Tra i Borghi Autentici d'Italia - Città del vino e del castagno - Patrimonio Unesco
Costa Salernitana - Campania
Tramonti
Il piccolo borgo che ha fatto scoprire la pizza al Nord
di Giuseppe Cocco
13 Borghi con altrettante Parrocchie, sparsi sopra ineguali piani, costituiscono il territorio di Tramonti.
Considerato il "polmone verde" della Costiera Amalfitana, è il Comune maggiormente esteso di quest'ultima.
Dal 1997, assieme agli altri paesi della Costa d'Amalfi, il territorio comunale è iscritto nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.
Il piccolo Borgo che ha fatto scoprire al Nord il piacere della pizza; dagli anni 1950 ad oggi circa 2000 pizzaioli sono emigrati dal paese affacciato sulla Costiera Amalfitana; la loro storia, a partire da una prima pizzeria aperta a Novara.
13 frazioni - Pucara - Novella - Paterno Sant’Elia - Paterno Sant’Arcangelo - Figlino - Pietre - Capitignano - Corsano - Campinola - Polvica - centro amministrativo del territorio; Gete; Ponte Cesarano - situate in una vallata dei Monti Lattari.
Una delle perle della Costiera Amalfitana, offre, accanto al fascino del mare, la quiete e la serenità del proprio territorio.
I beni architettonici presenti nel Borgo di Tramonti raccontano un passato di incontri tra popoli diversi, ma anche di estrema ricchezza.
Il nome di Tramonti deriva dalla sua posizione geografica “terra tra i monti” da cui “Intra Montes Ubertas”, sorgendo infatti sui monti Lattari.
Secondo un'antica tradizione il nome della Tramontana deriverebbe proprio da Tramonti per via della sua posizione a nord di Maiori: il nome si sarebbe diffuso con le bussole che gli Amalfitani usarono per primi in Occidente.
Una visita a Tramonti offe itinerari e luoghi Culturali, Artistici, Turistici e Storici.
Il Castello di Santa Maria la Nova venne fondato nel 1457 da Raimondo Orsini allora Principe di Salerno.
Si trattava di una struttura fortificata, con 10 torri e 7 bastioni, che comprendeva numerosi appartamenti, scuderie, la Chiesa di Santa Maria la Nova.
Attualmente ne rimangono solo i resti, in particolare della Cinta Muraria.
Tra le Chiese degne di nota troviamo quella di San Pietro Apostolo, nella frazione di Figline; la Chiesa di Sant’Elia, sita nell’omonima frazione, dove possiamo ammirare il portale scolpito in pietra lavica e un’antica fonte battesimale risalente al 1458 recante lo stemma di Tramonti.
Nella frazione di Gete è possibile visitare una Cappella Rupestre inserita in una cavità rocciosa. La chiesetta risale al XIII secolo (1200) e nella cavità rocciosa si possono ammirare le numerose tombe ricavate nella roccia.
Da visitare il Conservatorio dei Santi Giuseppe e Teresa in Pucara, costruito nel 1700 come luogo di formazione per le figlie dei nobili partenopei.
In seguito divenne Convento delle Suore di San Giuseppe e Santa Teresa.
La costruzione dell'antico conservatorio, ubicato nella borgata Pucara, risale al 1662.
Esso nacque grazie al testamento di Francesco Antonio Ricca che chiese di fondare un "conservatorio di donne vergini in Tramonti".
Nel 1676 ricevette la protezione regia da parte del Viceré di Napoli.
La struttura con l'annessa Chiesa venne benedetta nel 1723 e ha quindi preso il nome di San Giuseppe e Teresa.
Tra le presenze illustri è necessario ricordare quella di Sant’Alfonso Maria de' Liguori.
Una prima visita al Monastero fu fatta nel 1731, quando il Santo passò per il Conservatorio Regio di Santa Teresa e San Giuseppe per confermare le Monache nello Spirito Evangelico.
Alle Suore di Pucara mandò una raccolta di 25 volumi, scelti per la meditazione e per la lettura alla mensa: «Vi mando una buona provvista di libri, che meglio delle catenelle possono aiutarvi a farvi sante».
Nel marzo del 1733, dopo le Missioni di Tramonti, Sant’Alfonso si recò al Monastero di Pucara per gli esercizi alle Monache e per infondere lo spirito della stretta osservanza.
Anche da lontano, da Napoli (Villa degli Schiavi) e da Ciorani, Sant’Alfonso non cessò con le lettere di mantenere contatto con le Suore per infervorarle nello spirito.
Itinerari del gusto - prodotti del borgo.
Nell'antico Conservatorio Regio dei Santi Giuseppe e Teresa, sito nella frazione Pucara, vide la luce il liquore denominato "Concerto" per l'armonia di erbe che lo compone.
Le Religiose, avendo a disposizione molte varietà di erbe e spezie come liquirizia, finocchietto, chiodi di garofano, noce moscata, stella alpina e mentuccia, idearono questo infuso di erbe con l’aggiunta di orzo e caffè, che risulta essere il più antico rosolio della Costiera Amalfitana.
La tradizione di Tramonti vuole che questo liquore venga offerto dalle famiglie agli ospiti in segno di ospitalità e di continuità con il passato.
Uno dei fiori all’occhiello dei prodotti tradizionali di Tramonti è il Limoncello, liquore dalle origini antiche e dalla preparazione casalinga dai semplici ingredienti: acqua, alcool, zucchero e scorze di limone.
Borgo ricco di vigneti, attualmente Tramonti ha ottenuto la certificazione D.O.C. per il vino prodotto dagli uvaggi locali.
Prodotti tipici utilizzati nelle ricette tradizionali sono il Farro e l’Olio Extravergine DOP “Colline Salernitane”.
Tra i Formaggi ricopre un ruolo di prestigio il “Fior di Latte”: Tramonti è infatti considerata come la patria del Fior di Latte.
Tra le eccellenze culinarie troviamo la pizza, prodotta a Tramonti fin dal medioevo, che nel 2010 ha ottenuto la De. Co. (Denominazione Comunale): attualmente unico caso a livello nazionale.
Tramonti negli anni 1950 contava circa 6000 abitanti, e in poco più di un decennio scese a quota 4000.
Dove finirono i 2000 “scomparsi” da questo pittoresco Borgo.?
La risposta la dà Giovanni Mandara, pizzaiolo titolare della pluripremiata “Piccola Piedigrotta” di Reggio Emilia e Vice Presidente dell’”Associazione Pizza Tramonti nel mondo”: Tutti emigrati al Nord, con in tasca poco più di un disco di pasta, quello per fare la pizza integrale tipica del paese d’origine.
Nasce così la storia poetica dei Pizzaioli di Tramonti, la scuola che non è mai stata davvero tale, nata per caso e per necessità e che dall’allora sconosciuta provincia di Salerno ha portato involontariamente la pizza oltre la linea della Capitale ben prima che ci arrivassero i pizzaioli-star degli ultimi 15 anni.
«Prima eravamo quasi tutti tramontani o salernitani. Siamo stati noi ad aver portato e insegnato la pizza al Nord. Ma non abbiamo saputo raccontare la nostra storia».
Una storia che come tutte le avventure nasce per caso, poco dopo la 2a Guerra Mondiale, mentre l'Italia cercava di capire da dove potesse ripartire e si ponevano le basi per il boom economico.
Pioniere, nel 1947, fu Luigi Giordano, giovane di Tramonti in servizio di leva che arrivò a Loreto di Novara per assolvere ai suoi doveri di cittadino.
Fu il primo di tanti a trovarsi in terre che avevano in comune la produzione casearia - Tramonti è storicamente una delle contendenti ad Agerola del monopolio del fiordilatte -, elemento fondamentale per la pizza ma soprattutto per la cultura locale.
Lui iniziò con il fratello Amedeo a produrre mozzarella, e solo dopo un po’ di tempo aprì la pizzeria vera e propria.
E così seguendo Giordano sono partiti molti altri ragazzi appoggiandosi spesso a parenti o amici che erano già in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto.
Il tutto funzionò a ondate, la seconda dagli anni 1960 in poi.
«Io sono emigrato due volte, una da bambino e una seconda a 15 anni. Lo sviluppo - racconta Luciano Pignataro nel capitolo dedicato a Tramonti del suo “La pizza, una storia contemporanea”.
La vera anima della pizza di Tramonti, il suo genoma distintivo, è la cottura: a differenza della napoletana tradizionale, viene cotta più lentamente e a temperature più basse che si attestano a circa 300-350 gradi, realizzando non una pizza umida, ma più croccante fuori e morbida dentro.