Preghiera e quotidianita'
una sorta di rigo musicale
di Amanzio Possenti
Molto spesso siamo talmente assorbiti dal lavoro da dimenticarci di Dio, di un momento di preghiera, non solo
per chiedere ed invocare, anche e soprattutto per comunicare, ringraziare e lodare.
Eppure tra lavoro e preghiera, ricorda Francesco, c’è complementarietà, dunque non può esserci il
primo senza la seconda.
E’ una osservazione che aggiunge qualità alla vita di un cristiano al quale si rammenta, con una poetica visione, che «la preghiera è una sorta di rigo musicale», dove bellezza e amore donano armonia facendone stile di quotidianità.
Siccome Francesco si propone di entusiasmarci nella fede e di non lasciarci errabondi nel possibile smarrimento, altre precisazioni accompagnano il suo invito (prezioso) a riflessioni più ardite: «Non è sana una preghiera che si aliena dalla vita’, a sottolineare che se essa si distacca dalla concretezza, può diventare ‘spiritualismo o ritualismo’. Non vero atto di ricerca e di accoglienza d’Amore».
Si tratta in definitiva di agire con l’ardore tipico del ’fuoco sacro’ usato nei templi antichi, ardore di convinta partecipazione non di distratta adesione,
ardore che sollecita e interroga, inebria e coinvolge sicché la preghiera si fa risposta e proposta, di cuore che si affida.
In breve, se pregare è fonte di amore e la lode è segno di comunione, l’uomo contemporaneo, schiacciato dal peso (necessario ed essenziale) del lavoro,
finisce tuttavia per sottrarsi, orgogliosamente, dalla preghiera considerandola estranea alle esigenze quotidiane.
Se cristiano, rischia di smarrire il percorso di speranza nella Storia.