Quanto siamo fratelli?
Poverta'
Povertà, buonismo e indifferenza
di Amanzio Possenti
Quando si parla di povertà c’è il rischio di essere scambiati per buonisti, che significa voler nascondere un problema di enorme dimensione.
Purtroppo fa comodo nascondere o ignorare la condizione sia per sfuggire alla drammatica realtà sia per rifugiarsi in un angolo pacioso rappresentato dagli stereotipi dell’indifferenza. Così si costruisce lo schema che più piace, quello del pensare che gli altri...soprattutto se poveri…non esistano, perpetuando una mentalità acristiana e acritica.
Eppure i dati statistici ai quali si fa riferimento per necessità informativa,neutrale,da discutere, riferiscono che,in Italia - assicura l’ Istat – la povertà assoluta è quanto mai impressionante e soprattutto in crescita rispetto al 2019,anno del tragico precovid 2020.Povertà assoluta, ovvero livelli al di sotto di ogni soglia umanamente ed economicamente accettabile in un Paese fra i sette più industrializzati.
Gli ultimi dati ufficiali, fondati non vaghi, riscontrano oltre 2 milioni di famiglie in quelle pietose condizioni, ovvero 5,6 milioni di persone, il 7,7% della popolazione italiana, con un incremento sensibile rispetto al 2019 quando la percentuale negativa si fermò a quota 6,12%. E’ singolare, quanto mai inatteso dalla maggioranza apprendere che la situazione peggiore è venuta consolidandosi principalmente nel Nord,l’area considerata la più immune alla povertà estrema.
La Caritas aggiunge sul piano informativo che gli aiuti vengono richiesti da un numero crescente di persone in grave difficoltà, come attestano le accresciute presenze alle mense e le domande in forte incremento di pacchi viveri:in definitiva problemi generalizzati e in aumento.
E’ un allarme che non può passare sotto silenzio o scaricando gli auspicati interventi – sufficienti o no - sulle istituzioni pubbliche o su enti volontaristici. Occorrono provvedimenti idonei,forti,decisivi,corali e soprattutto mirati anche alla povertà che non appare o non chiede.
Di certo un Paese cattolico come il nostro non può fingere indifferenza, il peggiore dei mali; deve affrontare nella efficacia della concretezza solidale, al di là delle belle parole, gli estremi di un discorso d’amore cristiano coinvolgente. Vedere tantissime famiglie – molta parte con figli minori - subire la quotidiana nequizia del disinteresse, è una spina nel fianco dei credenti.
Accettare passivamente che la poverà cresca e con essa si alimentino le disuguaglianze, che cosa racconta circa la capacità di vivere evangelicamente da fratelli?