#275 - 28 novembre 2020
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 1° dicembre quando lascerà  il posto al n. 341. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora per voi : AMICI DEGLI ANIMALI - Vivisezione: Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni (A. Einstein) - Grandezza morale e progresso di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali (Gandhi) - La compassione e l'empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa avere (C. Darwin) - Fintanto che l'uomo continuerà a massacrare gli animali non conoscerà  ne salute, ne pace (Pitagora) - Tra tutti gli animali l'uomo è il più crudele. E' l'unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo (M Twain) - A forza di sterminare animali si è capito che anche sopprimere uomini non richiedeva grande sforzo ( E.da Rotterdam) . -
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Inverno nelle vene

Di Claudio Bacilieri - Direttore di Borghi

La montagna è un’attrazione fatale. L’inverno è la sua stagione, dura e fredda come le rocce. E il Natale è il posto più bello dove adagiare l’inverno, nei labirinti dell’immaginazione. Se si è fortunati, si ritrova la strada che porta all’infanzia. E il Natale è lì ad aspettare, carico di doni, luci e affetti.

Inverno nelle veneInverno nelle vene

Natale significa venire al mondo, è il mistero della generazione. E se la nascita del Cristo è l’evento che lo determina, ricordiamo che per molto tempo i processi misteriosi della nascita e della fecondità hanno alimentato la venerazione per la maternità. Nelle società antiche questa venerazione si è trasformata nel culto della Dea Madre, origine del mondo e del suo rinnovamento.

Inverno nelle vene

All’alba delle religioni, la Terra Madre era la divinità suprema, adorata quasi ovunque.
La montagna richiama queste forze telluriche, soprattutto la montagna a dicembre, nelle notti in cui si sente l’inverno nelle vene.
Ignazio Silone ricorda la leggenda della Sacra Famiglia in fuga negli Appennini, inseguita dai carabinieri, la notte di Natale. Dopo la messa di mezzanotte, le famiglie in Abruzzo accendono il fuoco nel camino e lasciano nelle loro case la porta aperta e qualcosa da mangiare sul tavolo, affinché passando di lì la Sacra Famiglia possa rifocillarsi prima di riprendere la strada. La Sacra Famiglia è sempre in fuga, così come i pellegrini sempre camminano, valicano i monti, sentono fischiare il vento in inverno.

Inverno nelle vene

È con queste idee in testa che lasciamo le città invivibili, inquinate, desolate nella chiusura imposta dal virus, e inseguiamo, come scrive Michel Maffesoli (Del nomadismo, 2003), “la dimensione vagabonda di una vita che è allo stesso tempo fecondante, potente, brulicante”.
Per ritrovare il “sapore” delle cose vere non resta che la via di fuga. Un’arte della deriva, ovvero: “svincolarsi per meglio godere della prossimità delle cose”. Lo spazio diventa fluttuante, il tempo si riempie di intervalli, di pause, di soste dove prenderci di cura di noi stessi. Così, senza fretta, senza guardare i post-it con gli impegni appesi in cucina, senza compulsare ogni trenta secondi lo smartphone, entriamo dentro la montagna, l’inverno, il Natale.

Inverno nelle veneInverno nelle vene

Entriamo dentro i paesaggi che ci emozionano, dentro i paesi perduti, i borghi accovacciati dentro una conca, nella valle, o quasi sul punto di scivolare giù, se a sorreggerli è un ripido pendio. Scostando le tende della notte, apriamo la finestra: ci sorprende l’incanto di una nevicata.

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