La fame persistente e gli sprechi che mortificano la convivenza
Tempi di riflessione sul cibo per tutti
a margine di un recente convegno di Greenaccord
Cambia stile alla vita
Sia ispirato alla sobrietà
il nuovo modo di pensare al benessere
Si impone una riflessione sul rapporto tra i beni immateriali e la trasformazione del modello di produzione delle risorse alimentari.
Può apparire un paradosso parlare di beni immateriali parlando della lotta per cancellare la fame e costruire un agricoltura davvero sostenibile; c’è invece un filo conduttore molto chiaro che unisce il ripensamento dell’attuale modello di produzione agricola e la riflessione sul cambio di stili di vita. Perché l’uno non è concretamente raggiungibile senza l’altra.
Tutto parte da un’esigenza non più ineludibile: “Ciascuno di noi deve combattere la propria indifferenza. Superando la bussola malata dell’Io che ci ha fatto dimenticare il Noi” osserva Antonio Galdo, giornalista e autore del libro ‘Non sprecare’ (ed. Einaudi). “L’attuale crisi infatti non è solo una delle fasi congiunturali dell’economia. Stiamo attraversando un cambio d’epoca. E il cibo è paradigma di tale passaggio. Una trasformazione in atto, ma sottotraccia. Una rivoluzione dal basso a partire da un nuovo approccio a valori e consumi”.
Un processo definito dal filosofo Aldo Masullo “una crisi di trasformazione dell’uomo e del rapporto tra l’uno e i molti” nella quale si stanno ridefinendo I paradigmi di lettura del mondo, di ciò che è giusto e è sbagliato. “Stiamo abbandonando le categorie del passato ma ancora non conosciamo quelle con le quali potremo leggere il mondo futuro. E questo – prosegue Masullo - ci impone di domandarci: è possibile immaginare che questa trasformazione avvenga solo per buona volontà degli uomini?”.
Di certo, la responsabilità personale assume un ruolo centrale in questa evoluzione.
E nel viaggio, ritornare ai fondamenti dell’insegnamento cristiano può essere cruciale.
“Nei Vangeli – ricorda Sergio Bastianel, vicepreside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – si parla di pane da condividere. Ora il pane diventa strumento del mio istinto di prevalere. Ma può essere anche incarnazione del mio desiderio di fare qualcosa per gli altri. Il pane quindi è metafora di ciò che vogliamo per gli altri e, di conseguenza, per la nostra vita. Il mio rapporto ai beni media il mio rapporto agli altri con cui ho a che fare. Il pane quindi può essere condiviso o luogo di contesa e prevaricazione”. Renderlo l’una o l’altra cosa dipende inevitabilmente dal nostro modo di leggere il mondo e gli esseri viventi.
Uno spunto di riflessione che ha appassionato gli oltre cento giornalisti specializzati in ambiente della rete internazionale Greenaccord provenienti da tutti i continenti. A dimostrazione dell’universalità dei temi proposti.