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Arbustive Specie Vegetali
Commiphora myrrha
La Mirra (Commiphora myrrha Nees, 1883) famiglia delle Burseraceae.
di Guido Bissanti
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Sapindales, Famiglia Burseraceae e quindi al Genere Commiphora ed alla Specie C. myrrha.
Sono sinonimi i termini:
– Balsamea myrrha (T.Nees) Oken;
– Balsamea myrrha Baill.;
– Balsamea playfairii Engl.;
– Balsamodendrum myrrha T.Nees;
– Commiphora coriacea Engl.;
– Commiphora cuspidata Chiov.;
– Commiphora molmol (Engl.) Engl. ex Tschirch;
– Commiphora rivae Engl..
Etimologia –
Il termine Commiphora proviene dal greco κόμμι cómmi gomma, resina e da φορέω phoréo portare: che produce resina.
L’epiteto specifico myrrha viene dal greco μύρον mýron unguento, profumo e da ῥέω rhéo scorrere: piante da cui scorre una resina profumata.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Mirra è un arbusto o piccolo albero nativo della penisola Arabica (Oman, Yemen) e dell’Africa (Gibuti, Etiopia, Somalia, Kenya nordorientale).
Il suo habitat è quello delle formazioni della boscaglia del deserto ad altitudine di 250-1300 m, con una piovosità di 230-300 mm, principalmente in aree con suolo calcareo.
Descrizione –
La Commiphora myrrha è una pianta che assume la conformazione arbustiva o di piccolo albero che cresce ad un’altezza di circa 4 – 5 m e per una larghezza di 1,5 m.
Le foglie sono da oblunghe a ovali e hanno 3 foglioline per foglia. Ogni foglietto è lungo circa 1 cm.
I fiori sono a quattro petali di colore giallo-rossi e tratti ovali.
La corteccia produce una resina profumata.
Coltivazione –
La Mirra è una pianta che cresce spontaneamente nei tropici più asciutti e subtropicali, dove può essere trovata ad altitudini comprese tra 250 e 1.300 metri.
Questa pianta è resistente alla siccità e al gelo. Si propaga per semi o talee. Le piante preferiscono una temperatura minima che non scenda al di sotto dei 10 °C circa. [238
Per la coltivazione richiede un terreno ben drenato e con posizione in pieno sole ed, inoltre, preferisce terreni poco profondi e si trova principalmente su calcare.
Usi e Tradizioni –
La Commiphora myrrha è una delle medicine più antiche registrate, essendo stata ampiamente utilizzata nell’antico Egitto. È famosa per essere stata uno dei doni che i tre Re Magi portarono a Gesù bambino; oggi è spesso utilizzata nell’erboristeria moderna. La mirra di solito non viene coltivata, la maggior parte viene raccolta allo stato selvatico.
Dalla corteccia di questa pianta, come di altri membri del genere Commiphora, trasuda una gomma oleoresina profumata, simile al balsamo, che viene impiegata per aromatizzare dolci di abete, prodotti da forno, bevande, chewing gum e dessert. Viene utilizzata anche in profumeria e come incenso. La resina favorisce la guarigione e allevia spasmi, infiammazioni e disturbi digestivi. Se assunta per via interna, tratta dispepsia, infezioni dell’orecchio, tonsillite, febbre, ecc. Dalla resina si produce un olio essenziale che viene utilizzato per il trattamento di problemi di pelle e bocca. La pianta viene utilizzata esternamente per ferite, foruncoli e ulcere alla bocca, e aggiunto alle preparazioni orali.
La resina ottenuta dalla corteccia della mirra è un’erba aromatica pungente, astringente, fortemente stimolante, antisettica ed espettorante.
È particolarmente associato ai rituali di salute e purificazione delle donne.
Inoltre la leggera astringenza la rende un trattamento utile per acne, foruncoli e lievi problemi infiammatori della pelle.
L’olio è di colore ambrato intenso con un aroma caldo, speziato, amaro e affumicato.
I costituenti presenti nella pianta sono: olio volatile (erabolene, cadinene, elemolo, eugenolo, cuminaldeide, numerosi furano sesquiterpeni), resine (acidi commiforici, acidi commiforinici, eraboresene, erabolmirroli, commiferina), gomme, steroli, tannini.
Per la presenza di queste sostanze le migliori applicazioni della mirra includono l’uso per gargarismi, inalazione di vapore e doccia.
Per quanto riguarda la tossicità, a dosi elevate, la mirra provoca aumento delle pulsazioni, aumento della temperatura, bruciore gastrico, diaforesi, vomito e purgazione.
Inoltre può interferire con l’assorbimento di molti farmaci lipofili.
Altri impieghi vedono questa pianta utilizzata in usi agroforestali, in quanto è una specie importante che protegge il suolo nelle aree soggette a erosione eolica.
Modalità di Preparazione –
La resina viene raccolta dai rami tagliati ed essiccata in un solido, che può essere distillato per ottenere olio, macinato in polvere per compresse o sciolto in tinture.
Ha un sapore e un odore aromatico, ma può essere acre e amaro. È infiammabile, ma brucia debolmente ed è usata per profumeria e come incenso durante le cerimonie religiose. Originariamente era anche usata nell’imbalsamazione.