Tamara
Parte seconda
di Ruggero Scarponi
L’Amministratore propose di esaminare i curricula di nuovi candidati alla portineria dello stabile.
Ma dopo che ebbe finito di parlare si percepì nella sala utilizzata per le riunioni condominiali, che
sorgeva nel piano interrato a fianco all’abitazione del portiere, un imbarazzato silenzio, tanto che lo
stesso Amministratore si sentì in obbligo di aggiungere qualche frase di circostanza, per
ammorbidire, rendere meno dura una decisione che, aveva fiutato nell’aria, gli anziani inquilini non
avrebbero preso volentieri. Pertanto aggiunse con cautela, cercando di risultare convincente, che era
necessario agire con fermezza, nell’interesse generale, al fine di tutelare la sicurezza della piccola
comunità pregiudicata dalle inadempienze di Giuseppe e Assuntina.
Messa ai voti la proposta fu respinta all’unanimità.
L’Amministratore ne restò contrariato e senza più dire nulla, nel disinteresse generale, si apprestò a
registrare diligentemente la volontà sancita dall’assemblea, per poi prendere congedo con il volto
segnato da una profonda irritazione.
Mettere per strada la famigliola era parsa cosa indecorosa agli anziani proprietari ma su questo
giudizio, abbiamo ragione di credere, dovette pesare non poco il timore di allontanare per sempre
anche Tamara, la graziosa e giudiziosa figliola, benvoluta da tutti, e che i condòmini si erano vista
crescere praticamente in casa.
Sta di fatto che si preferì sfiduciare l’Amministratore, colpevole di una simile proposta.
Nei commenti degli inquilini, infatti, si sottolineava sempre di più l’affettuosa dedizione di Tamara,
in confronto al disinteresse dei propri figli, che appena giunti alla maggiore età erano scappati di
casa, per tornarvi di rado e solo per motivi di convenienza. Al contrario, Tamara, era sempre al suo
posto, o meglio a quello che avrebbero dovuto occupare i suoi genitori, dolce e sorridente come un
salutare raggio di sole, nella palazzina abitata, oramai, soltanto da vecchi.
Un giorno, dopo un altro feroce litigio, Giuseppe fu colto da un improvviso malore. Prima il
trasporto urgente al pronto soccorso e poi il ricovero nel reparto di rianimazione, evidenziarono una
grave patologia cardiaca.
Fu come un miracolo. Al cospetto della malattia Assuntina si sentì completamente svuotata di tutto
l’odio a lungo covato. E fu travolta da un amore improvviso, tanto da voler restare accanto al
marito, per tutto il tempo della degenza ospedaliera.
Durante quel periodo Tamara resse la portineria con piena soddisfazione di tutti i condòmini.
Il ritorno a casa di Giuseppe fu una vera festa. La famiglia si ritrovò, per la prima volta dopo tanto
tempo, felice e piena di nuova energia.
Appena possibile e dopo un’adeguata convalescenza, aiutato da Assuntina, Giuseppe riprese la
normale attività lavorativa. I condòmini ne furono contenti, convinti di aver fatto bene a respingere
la mozione di licenziamento avanzata a suo tempo dall’Amministratore.
Tamara, libera dagli impegni della portineria, riprese gli studi, conseguendo il diploma che utilizzò
per iscriversi all’università, l’anno seguente.
Tutto sembrò incanalarsi sui binari di un sereno e ordinato progetto di vita e la palazzina circondata
dal bel giardino con la vasca per i pesci rossi sembrò rinascere come ai tempi della fondazione
quando era stata abitata dalle operose famiglie dei primi proprietari.
Di lì a qualche tempo avvenne che persino qualcuno degli irrequieti figli dei condòmini, facesse
ritorno a casa per far conoscere ai genitori i figli nati da matrimoni spesso contratti senza la loro
approvazione. Era l’ora della riconciliazione dopo un dialogo interrotto troppo frettolosamente.
Tamara, intanto, si era fidanzata con un collega di università. E senza lasciare passare troppo tempo,
risolte alcune questioni materiali, acconsentì finalmente a sposarsi. I proprietari della palazzina,
rinunciando alla sala per le assemblee condominiali furono felici di far ristrutturare l’appartamento
adiacente a quello del portiere per affittarlo agli sposi novelli.
Tutto, dunque, volgeva al meglio.
Ma per completezza d’informazione dobbiamo aggiungere un particolare, forse insignificante ma
che vale la pena di riportare, lasciando al lettore di interpretarne il significato. Una mattina, infatti,
la signora Rosa, un’anziana inquilina, uscendo di casa e sollevando gli occhi al cielo, scorse, come
un vessillo nel vento, un bellissimo fiocco rosa. L’anziana signora, a quella vista, sentì il cuore
sobbalzare e inumidirsi gli occhi di pianto. Era una sentimentale ma era pur vero che quel fiocco
rosa sembrava proprio che dicesse che quello, sarebbe stato il primo fiocco di una nuova
generazione, forse più modesta ma certamente più promettente, di quelle che l’avevano preceduta.