Don Chisciotte, le pale eoliche
“Guardi bene, la signoria vostra, che quelli che colà si discoprono non sono giganti, ma mulini a vento e quelle che le paiono braccia … Ben si conosce, rispose don Chisciotte, che non sei pratico di avventure. Quelli sono giganti… io vado a lottar con essi in piena e singolar tenzone. “In quella levossi un po’ di vento, per cui le grandi pale delle ruote cominciarono a muoversi…”
Erano 40 i mulini che punteggiavano l’orizzonte di quella campagna che turbò l’intelletto dell’eroe di Cervantes. Un’inezia.
Si calcola che in Italia, per portare entro il 2050 la produzione di energia eolica al 26% del fabbisogno nazionale, sia necessario costruire un numero impressionante di giganteschi manufatti alati, che un redivivo don Chisciotte-ambientalista, non a torto, caricherebbe lancia in resta, scambiandoli per perfidi giganti. In barba a Sancio Panza (la voce del buonsenso).
Continuando a disseminare questi mostri - scrive Lello Ruggiero per Eco-News - le così dette pale eoliche dalle lunghe braccia rotanti, lungo i declivi della dorsale appenninica, nei luoghi in cui è presumibile che più di frequente soffi il vento, si produrrebbe una devastazione ambientale senza uguali. Processo perverso che, del resto, è già avviato e constatabile, là dove i delicati profili collinari del sud Italia vengono brutalizzati senz’ordine che non sia l’intermittente benevolenza di Eolo. Una operazione, si spera animata da un nobile fine, che, esasperata, porterebbe all’omogeneizzazione del paesaggio delle nostre aree interne, caratterizzato e celebrato, invece, per le mutevoli e pittoresche variabili d’immagine.
È, questa, l’altra insidiosa faccia dell’ambientalismo. L’affrontare, con la convinta rumorosa partecipazione delle piazze giovanili, aspetti a volte non determinanti, ma concause della crisi ambientale, sorvolando sulla tematica di fondo rappresentata dalla crescita esponenziale, e non soltanto numerica, della popolazione mondiale nei paesi emergenti. Si propone, cioè, di risolvere un problema, se pur grave per l’umanità, creandone un altro ugualmente devastante, senza affrontare con pari energia i fenomeni epocali che stanno distruggendo il pianeta.
La lotta contro l’industria inquinante, allo scopo di contenere la crescita del micidiale famigerato CO2, infatti, è sacrosanta, a patto di non erodere, in cambio, fino all’estinzione i valori immateriali che costituiscono il nostro prezioso patrimonio culturale.