#292 - 25 settembre 2021
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Cinema

Inizia qui una nuova serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

Una iniziativa dei "Diari di Cineclub"

I dimenticati - 1. Renato Cialente

Diari di Cineclub: n°20, IX 2014, pp. 11-12.

Di

Virgilio Zanolla

Nel 2013 è passato sotto silenzio il 70° anniversario della morte di uno dei più preparati, colti e sensibili attori italiani del teatro e del cinema della prima metà del Novecento: Renato Cialente.
Era nato a Treviglio, il 2 febbraio 1897; esordì in palcoscenico quindicenne, in Svizzera, e sottoposto al vaglio del grande Ermete Zacconi fu accolto nella sua compagnia: ma la prima guerra mondiale lo strappò al teatro per portarlo al fronte.
Tornò a recitare nel 1921, come primo attor giovane nella compagnia di Annibale Betrone, passando nel ’24 in quella di Tatiana Pavlova, dove apprese come una religione il metodo Stanislavskij e interpretò con successo personaggi di Molnár, Arcybašev, Dostoevskij, Gogol e Pirandello (che lo riteneva il miglior interprete maschile delle sue opere).

I dimenticati - 1. Renato CialenteI dimenticati - 1. Renato Cialente

Intanto, nel ’20 aveva esordito nel cinema, in Cenerentola di Ugo Falena e Giorgio Ricci; l’anno dopo fu protagonista in tre film: Come due navi che s’incontrano nella notte di regista non identificato, Piccola amica di Andrea Felice Oxilia, entrambi accanto a Maria Caserini, La lampada alla finestra di Oxilia con Ines Alvares, Luciana D’Oro e Amedeo Ciaffi; la sua carriera nel muto si concluse nel ’26, quando affiancò Italia Almirante Manzini nel ruolo del conte Reni ne La bellezza del mondo di Mario Almirante, film girato sul transatlantico “Principessa Mafalda” in navigazione (vi ebbe una parte anche il giovanissimo De Sica). Il suo primo film sonoro fu la versione italiana di Paprika di Carl Boese, nel ’32; sul set del quale conobbe l’attrice Elsa Merlini, che divenne la compagna della sua vita e con cui mise il nome in ditta, fondando nel ’34 una compagnia, dove per sfruttare il talento comico-brillante di lei fu costretto a ripetute concessioni al repertorio leggero, ma allestendo qualche spettacolo impegnativo come Il gabbiano di Čechov (’34), Marionette che passione di Rosso di San Secondo e La signora Morli uno e due di Pirandello (’38), nonché Piccola città di Thornton Wilder (’40), quest’ultimo accolto con enorme successo.

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La nuova guerra limitò fortemente l’attività delle compagnie teatrali, e nei primi anni Quaranta la coppia intensificò gli impegni cinematografici. Cialente, che aveva affiancato la Pagnani, la De Giorgi e la Merlini in commediole come La maestrina di Guido Brignone (’33), L’impiegata di papà di Blasetti (’34) e L’albero di Adamo di Mario Bonnard (’36), occupandosi anche di doppiaggio (fu il primo a prestare la voce ad Humphrey Bogart), ottenne ruoli di maggior spessore psicologico, ma in film di scarso peso, come quelli dell’ingegner Ravardo ne La fuggitiva di Piero Ballerini (‘41) e di Pietro Bontay in Gioco pericoloso di Giorgio Bianchi (‘42), mentre in classici del periodo come Piccolo mondo antico di Mario Soldati (‘41) e Un colpo di pistola di Renato Castellani (‘42) non spuntò che parti di fianco.

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L’ultimo ruolo cinematografico dei 39 da lui interpretati fu quello del diplomatico Costantino Nigra ne La contessa di Castiglione di Flavio Calzavara (’43), accanto a Doris Duranti e Andrea Checchi. Quell’anno, con l’impresario Remigio Paone egli formò una nuova compagnia, radunando ottimi attori come Betrone, Elena Zareschi, Tina Lattanzi, Sandro Ruffini, Mario Gallina e Aldo Silvani, coi quali intendeva proporre un repertorio di qualità: L’albergo dei poveri di Gorkij e l’Amleto di Shakespeare espressamente tradotto da Eugenio Montale; riuscì solo ad allestire il primo dei due: perché la sera della prima, il 25 novembre ’43, uscendo dal teatro Argentina di Roma, dove il dramma di Gorkij era stato accolto con grandissimo esito, investito dal carro di un’autocolonna tedesca perse la vita. Si trattò di un incidente o di un deliberato omicidio? Il caso è rimasto irrisolto. Ma si sa che Cialente non aveva mai nascosto i suoi sentimenti antinazisti, e che sua sorella Fausta, la nota scrittrice, che viveva in Egitto, in quel periodo conduceva da Radio Cairo un acceso programma di propaganda contro le forze dell’Asse.

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