#280 - 20 febbraio 2021
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di mercoledi 30 aprile quando lascerà il posto al n° 363 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA - Nasciamo nudi, umidicci ed affamati. Poi le cose peggiorano - Chi non s ridere non è una persona seria (P. Caruso) - l'amore è la risposta ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande (W. Allen) - Ci sono persone che si sposano per un colpo di fulmine ed altre che rimangono single per un colpo di genio - Un giorno senza una risata è un giorno sprecato C. Chaplin) - "Il tempo aggiusta ogni cosa" Si sbrigasse non sono mica immortale! (F. Collettini) - Non muoverti, voglio dimenticarti proprio come sei (H. Youngman) - La differenza tra genialità  e stupidità è che la genialità  ha i suoi limiti (A. Einstein). -
Televisione

Televisore gioia e dolore

Zapping

Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

Ieri sarà quel che domani è stato. Per dare l’abbrivio a questo Zapping, abbiamo preso in prestito il celebre incipit di un romanzo dimenticato di Günter Grass che, con un geniale capogiro verbale, regala vividamente al lettore il senso dello spaesamento di fronte al flusso precipitoso del tempo e lo stupore di uno sguardo drammaticamente attonito all’incalzare irrefrenabile degli accadimenti.
Ho il punto di vista di un uomo che cade dalla finestra: adesso è il sommo Ernst Jünger a venir scomodato dal nostro menmonico andirivieni. Diciamo pure che un Premio Nobel ed un gigante della letteratura sono un buon viatico per il nostro modestissimo articolo.

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Tutto questo preambolo per esprimere il nostro incerto stato d’animo di fronte all’accelerazione degli eventi che ci stanno incalzando con un ritmo serratissimo. Abitiamo un mondo pieno zeppo di notizie e notiziole, che rigurgita continuamente informazioni, amplificate oltremisura dalla grancassa multimediale. Pensiamo, per esempio, a quanto sta accadendo proprio in questi giorni nella nostra italica patria. Suona strana, o meglio, straniante, oggi questa parola: “patria”; ha un suono antico, quasi alito di ghironda o nenia di zampogna.

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Letteralmente questo latinismo - lo sappiamo - rimanda alla terra dei padri, il fondamento fisico delle nostre origini, scalzato molti anni fa, per obblighi politici, dal vocabolario corrivo a beneficio del meno impegnativo “paese”. Ma da qualche tempo qualcuno, nelle alte sfere della politica, torna a pronunciarlo senza complessi. Richiesto a gran voce dalla gran parte del Parlamento è arrivato finalmente alla Presidenza del Consiglio il prestigioso banchiere Mario Draghi, uno degli italiani più stimati nel mondo; e tutti i partiti ora sono corsi a partecipare al neonato governo, tranne la tetragona Giorgia Meloni rimasta sola, al momento (in attesa di qualche transfuga dai cinque stelle), a difendere il terreno dell’opposizione, con il suo partito “Fratelli d’Italia”, dal nome involontariamente massonico: all’indomani dell’unità d’Italia, infatti, Il Gran Maestro si rivolgeva al proprio uditorio con un consueto “Fratelli d’Italia!”. I testi delle allocuzioni dell’epoca sono facilmente reperibili.

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Questo minestrone di partiti è piuttosto curioso, ricorda certe legislature della prima repubblica. Attendiamo con pazienza il corso degli eventi. Qualche salotto televisivo ospita la presentazione del libro-intervista di Alessandro Sallusti all’ex magistrato ed ex membro del CSM Luca Palamara, “Il Sistema”. Se quanto emerge dal dialogo tra i due corrisponde a verità, c’è di che preoccuparsi per lo stato di salute di questa democrazia tenuta in ostaggio da una magistratura poco istituzionale che ha spesso sconfinato nella vita politica condizionandola drasticamente.

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