"L’Amazzonia non è un mondo altro, lontano ed esotico. È lo specchio del nostro.
Ed è una questione di vita o di morte. Nostra, loro, di tutti"
Frontiera Amazzonia
di Lucia Capuzzi e Stefania Falasca
"L’ultima volta ci hanno offerto un’auto e una moto. Non li avevo mai visti prima, spesso i grandi proprietari utilizzano dei prestanome per non esporsi.
Come al solito abbiamo detto no, ma sta diventando sempre più difficile.
I più giovani si fanno allettare dalle promesse… La scorsa riunione è stata tesa: alcuni volevano accettare e un gruppo ci ha accusato di essere di ostacolo al 'progresso'. Stanno riuscendo a spaccare la comunità".
Adison, il nome è di fantasia per questioni di sicurezza, è uno degli anziani del villaggio di Jabutí: 106 famiglie, poco più di 500 persone, distribuite su un territorio di 14.000 ettari, legalmente restituiti ai popoli Wapichana e Macuxi. Questi ultimi, dunque, ne sono collettivamente gli usufruttuari.
L’affitto dei singoli appezzamenti o di una loro parte è proibito. Il divieto, però, non impedisce ai latifondisti di cercare un accordo "informale", come nel caso di Jabutí: noleggio a tempo indeterminato dei campi in cambio di qualche oggetto vistoso o un po’ di denaro. Poca roba per chi offre. Tanto per chi deve fare i conti ogni giorno con la penuria cronica di beni e servizi.
"Capisco che molti ragazzi vogliano cedere", riconosce Adison. "Qualche soldo in più farebbe comodo a tutti. Ma se perdiamo la nostra terra smettiamo di esistere. Moriremo come comunità e come popolo. Per questo dobbiamo continuare a dire no. Fino a quando noi anziani avremo voce, i latifondisti non soffocheranno i nostri campi con la soia".
Lucia Capuzzi e Stefania Falasca hanno scritto Frontiera Amazzonia, edito da Emi - Editrice Missionaria Bologna, un viaggio nel cuore della terra ferita da cui è tratto il brano riportato qui sopra.
Lucia Capuzzi ha scritto inoltre I narcos mi vogliono morto, storia di padre Alejandro Solalinde, sacerdote messicano contro i trafficanti di uomini.