Scuola
di Dante Fasciolo
Parlare di scuola in tempo di vacanze
suona anacronistico, ma tant' è,
a causa del Corona virus se ne straparla:
c’è preoccupazione per la riapertura,
ci saranno lezioni in aula e a casa,
turni mattina e pomeriggio, forse,
studiare nuovi tipi di banchi e
l’ossessivo distanziare gli alunni oltre il metro,
lezioni ridotte d’orario o dimezzate,
e poi la mensa, il panino da casa,
l’amuchina, il termometro, la mascherina…
Un esercito di forsennati politici,
esperti e tuttologi, medici ed insegnanti,
tecnici, tuttofare, improvvisatori, fantasisti,
l’arrembaggio dei poeti e dei prosatori,
dei matematici e degli alchimisti…
ognuno dice la sua, un groviglio di parole
affastellate in disordine e senza senso
ma illuminate dalle luci della Tivù
e sottolineate come passi del Vangelo…
la vanagloria riverbera in chi ascolta
delusione e sconcerto.
Frattanto, c’è chi si pone altri problemi?
In silenzio, qualcuno valuterà il cambiamento
e ne farà carico ai programmi di scuola?
Ci vuole poco a capire che occorre
ammodernare la scuola innanzitutto sui programmi:
dopo Covid-19 occorre una nuova storia
dei popoli e delle nazioni,
una nuova geografia economica e sociale,
un nuovo approccio alle migrazioni,
una diversa rete produttiva e dei trasposti,
e una diversa impostazione dei capitali, degli investimenti
e di una più etica distribuzione di ricchezze.
Se la scuola affronterà questi temi
si potrà sperare in un futuro migliore.