Bandiere Blu lungo le coste della penisola
Vacanze all'italiana
di Claudio Bacilieri direttore di Borghi Magazine
la parola d’ordine di questa estate post-pandemia è: bellezza in sicurezza. Sono soprattutto i borghi, per la loro dimensione remota e la scarsa densità abitativa, a garantire il distanziamento sociale.
Sarà l’anno delle vacanze all’italiana: si andrà poco all’estero, ci si sposterà nella Penisola con la propria auto verso mete più vicine e dove lo spazio torna ad essere importante. Il turismo di prossimità sarà favorito anche dal clima di incertezza che regna ovunque. Meno soldi da spendere significa viaggi più brevi, con andata e ritorno anche in giornata. Secondo un’indagine dell’Enit, tra il 47,5 per cento degli italiani che quest’anno si può permettere una vacanza, l’83 per cento resterà in patria e quasi il 60 per cento sceglierà il mare, anche se la montagna (25,6 per cento) avrà un incremento.
Poiché il mare continua ad essere la destinazione preferita, il borgo in riva o vicino al mare diventa ancora più attrattivo.
Sono venti i Borghi più belli d’Italia premiati nel 2020 con la Bandiera Blu, sedici di mare e quattro di lago.
Nell’immaginario collettivo i borghi stanno diventando sempre più i luoghi dell’Altrove in cui, ad esempio, ci si può finalmente dedicare, anche in modo inconsapevole, alla “perdita di tempo”: dove, cioè, il tempo passa in libertà, senza l’ossessione della produzione, della connettività, della presenza.
Essere “assenti” - per qualche giorno o settimana - in un mondo che, soprattutto dopo l’emergenza da coronavirus, deve essere sempre più interconnesso, significa restituire alla vacanza il suo significato più autentico e, se vogliamo, romantico: il termine deriva dal latino vacare, “essere libero”, ma anche “essere vuoto” (da vacuum, “vuoto”). In vacanza, insomma, si fa un po’ il vuoto intorno a sé, si esce dal pieno di tutti i giorni - un sovraccarico di impegni, stimoli, impulsi, cui rispondiamo con la stanchezza - e ci si abbandona a quella che il filosofo Byung-Chul Han nel suo libro Il profumo del tempo chiama l’“attenzione contemplativa”. Si esce da se stessi, dall’ossessiva concentrazione sulle cose da fare, si sgombra la mente dalle cose inutili per dare profondità al tempo, la vera ricchezza di cui disponiamo.
Si avrà allora il tempo di guardarsi intorno, pensare, osservare, indugiare sulle cose e sugli affetti, ammirare un tramonto o un’alba, uscire nella neve o in una notte piena di stelle.
La vita avrà così più sapore e profumo, e saranno i borghi i luoghi dove passare dall’altro lato dello specchio, il lato delle apparenze, e cadere come
Alice nel pozzo per finire nel Paese delle meraviglie.
Sarà il dio delle piccole cose a guidarci per questi luoghi incantati: a Sutri, ad esempio, raccontata da Vittorio Sgarbi nell’intervista che gli abbiamo
fatto, o nel Parco del Mincio, un’area di grande pregio naturalistico dove respirare in libertà. A piedi nudi nel parco.