Un filosofo scritto, autore di memorabili aforismi
"Otium" di Montaigne
...ed altri assaggi
di Roberto Bonsi
Michel Eniquem, Signore di Montaigne, nacque nei dintorni di Bordeaux il 28 febbraio 1533 e lì morì il 13 settembre 1592 nel castello avito della sua famiglia. Figlio terzogenito del nobile Pierre Eniquem e dell’ebrea Sefardita Antoinette de Louppes; il padre fu Sindaco della città sopra citata.
Messo a balia, all’età di tre anni lo riportarono al castello, dove qualche anno più avanti gli fu dato come precettore il medico tedesco Hortanus, il quale non conosceva il francese ed insegnò così la lingua latina al giovane Michel che ne fece poi di fatto la sua lingua madre. Molti anni dopo frequentò le Università di Bordeaux e di Tolouse, ed in quest’ultima si laureò in Legge. Fu eletto poi al Parlamento di Bordeaux, dove conobbe e divenne amico fraterno del filosofo Etienne de la Boétie.
Nel 1569 convolò a nozze con Francoise de La Chassaigne, figlia del Presidente di quel Parlamento. Dall’unione nacquero sei figli, ma sopravisse solo una di loro che si chiamava Leonor. Ben presto morì de La Boétie, e dieci anni più tardi il suo amato padre.
A questo punto Michel, erede del nobile Casato, divenne così il Signore di Montaigne. Da quel momento egli si ritirò nel suo maniero, dedicandosi agli studi, alla scrittura, alla meditazione ed anche all’ … OZIO. A partire dal 1571 inizia a lavorare al primo dei due volumi intitolati: gli “Essais” cioè i “Saggi”. Questa sua opera “omnia” è una sorta di “Brouillards” (dal francese: Nebbia), cioè un insieme non ordinato di pensieri informi. Secondo le sue precise intenzioni non erano due volumi per farsi ricordare dai posteri, bensì è stata una fatica letteraria per far meglio conoscere di sé, ai familiari, agli amici ed ai conoscenti. I “Saggi” furono duramente condannati dai calvinisti svizzeri, perché secondo loro erano passibili di un marcato ateismo. Gli stessi ebbero anche una versione in lingua italiana, questo nel corso dell’anno 1633.
Nel 1580 Montaigne intraprese un viaggio in Italia, passando dapprima per la Germania e per la Confederazione Elvetica.
Qui nel nostro Paese, dopo brevi soste a Verona e a Venezia, raggiunse la città di Ferrara, “genius-loci” come le prime due menzionate, che già viveva il suo Rinascimento. Passò poi in Toscana e nelle Marche, fino a raggiungere Roma. A Ferrara andò ad incontrare Torquato Tasso lì rinchiuso nell’Arcispedale Sant’Anna. Tale viaggio si interruppe in quanto Montaigne dovette rientrare in Patria, perché fu chiamato a reggere le sorti della città di Bordeaux, accettando come il padre, la carica di Sindaco. Alla scadenza del suo mandato, la regione di Bordeaux fu colpita dalla peste, e Montaigne dovette così precipitosamente allontanarsi. Alla fine di questa, ritornò nella sua terra natia, per poi ritirarsi nel suo castello. La morte lo sorprese mentre stava ancora redigendo i suoi “Saggi” che furono poi terminati dall’amica Marie de Gournay, sua fedele estimatrice. Come sempre, si suggerisce di andare sui vari portali per avere notizie più dettagliate, e nel nostro caso, di questo importante filosofo e scrittore - saggista “grande onore” della terra di Francia.
Ecco qui di seguito alcuni brevi resoconti estratti dal suo ponderoso e storico trattato: SOLITUDINE= La vera solitudine si può godere anche in mezzo alle città e alle corti dei re: ma la si gode più confortevolmente in disparte. Io faccio di tutto per non aver bisogno assoluto di nessuno. BONTA’= la bontà rallegra sempre un’anima ben nata. Vi è una sorta di compiacimento nel far bene che ci allieta dentro, e una sorta di generoso orgoglio che accompagna una buona coscienza. Un’anima coraggiosamente viziosa potrà a volte darsi un’apparenza di sicurezza ma di questo compiacimento e di questa soddisfazione non potrà mai godere. Non è un piacere da poco sentirsi salvaguardato dal contagio di un secolo così corrotto. CORNUTI= non avremmo meno corna se avessimo meno paura di averle, indulgendo verso la natura delle nostre donne, visto che il divieto le eccita e le invita a mettercele?. … . La traccia che lasciano le corna è indelebile … . bisogna essere abili per evitare questa fastidiosa e dolorosa esperienza. I romani avevano la buona abitudine, ritornando da un viaggio, di inviare prima qualcuno a casa per informare le loro donne dell’arrivo. Volevano così mettersi al riparo da brutte sorprese. CULO= Seppure sul più prestigioso trono del mondo siamo comunque sempre seduti sul nostro culo. FRANCESI= … i Francesi assomigliano a delle scimmie che si arrampicano su un albero, di ramo in ramo, e continuano a salire fino ad arrivare al punto più alto, e quando lo hanno raggiunto mostrano il culo. MANIPOLAZIONE DELLE COSCIENZE= mi è occorso di osservare cose straordinarie a proposito della stupefacente ed eccessiva facilità dei popoli , ai giorni nostri, a farsi ingannare e a lasciar manipolare la propria fede e le proprie speranze nel senso che piaceva ed era utile ai loro capi , nonostante avessero commesso un’incommensurabile quantità di errori. OZIO= ultimamente mi sono ritirato nella mia casa, deciso per quanto potevo a non occuparmi d’altro se non di trascorrere il tempo in tutta tranquillità e, appartato vivere così gli anni che mi restano. Credevo di non poter fare al mio spirito un favore più grande che lasciarlo nell’ozio più assoluto, intrattenermi con me stesso, fermarmi e ritrovare la calma in me medesimo: cosa che speravo potesse avvenire tanto più facilmente, essendo io divenuto col tempo più posato e maturo. In effetti “l’ozio fa sempre vagare la mente” e io, muovendomi come un cavallo fuggito dal recinto, ho avuto cento volte più preoccupazione da solo di quante ne avessi prima per gli altri. L’ozio mi ha generato tante chimere e mostri fantastici, gli uni sugli altri, senza ordine e scopo, che per completarne a mio agio l’insulsaggine e la stravaganza ho cominciato a registrarli, sperando col tempo di far vergognare la mia mente di se stessa. ITALIANI= coloro che conoscono l’Italia non troveranno certo strano se, su questo tema (l’amore), non cerco esempi in altri Paesi: infatti questo popolo può dirsi sovrano in materia, rispetto al resto del mondo.
Gli italiani hanno sicuramente più donne belle e meno donne brutte che noi in Francia: ma quanto a rare e grandi beltà credo che siamo pari. La stessa cosa vale per gli ingegni: di quelli medi gli italiani ne hanno molti di più, e mi sembra del tutto evidente che la bestialità vi è, senza confronto, più rara. In quanto animi eccezionali e di superiore levatura non siamo però da meno di loro. Come abbiamo avuto modo di scrivere qualche riga più su, Montaigne mori nel suo castello-dimora nel Périgord, minato dalla gotta e dalla litiasi, tuttavia Montaigne va incontro alla morte con serenità, di fatto dimostrando quanto scrisse nei suoi “Saggi”: …-“ tra le preoccupazioni della mia vita vi è quella che la mia morte avvenga bene, tranquillamente e senza troppi strepiti “-, e così fu!. ... Una sua massima di vita divenne: -“La più grande cosa del mondo è saper appartenere a se stessi”-. Una grande verità stilata nei suoi “Saggi”, un capolavoro che oggi appartiene all’umanità intera e che giunto ai giorni nostri fa vedere intatta la sua modernità con le tematiche di quel tempo che oggigiorno sono più che mai attuali.