Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Si ha come l’impressione che qualcosa si sia inceppato nell’usuale dibattito politico scodellato quotidie dai numerosi salotti mediatici: i duellanti di partito dopo qualche minuto di dialogo protocollare, immancabilmente, si avviano a perdere coscienza del proprio ruolo istituzionale e – cosa davvero buffa - durante la lunga sincope che ne consegue c’è chi immagina di essere un tenore, chi un pollo da cortile, chi un mercante di piazza, chi la sirena di un sistema d’allarme e via fantasticando.
L’ordalia dello schiamazzo fa piazza pulita di ogni forma di decoro e rivela il gracile nerbo dei nostri prolissi “onorevoli”.
Però Mario Draghi, l’illustre banchiere e attuale Presidente del Consiglio sembra fatto di tutt’altra pasta. Uomo riservato, dall’azione incisiva e di poche ma chiare parole. Senza mettere in moto la grancassa della propaganda, con ammirevole discrezione ha rinunciato al suo cospicuo stipendio di premier di circa 80.000 euro. Comunque lo si giudichi politicamente, è impossibile non accorgersi che per chiarezza di visione, intelligenza e stile è persona completamente diversa dalla solita “classe politica” a cui ci siamo democraticamente abituati.
Su Rai3 a “Carta Bianca” è tornato Mauro Corona a duettare con la Berlinguer (ricordiamo che il facondo montanaro era stato cacciato dal programma lo scorso anno dopo aver chiamato “gallina” la conduttrice).
“Questa volta dobbiamo percorrere la retta via perché altrimenti tutto sarebbe irrimediabile”, mette subito le cose in chiaro Bianca Berlinguer.
La risposta: “Sì ma non per un senso di paura, ma perché voglio fare l’educato, punto… Per un senso di educazione e civiltà…Poi vediamo…”.
E lei: “No, no: poi vediamo lasciamolo perdere”, e aggiunge: “C’è una notizia che riguarda il Monviso, la montagna più alta delle Alpi che quest’anno è rimasta senz’acqua. Lei c’è mai stato? L’ha scalata?” E Corona: “Sì, sì perché ormai sono più valido sul verticale che sull’orizzontale”. La conduttrice prudentemente glissa sul fescennino e il dialogo procede senza intoppi, almeno per questa volta.
Quando siamo troppo su di morale e vogliamo mitigare la nostra temporanea felicità per non perdere del tutto il contatto con il mondo reale, è giunto il momento di andare a curiosare nel programma pomeridiano di Rai1, “La vita in diretta”, condotto da Alberto Matano, il valente giornalista con la passione per le tragedie altrui. Morti ammazzati, persone misteriosamente scomparse, bambini rapiti, donne stuprate: il Grand Guignol di Matano è un genere televisivo che piace perché sa raggiungere quel lato oscuro e profondo dell’animo umano, ubicato al di là del bene e del male, dove è possibile attingere asetticamente qualunque depravazione, pur mantenendo intatta la credenza, socialmente vitale, di essere “persone perbene”.