Monte Sant'Angelo - (Foggia - Puglia)
Santuario di San Michele
“Casa di Dio e porta del cielo”
di Dante Fasciolo
Era l’anno 492 dell’era cristiana quando sul Gargano, rude ed imponente massiccio che si eleva come all’improvviso sul tavoliere pugliese, a quel tempo praticamente inaccessibile per i suoi dirupi scoscesi ed i boschi intricati, eventi miracolosi ed inspiegabili segnarono l’inizio di una vicenda di fede e di storia la cui fama ed i cui portenti ben presto si irradiarono dappertutto e ancora oggi, al di là dei fatti storici importanti accaduti e delle imponenti bellezze artistiche, continuano specialmente a narrare al mondo intero, attraverso incessanti e commosse testimonianze, le meraviglie compiute dal Signore.
Michele, l’Arcangelo vincitore del demonio, colui che aveva riempito della sua presenza rassicurante e protettiva le più importanti vicende del popolo ebraico e dei primordi della Chiesa orientale, culla del Cristianesimo, apparve al Vescovo dell’antica diocesi di Siponto, fondata dall’apostolo Pietro, rivelandogli l’arcano di un luogo inaccessibile e misterioso che, per volontà di Dio, era stato designato a sua privilegiata dimora terrena: “Io sono l’Arcangelo Michele ….. Questa è una dimora molto particolare poiché, dove si apre la caverna in tutta la sua ampiezza, proprio lì verranno sciolti i vincoli conseguenti ad ogni genere di peccato commesso.”
Parole inequivocabili e rassicuranti che fanno di uno spoglio ed irregolare anfratto naturale, ricavato nel cuore della roccia garganica, un sacrario incomparabile ed inimitabile per la grande spiritualità che da esso promana. Dio ha misericordia dei peccatori e fiducioso li aspetta lì, come su un biblico Monte, in una nuda caverna spoglia di orpelli ed opere d’arte dove è più facile e spontaneo che si realizzi il ritorno dell’uomo allo stato di purezza della creazione e diviene naturale ed inevitabile raccogliersi in preghiera e meditazione, scrollarsi di dosso la nostra pesante umanità per ritrovare l’intima unione spirituale con Lui. Una casa particolare, dunque, dove l’Onnipotente ha posto come padrone e custode l’Arcangelo vincitore del male e della superbia ribelle, esemplare nella sua dedizione a Dio, Signore di tutto il creato, ed alla sua legge.
Da questa singolare dimora brilla da secoli, combattendo e diradando, ieri come oggi, le tenebre inquietanti che avvolgono l’umanità, Michele il quale proclama con il suo stesso nome che Dio è al di sopra di ogni autorità, desiderio o vicenda in tutto il creato. L’Arcangelo si erge a faro rassicurante in un mare perennemente in tempesta, guida in salvo e riporta all’abbraccio del Padre Celeste tutti i peccatori e i sofferenti che, fiduciosi, gli chiedono aiuto e protezione”.
Nato essenzialmente su questi presupposti, il Santuario del Gargano si pone, di conseguenza, come uno dei luoghi più adatti ad elargire concretamente i doni ed i benefici inestimabili della Divina Misericordia.
Nel corso dei secoli la benevolenza di vari Sommi Pontefici, mossi dalla tradizionale e fervente devozione della Chiesa verso il Celeste Ministro divino, lo hanno arricchito di privilegi ed indulgenze proprio in ordine alla sua particolare prerogativa del perdono delle colpe e della riconciliazione con Dio.
E così pellegrini di ogni epoca sono saliti al Gargano con questo obbiettivo calcando simbolicamente le orme dei vescovi pugliesi che due anni dopo l’apparizione procedettero al suo riconoscimento ufficiale come luogo di culto e di preghiera, già consacrato dagli angeli.
Il primo fra i potenti della terra fu il giovane imperatore Ottone III che andò ad implorare proprio lì il perdono ai suoi misfatti in abiti di umile penitente. Dietro di lui salirono al Gargano innumerevoli figure di santi, imperatori, condottieri, uomini illustri di spada e di intelletto ed umili e sconosciuti pellegrini accomunati da un unico desiderio: ricevere il perdono e la pace.
Anche per questo i papi Giulio III, Gregorio XII e Pio XII in epoche diverse lo elessero a luogo giubilare con identica dignità delle Basiliche romane e Giovanni Paolo II, in occasione delle celebrazioni per i 1500 anni dalle apparizioni (1990 – 1993), ha concesso, con bolla della Penitenzieria Apostolica del 5 marzo 1997, l’indulgenza plenaria “in perpetuo” ai fedeli che avranno visitato il Santuario di Monte Sant’Angelo nelle sue feste più importanti, tutte le volte che vi si saranno recati in pellegrinaggio, una volta all’anno da ciascuno scelta liberamente.
Lo stesso santo pontefice il 24 maggio 1987, nella sua ormai celebre visita a Monte Sant’Angelo, dopo aver sottolineato di essere venuto ad implorare dall’Arcangelo Michele nella sua speciale dimora terrena una particolare e trepida protezione per la Chiesa contro le minacce infernali, ha avuto commosse parole di riconoscimento per il fascino incomparabile che promana da un luogo sacro così particolare.
L’antico anonimo cronista che annotò probabilmente come testimone oculare la nascita del culto micaelico sul Gargano apre la sua devota e commossa narrazione, con queste espressioni chiare ed eloquenti. “Questa chiesa non si distingue per il luccichio dei metalli, ma per il privilegio dei miracoli; è costruita in una forma insignificante, ma fornita di poteri celesti in quanto l’Arcangelo, memore dell’umana fragilità, scendendo dal cielo, si è degnato di fondarla di propria mano per procurare in questo luogo agli uomini il modo di mettersi in contatto con gli spiriti celesti." (traduz. dal Liber de Apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano, testo anonimo dell’VIII sec.).