Televisore gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Non di rado accadeva di incontrare, fino a qualche anno fa, nei paraggi di Campo de’ Fiori o di Via Nazionale, un’immagine angelicata, minuta, biancovestita; due occhi d’ebano confitti nel volto latteo, forse biaccato, donavano una parvenza lunare all’intera figura che si vedeva procedere sicura come animata da un moto astrale. Era Carla Fracci, stella di prima grandezza nel firmamento della danza del XX secolo. E’ vissuta a lungo a Roma dove ha diretto il corpo di ballo del Teatro dell’Opera. Qualche giorno fa un cancro l’ha uccisa consegnandola definitivamente alla memoria del pubblico che l’ha ammirata e applaudita.
Ha destato un diffuso sconcerto e un rumoroso clamore mediatico la scarcerazione - per buona condotta e per meriti collaborativi- di un criminale efferato, autore conclamato di un centinaio di omicidi,tra i quali l’assassinio del giudice Falcone e lo scioglimento nell’acido di un bambino, figlio di un mafioso pentito. Si dibatte sull’accadimento, nei soliti videosalotti, opponendo la necessaria, fredda razionalità della legge alle umanissime emozioni di rabbia e di indignazione - molto contenute in verità- suscitate dal diffondersi della notizia. Appena una settimana fa si commemorava la strage di Capaci con le parole apodittiche del Presidente Mattarella: “Nessuna zona grigia, nessuna omertà né tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Non vi sono alternative”. Si direbbe, dai toni, una dichiarazione di guerra. Spesso, sempre più spesso, si ha come l’impressione che i gangli nevralgici dello Stato, siano sfiorati da un disturbo cronico, assai affine alla schizofrenia. Quando anche una guerra sembra assumere la parvenza formale di un gioco di ruolo. Certo, si è detto, il soggetto in questione si è pentito e, in uno stato liberale (oggi si fa a gara a dichiararsi liberali) che si rispetti, anche il pentimento, un tempo quintessenza di drammatiche revulsioni interiori, è “promosso” a comoda merce di scambio. Senza meraviglia notiamo, però, dai toni e da modi, che, al netto delle esternazioni di qualche parente delle numerose vittime, si tratta, nel complesso, di una indignazione sostenibile.
Abbiamo assistito di sfuggita alla cerimonia del 2 giugno, al Quirinale, condotta da un emozionatissimo Cesare Bocci che, nel corso della serata, ha letto uno stralcio di un articolo del Corriere della Sera a firma del direttore Mario Borsa, pubblicato nel 1946 a commento dell’esito del referendum Monarchia-Repubblica. Una scelta, questa, che ci è parsa poco felice: l’articolo era piuttosto livoroso, tendeva a denigrare gli avversari accusandoli di scorrettezze di intrallazzi. E’ passato tanto tempo e questa caduta di stile il Quirinale se la poteva risparmiare. E’ segno che non ce la stiamo passando bene. Va ricordato per correttezza che, anche dall’altra parte furono mosse accuse pesanti: con insistenza Il Ministro della Real Casa Falcone Lucifero accusò i repubblicani di brogli elettorali e scrisse, in merito, delle memorie piuttosto circostanziate.
Insomma, questa repubblica sembra proprio essere nata sotto buoni auspici…A proposito del crollo della cabina della funivia, nei pressi del Lago Maggiore, costata la vita a quattordici turisti, Vittorio Sgarbi, ospite di Luca Barbareschi nel nuovo programma di Rai3 “In barba a tutto”, commenta la tragedia alla sua maniera: “E’ molto probabile che Dio non esista; ma se esiste, si fa i cazzi suoi”.