La ricerca del posto di lavoro ha occupato da sempre il pensiero dei giovani
Difficoltà di vario genere si sono frapposte di epoca in epoca
e hanno prodotto amarezza, sfiducia ai più... espatrio per i più audaci.
Oggi attraversiamo una di quelle epoche più intrigate e più intriganti per il lavoro dei giovani
ecco perchè abbiamo ritenuto fare un riferimento - sessantanni dopo - al "Posto" di Olmi.
Il film di Olmi:
una trevigliesità emergente e curiosa
Il Posto
Memoria: Domenico Cantoni, giovane figlio di una famiglia operaia che abita nell'hinterland milanese, si reca nella sede di una grande azienda di Milano per sostenere il primo di una serie di esami e concorrere così all'assegnazione di un posto di lavoro. Conosce Antonietta, una ragazza graziosa che, come lui, si è presentata per l'assunzione. Con lei, nell'intervallo tra le prove subito dopo il pranzo, fa un giro perla città autunnale a guardare le vetrine dei negozi. Nel pomeriggio Domenico sostiene la visita medica e l'esame psicotecnico, poi la sera torna in treno a Meda, il suo paese.
Poco tempo dopo Domenico è convocato dalla società e lì incontra di nuovo Antonietta, ma deve subito separarsi da lei per sostenere l'ultimo colloquio con uno dei dirigenti. Gli viene offerto il posto di fattorino d'anticamera in attesa che si liberi un posto da impiegato e Domenico conosce i suoi futuri colleghi. All'uscita dal lavoro, in un giorno di pioggia, Domenico attende invano Antonietta che esce accompagnata da un altro collega. La sera di capodanno, il dopolavoro aziendale organizza una festa tra i dipendenti della società e Domenico si presenta nella speranza di rivedere Antonietta. Domenico sulle prime è intimidito poi, quando si rende conto che la ragazza non verrà più, finisce per socializzare e partecipa all'allegria generale. Quando uno degli impiegati muore, si libera un posto per Domenico; al ragazzo viene assegnato l'ultimo tavolo in fondo alla stanza, posto che occuperà per il resto della sua vita.
Intervista a Sandro Panseri che quindicenne fu interprete del Il Posto
di Amanzio Possenti
Sessant’anni fa veniva girato ed entrava nelle sale cinematografiche il primo film lungometraggio di Ermanno Olmi.
«Il posto», una storia semplicissima ma intensamente cinema puro, fondato sul valore primario delle immagini prima ancora dei contenuti: venuto tre anni dopo «Il tempo si è fermato», a mezza strada fra film e documentario – forse più primo che secondo, girato alla diga del Venerocolo, quando il regista bergamasco lavorava alla Edison di Milano – segna l’avvento di Olmi nei ranghi alti della cinematografia d’autore, inserito a pieno titolo fra i registi più originali e inventivi.
Da quel periodo lontano riemerge – avendo oggi 76 anni – l’allora quindicenne protagonista maschile, Sandro Panseri, nato e cresciuto a Bergamo ma per tre anni – dai dodici ai quindici – vissuto dalla nonna materna a Treviglio, tanto da farlo presentare allora come trevigliese: è una storia da ra- gazzo in parte simile a quella di Olmi, pure lui trasferitosi, nella medesima età, dalla nonna a Treviglio, in tempo di guerra, come sfollato.
Il ragazzo Panseri incontra e conosce Olmi che lo seleziona coprotagonista de «Il posto» nella primavera del 1961 mentre frequentava la terza Avviamento industriale alla «Tommaso Grossi» di Treviglio: il tutto avvenne grazie a fortuite circostanze, come egli stesso mi ha raccontato.
«La nonna aveva letto su un quotidiano del pomeriggio che a Milano Ermano Olmi cercava un ragazzo per il film in preparazione e mi aveva
stimolato a presentarmi alla selezione poiché, a suo avviso, avevo delle chances. Dissi di no, poi ci ripensai; uscito dalle lezioni alle 13 raggiunsi la stazione,
acquistai il biglietto e salii sul treno per Milano, presentandomi al Teatro Litta, dove c’erano molti ragazzi in attesa.
Olmi, dopo avermi chiesto da dove venissi e l’età, mi sottopose al provino: rammento una scenetta in aeroporto, luogo dove non ero mai stato, inventai lì
per lì qualcosa e quindi fui congedato».
Al quindicenne Sandro parve che la storia fosse conclusa, senonché tre giorni dopo mentre era in classe con il coetaneo Mario Ronchi fu avvicinato da quest’ultimo che gli chiese: «Ma tu sei stato a Milano per un provino?». Sandro, sorpreso rispose: «Come lo sai?». Ribatté l’amico: «Semplice, me l’ha detto mio cugino Olmi che mi ha telefonato per invitarci oggi pomeriggio a Milano. Bisogna che ci andiamo, ci aspetta».
Il gioco era fatto, ma incombeva il problema scuola, dovendo Sandro concludere il corso con l’esame di terza Avviamento (effettuato poi a settembre):
dovettero intervenire sia il papà sia Olmi e fu trovata la soluzione. Così il film cominciò le prime battute, tra Milano e Meda, mentre Sandro non rinunciava agli studi, dimostrando, sul set, di essere un valido interprete sotto la sapiente guida di Olmi.
Nel ruolo di protagonista femminile, agiva una ragazza milanese, Loredana Detto, che diverrà poi moglie di Olmi, sposandolo a Treviglio nella chiesetta del Roccolo il 28 febbraio 1963.
Il film ebbe successo (il premio della critica a Venezia), se ne lodò la delicatezza della trama e della qualità cinematografica e per Olmi si rivelò l’avvio in un mondo diverso da quello del documentario finallora praticato: fino al successo internazionale de «L’albero degli zoccoli», vincitore al Festival di Cannes e ai numerosi altri film ricchi di talento creativo.
Ricordi trevigliesi di Sandro Panseri, che abitava in piazza Vallicella? Uno è gustoso, rivissuto nel suo racconto.
Durante il ritorno a Treviglio di una gita scolastica dell’epoca, mentre era in terza Avviamento, salì, anziché su quello per i maschi,
sul pullman riservato alle alunne: a quei tempi, nel 1961, era rigorosa la divisione scolastica fra maschi e femmine. L’aver preso posto sul pullman...
sbagliato gli costò una severissima punizione: sei giorni di espulsione dalla scuola. Solo l’intervento del papà gli ottenne la riduzione a due giorni...
Dopo il successo nel film «Il Posto» e un breve periodo di lavoro alla Edison con Ermanno, ha interpretato «Dal sabato al lunedì», film del regista
Guido Guerrasio, nonché «Decibel», documentario di particolare pregio e un episodio in un film di Nanny Loy: quindi ha fatto teatro (anche con Laura Betti),poi ha scelto un’altra strada, quella – della sua vita – di direttore di grandi iper e supermercati, passando nell’intermezzo da accompagnatore
di pellegrinaggi a Lourdes organizzati a Milano, dove nel frattempo aveva scelto di abitare avendo lasciato Treviglio e Bergamo.
In uno di quei pellegrinaggi ha conosciuto una ragazza francese, Marie Claire Le Masson, divenuta sua moglie, che gli ha dato tre figli.
Oggi racconta quei giorni lontani come un’esperienza mai dimenticata, con grande e memore affetto ad Olmi: e saluta Treviglio – e gli amici che
ben ricorda, due fra tutti, Pietro Rottola e Roberto Fabbrucci, ex compagni di scuola, che si sono reincontrati con Sandro
dopo 60 anni – riproponendosi di farvi ritorno anche per constatare quanto la città dell’adolescenza sia cambiata e cresciuta, nella memoria di tanti
cari e sempre vivi episodi.