#290 - 17 luglio 2021
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Costume e Società

Sul filo del sentimento

La felicita'...

...io so dove sta'

Parte prima

di Roberto Bonsi

L’orchestra c’è/maestro/vai!.Vai!./Felicità tà, tà/l’accento sulla A./ … . Questo è il gioioso“refrain” di un motivetto “easy-listening” di grande successo, che ha praticamente fatto come tanti altri suoi, il “giro del mondo”, e vi scriviamo per l’appunto di: “Felicità tà, tà” , cantato ed un tempo anche ballato, da Raffaella Carrà, la “Show-woman” romagnola appena scomparsa, la cui fama ha attraversato nazioni e continenti, quasi in un batter d’occhio, tutto questo in oltre mezzo secolo di sfavillante carriera artistica.

La felicità, ma a dir il vero noi sappiamo che cosa è?. La felicità è un concetto astratto ed in gran parte soggettivo, e sfogliando vocabolari e libri, possiamo arrivare a questo termine, a questo sentimento in tanti e tanti modi.
Noi italiani ad esempio siamo soliti dire: ”Sono felice come una Pasqua“. Tale espressione vuol significare che una persona è molto contenta, molto felice, e questo ormai da tempo radicato modo di dire, deriva appunto dalla Santa Pasqua cristiana, e questa parola nelle sue precise formulazioni ellenica ed ebraica pongono il significato di “passare”, e si identifica biblicamente parlando con il passaggio della Tribù di Mosè dall’Egitto alla “Terra Promessa" attraverso il Mar Rosso.

Si è felici quando si vedono pienamente realizzati i nostri sogni ed anche i nostri desideri più reconditi. Riguardo a questo termine ben diverso da un altro concetto basilare della nostra vita, che è la serenità, possiamo osservare che molti letterati del nostro fulgido passato, l’hanno definita una chimera, un’illusione, una sorta di inganno, uno stato emozionale. Per vivere in un tempo più lungo del previsto una propria felicità, bisognerebbe riuscire a costruirsi un ambito interiore di tranquillità e di calma. Ma non sempre è facile giungere a questo. La felicità può essere la nascita di un fratello, di una sorella, di un figlio oppure quella di un nipote, o qualcos’altro ancora … .

Secondo il filosofo greco Aristotele, la felicità consiste nel poter realizzare una propria natura, e per raggiungerla si deve essere necessariamente saggi mescolando a sé il senso della ragione e le tante virtù che di fatto in un qualche modo tendono ad appagare l’uomo. Riferendoci all’Ellade, alla Grecia antica, guardiamo ora all’etimologia del termine: “Eudemonismo”. Tale termine deriva per l’appunto dal greco: “eudaimonismòs”, quindi da: “eudaimonia” (n.d.a.: Felicità), composto da bene e da sorte, associato anche a spirito-guida, divinità e coscienza, genio, e così via.
Il corrispettivo di tale termine nella lingua latina è: “Beatitudo” cioè: “Beatitudine”, così tradotto nella nostra “dantesca” lingua di oggigiorno.

La felicità secondo Platone era la costante ricerca del bello e del bene, ma una volta raggiunto l’apice, il tutto svanisce e si va oltre, verso l’affannosa ricerca di altre sensazioni. Una forma di felicità è quella di ottenere il rispetto sincero delle persone in ambito sociale e non solo, ed anche in quello dell’ambiente familiare in cui si vive a stretto contatto. Come si suol dire, riuscire a raggiungere una qualsiasi forma di felicità, diventa spesso e volentieri un’impresa piuttosto ardua.

Tesi di laurea, trattati enciclopedici, saggi e libri di letteratura, articoli e quant’altro, tutto questo per tentar di dare dei precisi connotati a questa astrazione sublime del nostro vivere quotidiano. L’imperatore, scrittore e filosofo romano, Marco Aurelio ha sintetizzato tal termine in questo modo: -“Quando ti alzi al mattino, pensa quale prezioso privilegio è essere vivi: respirare, pensare, provare gioia e amare”-. Meglio di cosi …!!!. Il filosofo, medico e musicologo francese Albert Schweitzer ebbe a dire: -“La felicità non è altro che avere una salute di ferro e una memoria corta”-. Questa astrazione di vita è il risultato di una forza esterna che sempre e comunque determina una soddisfazione di fondo.

Taluni dicono anche che la vera felicità non appartiene a questo vil mondo terreno, ed a grandi linee si crede che né possiate percepire il motivo che è sostanzialmente di natura fideistica. –“Tutti sappiamo che la felicità di questo mondo è effimera e fugace, ma cerchiamo di goderla fino in fondo accettando il fatto che la vita non è solo bella, ma che i dolori di ogni giorno ci facciano vivere meglio e in pace , almeno con noi stessi”-. (Jean Paul Malfatti). La felicità, questa parola “magica” che inseguiamo nel corso di una vita intera, è lo stato d’animo di chi è sereno, uno od una persona, non turbati da preoccupazioni e dal dolore, e che gode di questo suo stato pur sempre provvisorio. La felicità che non ha una sua ben precisa definizione non è neppure così come abbiamo già riscontrato, neppure definitiva (n.d.a.: scusate il gioco di parole), in quanto alla stessa, subentra il fattore serenità ed altro ancora.

Una sostanziale differenziazione tra gioia e felicità?.. Certo che sì!. La gioia è la marcata risultanza della pace interiore e della personalissima soddisfazione di una persona, mentre della felicità ne abbiamo parlato sin qui essendo il tema proposto, e la stessa possiede una miriade di sue sfaccettature, tanto da scrivere per l’appunto, libri su libri, e qui accenniamo brevemente a quello redatto dal psichiatra, sociologo e scrittore torinese Paolo Crepet (www.paolocrepet.it). Per lui, –“La felicità è come un treno senza orario: ne passa uno ogni tanto. Non puoi prevederne l’arrivo, ne sapere quando ripartirà. Il tuo compito è andare in stazione … -“
Questo sentimento è posto persino tra i primi articoli della Costituzione americano-statunitense. Il filosofo e nobiluomo partenopeo Gaetano Filangieri grazie ai buoni uffici di Luigi Pio (n.d.a.: consigliere dell’ambasciata del Regno delle Due Sicilie in quel di Parigi), iniziò così un interessante “carteggio” con Beniamino Franklin (n.d.a.: Inventore del parafulmine e deputato per lo Stato della Pennsylvania alla Camera dei Rappresentanti degli U.S.A), al quale ben presto suggerì la tematica della felicità come elemento di ispirazione tra il popolo, tra le genti.(www.filangierimuseo.it). _”Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che tra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità “-. Anche questo scaturì nella fitta corrispondenza tra il Filangieri e Franklin,e quest’ultimo riuscì così poi a determinare il concetto di felicità presso i suoi connazionali.
La precisa volontà di Franklin venne fuori anche grazie alle considerazioni di stampo illuminista che in quel periodo si discutevano negli ambiti salotti parigini. Un altro scrittore e filosofo, anch’egli nato in terra di Francia, Marcel Proust, ebbe a dire a tal proposito: -“La mia idea di felicità consiste nel vivere accanto a tutti quelli che amo”-.
Però tutto ciò succede se si vive serenamente accanto a familiari, e di seguito a parenti, amici e conoscenti, con i quali si ha davvero una buona e solida armonia, ma purtroppo non sempre è così.
Ad onor di cronaca, il 20 marzo di ogni anno e quindi all’”albeggiare” della stagione primaverile, si celebra la “Giornata mondiale della felicità”. A Milano esiste anche una sorta di “Accademia della Felicità”. (Fine della prima parte).

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