Veroli (Frosinone)
Museo delle erbe
di Alessandro Gentili
In Italia tutti i musei, anche quelli piccoli e di recente istituzione, hanno avuto una lunga storia alle spalle e per quelli naturalistici il più delle volte è stata travagliata con tante piccole battaglie e con pochi ma significativi successi. Insomma è proprio il caso di dire “un mattone alla volta” che nella realtà locale, sono stati messi insieme da poche e motivate persone che noncuranti delle numerose tempeste hanno saputo dar vita a una istituzione tipica; una carta che nel corso del tempo si è poi rivelata vincente. Il Museo delle Erbe di Veroli non ha fatto eccezione e per certi versi è da considerarsi unico in Italia. Qui varrebbe il detto: “un’erba alla volta”. Ma proseguiamo.
Molte sono le caratteristiche che distinguono questo prezioso museo da altre simili istituzioni. Innanzi tutto nei grandi musei di storia naturale ampi spazi sono dedicati alla zoologia, alla paleontologia – oggi vanno molto di moda i dinosauri grazie ai divertentissimi Jurassik Park – all’evoluzione (per carità, niente da dire o criticare). La botanica è quasi sempre la Cenerentola della famiglia mentre il settore delle erbe officinali è pressoché inesistente. Grazie alle donazioni e acquisizioni di collezioni è stato realizzato un percorso che parte dalla vecchia professione del farmacologo-erborista, oggi ormai abbandonata, al moderno uso delle piante.
Nelle teche sono state collocate circa 200 piante e solo una minima parte delle raccolte si trova negli erbari non visibili al pubblico. Ma c’è una terza e più originale caratteristica: la sistemazione delle piante per ambienti. In seguito sarà realizzato un percorso didattico, concepito soprattutto per le scuole. I ragazzi e le insegnanti ma anche un vasto pubblico potrà leggere non solo le caratteristiche delle piante officinali ma anche dove e come vivono nei vari ambienti: zone umide, macchia mediterranea, querceti, ecc. Oppure per habitat particolari. Le teche o altre strutture si prestano molto bene per dare alle erbe collocazioni diverse in modo da offrire al visitatore percorsi didattici sempre nuovi. In un prossimo futuro, ci è stato anticipato, una possibile sistemazione sarà basata sulle caratteristiche terapeutiche delle piante.
Lo spazio non è molto ma è stato ottimizzato al massimo. Le sei sale, di diverse dimensioni, sono state utilizzate al meglio collocando gli oggetti in modo omogeneo. Piccoli oggetti sono stati collocati in vetrine illuminate. In una di esse vi è l’importante collezione Della Beffa costituita soprattutto da estratti per tinture e sciroppi risalenti al 1950-1960. Oggi dopo circa 40 anni sono tornati alla ribalta. Un’altra interessante collezione è quella delle scatolette originali – in metallo –, risalenti al 1850-1860, contenenti cartine di aspirina, liquirizia, ecc.. In un’altra troviamo i prodotti galenici, brillantine (anche se hanno una componente chimica) di cui alcune con vaporizzatore, prodotti negli anni 1965-1975.
Le pareti di un corridoio ospitano una piccola e simpatica collezione di volantini degli anni 50. In programma, ci è stato riferito, c’è la fondazione di una Associazione che si occuperà del Museo delle Erbe e del ricco patrimonio scientifico in esso contenuto per essere gestito in modo organico.
Chi, oggi, non ha mai parlato di …erbe? All’inizio, era solo per pochi iniziati, oggi è diventata, per fortuna e per moda, un argomento da salotto e casalingo. Ci si cura con le erbe, si mangiano erbe, si coltivano erbe. E’ tutto un fiorire di terrazza, campi e campetti casalinghi dove padroneggiano erbe a tutto spiano. Omeopatia, si potrebbe anche chiamarla? Cosa si fa oggi senza erbe? Non vorrà il lettore prendere per una critica queste povere parole. Chi scrive ha, la sera, davanti al piatto gustoso, una pasticca di erbe. Onestamente non ho neppure chiesto a cosa serva. Che importa? Per il benessere… familiare, una pasticca di salutari erbe fa meglio della pasticca stessa.
Basta. Siamo assolutamente favorevoli a questo tipo di accorgimenti terapeutici. L’impatto anche fosse solo psicologico di una piccola coltivazione casalinga o una frequentazione del mondo delle erbe medicinali, è pur sempre una conquista. Dunque una scampagnata a Veroli non può che impreziosire questo variegato mondo sempre più richiesto da un mondo ormai strapieno di medicine e ritrovati chimici.
In un trekking nei castelli romani, un giorno un mio amico raccolse dell’agliaria il cui profumo era ben ….sentibile. Non vi dico il successo di questo modesto contributo. Qualcuno dei trekkisti, ne volle sapere di più e vi assicuro che, da quel giorno, un paio di persone che assistettero alla scoperta, sono diventate oggi esperte di erbe alimentari. Provare per credere!