nella ipotetica carenza di realtà idonee
fondate su criteri omogenei e competenti.
Dunque necessità di... piedi lesti e ben orientati: riforme
qualificanti e spirito di attenta azione positiva verso il bene comune. Tra l’altro il Paese deve all’Europa un
resoconto tecnico-politico dettagliato e conforme. Siamo destinatari e attori, in ambedue i casi e al tempo
stesso, di una grandissima disponibilità e parimenti di un’amplissima corresponsabilità.
Tutto questo induce ad elaborare il meglio e nel miglior modo tagliando fuori obsoleti criteri operativi e
valutativi, ovvero pensare ad un’Italia nuova, che possa camminare da coprotagonista, come merita, nella
storia europea e internazionale, abbandonando i passatismi che la frenano ed individuando un futuro che
non le tolga nulla dei valori alti via via fatti propri, bensì alimenti il suo meraviglioso e riconosciuto stile di
popolo coraggioso, determinato e pieno di nobili idealità e di responsabili comportamenti.