Speranza per l’alba di una nuova umanità
Esempio Riace
Associazione Città Futura (Riace)
Perché un centinaio di rifugiati vivono ancora Riace?
Perché non hanno un altro posto dove andare e perché in quel villaggio globale sono stati accolti senza che si sentissero stranieri.
(foto di Antonio Nicolò)
L’asilo, il doposcuola, l’ambulatorio medico, il forno sociale, la bottega dei nuovi fabbri, la biblioteca per bambini e ragazzi…
Ci sono molti modi - scrive Mimmo Lucano - per fare in modo che la fragile e imprevista storia di una piccola comunità multietnica della Calabria jonica non vada perduta, ma continui a vivere, a trasmettere messaggi di solidarietà, di speranza per l’alba di una nuova umanità
Nel villaggio globale, a Riace, luogo simbolo dell’accoglienza nel mondo, tra vicoli e stradine del vecchio centro storico, sopravvive la mission dell’accoglienza ai rifugiati politici, esseri umani in fuga dalle guerre, dalla miseria e dalle persecuzioni.
Ancora oggi nonostante le controversie affrontate e subite, vivono circa cento rifugiati in case recuperate dall’abbandono lasciate vuote e mai più abitate dagli emigranti del luogo. Famiglie con bambini a volte nuclei monoparentali, donne con minori a seguito, rimaste a Riace perché non hanno un altro posto dove andare, perché a Riace sono state accolte “senza che si sentissero stranieri” per crescere i propri figli, per costruire insieme agli abitanti del luogo la “poleis” dell’accoglienza globale.
Sono rimaste nonostante le difficoltà economiche specie negli ultimi anni nei quali sono stati azzerati i fondi per via di vicende inverosimili con la sola finalità di contrastare il messaggio politico e di umanità che Riace ha rappresentato. I cittadini immigrati che sono rimasti fanno parte di una piccola comunità invisibile che stiamo cercando con ogni mezzo di portare avanti attraverso il sostegno spontaneo di una solidarietà diffusa.
Uno strano destino ha interessato questa terra: da luogo delle partenze a luogo di arrivi di una moltitudine di persone provenienti da ogni dove, che hanno dissolto i confini di un mondo che spesso ha alzato barriere, chiuso i porti, costruito lager in cui rinchiudere le speranze di una umanità in cammino verso un sogno di liberazione e di una vita degna di questo nome.
In questi giorni è stato riaperto l’asilo per i bambini e le bambine dai due ai cinque anni, che ancora non frequentano la scuola dell’obbligo, a cui si garantisce anche il servizio mensa con i prodotti del banco alimentare. E' stato riattivato il dopo-scuola per i ragazzi della scuola elementare e media. Nei mesi scorsi è stato riattivato l’ambulatorio medico Jimuel grazie al contributo volontario e solidale di alcuni medici. Le motivazioni che spingono ad andare avanti sono perché non si vuole che il sogno di un’altra umanità possibile diventi un sogno infranto, non rimanga un’opera incompiuta e il contributo per la causa degli ultimi, di tutte le persone che hanno subito torture, decisioni di guerre, povertà, gravi ingiustizie e discriminazioni non venga mai meno, che continui anche solo nell’illusione dell’utopia di una nuova umanità.
Nelle prossime settimane saranno impegnate in alcune iniziative di cooperazione sociale e solidale per realizzare all’interno del villaggio globale un forno sociale in collaborazione con il Comune di Nichelino (Torino): il pane nella tradizione popolare di questa terra ha un valore simbolico molto importante di pace e solidarietà tra i poveri. Si vuole riproporre questa esperienza anche nei nostri giorni integrandola con i valori della multiculturalità. Così come ci si impegna a riqualificare un’antica bottega di un fabbro ferraio per fare dei corsi professionali sulla lavorazione manuale dei metalli poveri per farli diventare gioielli. Infine, un’iniziativa sulla quale si è fortemente interessati è una piccola biblioteca per l’infanzia e per i ragazzi del luogo e per i bambini di tutto il mondo che sono a Riace, “la biblioteca parlante di Riace” che nasce nel segno di una collaborazione con Carla Kirsten (una donna innamorata della letteratura, che vive tra Riace e Berlino) Erri De Luca e Raimondo Di Maio. Il senso di questa nostra comunicazione vuole essere un appello alla sensibilità individuale e collettiva per fare in modo che la storia di una piccola comunità multietnica della Calabria jonica non vada perduta, ma continui a vivere, a trasmettere messaggi di solidarietà, di speranza per l’alba di una nuova umanità.