Il mio incontro con il Papa
Il Diario di Santi Visalli
Ricordo molto bene quel giorno, era il 5 ottobre 1995, ed avevo l’incarico da parte di una rivista di fotografare la visita di Sua Santità Giovanni Paolo II al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite di New York.
Facevo parte dei pochi eletti che avevano ottenuto il press pass tra le 4.500 richieste di accredito fatte da vari membri della stampa mondiale per seguire la visita del pontefice. Ero riuscito a trovare un angolino decente nell’ atrio della assemblea generale, dove potevo fotografare la stretta di mano tra il segretario generale del ONU Boutros Ghali e il Papa, attorniati da un gruppo di bambini del UNICEF. Ero un po’ scocciato ma allo stesso tempo grato alle restrizioni imposte dalla sicurezza e dal ufficio stampa delle Nazioni Unite, perché fuori pioveva a dirotto.
Alle 10.30, appena finita la cerimonia, il Papa è sceso dalla pedana al centro dell’atrio e si è diretto prima verso un gruppo di 30 bambini, poi a stringere le mani di vari funzionari del ONU che per essere in quella posizione di privilegio avevano vinto una specie di lotteria interna.
Era una vera bolgia controllata dove tutti gridavano e applaudivano.
Mi trovavo nella prima fila dietro le barriere del settore stampa ( ero lì dalle 7 del mattino) e cercavo di fare delle foto decenti in mezzo a quella situazione caotica, quando nel mirino della macchina fotografica ho visto due mani protese verso di me, lui, il Papa era talmente vicino che non potevo neanche metterlo a fuoco, ho mollato la macchina al collo e mi sono trovato con le mani del Papa che stringevano le mie mani con un calore e fermezza che trasmettevano una energia impressionante.
E’ stato un brevissimo momento ma mi è sembrato un’eternità. Per la prima volta in quarant’anni di carriera ero stato preso alla sprovvista, mi sono allenato tutta la vita ad anticipare le mosse dei soggetti che fotografo ( l’unico vero modo per ottenere delle belle foto) e adesso avevo le mani bloccate in quelle del Papa, il mio istinto è stato quello di liberarmi e fotografarlo, ma è stato solo il mini impulso di un istante, tutto quello in quel momento volevo e facevo era guardare il Pontefice negli occhi, stringere le sue mani e mormorare “grazie, grazie”.