#272 - 17 ottobre 2020
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Televisione

Televisore gioia e dolore

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Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

L’autunno incede fastidiosamente. Un autunno inclemente, piovoso, plumbeo, dimentico di quel ponentino romano carezzevole e rinfrescante, un tempo così tanto atteso dopo l’umidore della calura estiva. E ci ritroviamo ancora nuovamente a parlare di covid. Sembra il nome di un supermercato ma purtroppo è un virus mortifero, lo sappiamo bene ormai da molti mesi.

Superata l’accidia che ci assale, accendiamo il televisore e maneggiamo il telecomando: i nostri frammenti semiseri sono fermi da un po’e forse sarebbe il caso di rimetterci a curiosare di tanto in tanto… nel tubo catodico, avremmo detto ai tempi del ponentino.
Cambiamo compulsivamente canale ma ovunque si continua insistentemente a parlare del virus; cambia soltanto il registro: dal sanitario all’economico, dal politico al sociale, al quotidiano. E’ comprensibile, data la novità planetaria della situazione e le sconvolgenti – non di rado tragiche - ripercussioni sulle nostre vite. L’attenzione della cronaca trova un diversivo appuntandosi, ogni tanto, sulla notizia di qualche delitto bestiale, prova patente che la concezione ministeriale – cara ai patiti del progresso – dell’uomo in grado di evolvere naturalmente, per anzianità di specie, al trascorrere dei secoli, è del tutto inconsistente. Come lo è – lo attestano ogni giorno anche le cronache televisive - la fiducia riposta (sempre meno in verità) in quell’entità fantomatica chiamata “Giustizia”.

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E il pensiero va al Guardasigilli Bonafede, il ministro pasticcione che per errore, ha messo in libertà un buon numero criminali durante il cosiddetto lockdown, senza neanche avere il buon gusto di dimettersi, ma anzi spalleggiato e sostenuto dai suoi compagni di governo.

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Sorridiamo al recente scontro tra Mauro Corona e Bianca Berlinguer in una delle ultime puntate di “Carta Bianca”, dove il coltissimo troglodita, indispettito dalle interruzioni della giornalista, la apostrofa con un “Stia zitta gallina!” che gli è costato l’espulsione dal programma.

Registriamo l’avvento e la diffusione virale di alcuni neologismi, o meglio di vecchie parole riadattate alla bisogna. Ormai la cacofonica e insulsa “resilienza” sembra aver fatto il suo tempo e voler cedere il posto ai più freschi “negazionismo” migrato dalla disputa storica alla rissa sociale sulle misure anticovid; e “tamponato” passato dai sinistri stradali al fastidioso esame diagnostico per il monitoraggio del contagio virale.

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Abbiamo particolarmente apprezzato la puntata di Ulisse di Alberto Angela dedicata a Raffaello (cade quest’anno il cinquecentesimo anniversario della morte del grande artista). In tempi, come questi, in cui nell’opinione pubblica serpeggia un’ossessione, è quanto mai salutare la presenza di zone franche, libere, per quanto possibile, dai condizionamenti del momento. E’ questo, ci sembra, uno dei tanti uffici dell’Arte.

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