Le diverse sfumature della natura nel Parco nazionale della Sila
Il sentiero Cai
Calabria Meraviglie d'Italia
Nell’Eneide Virgilio lo aveva definito il “gran bosco d’Italia”. Allo stesso tempo il Parco nazionale della Sila non è soltanto il luogo dei celebri “giganti”, larici centenari celebri ieri come oggi, ma anche il luogo delle diverse sfumature della natura.
“Mi piace definirlo il parco delle quattro stagioni. Proprio perché è possibile goderne da giugno a dicembre, fino a maggio”, dichiara il presidente del CAI Cosenza Mario Mele. Sono diverse però le definizioni che si possono dare a questo territorio che si estende in un’area di 19 comuni e tre province: Cosenza, Catanzaro e Crotone.
“Ad esempio, si può definire anche come un laboratorio di montagna – continua Mele – proprio perché si presta alle attività educative con diversi sentieri didattici”. Infine, anche lo sport assume un ruolo fondamentale. “Ci interessano attività come le ciaspolate o lo sci escursionistico per cui abbiamo da tempo approntato tracciati ad hoc”.
Un laboratorio di montagna. Insomma, coloro che decidono di percorrere il Sentiero Italia CAI potranno godere di un ambiente ricco di particolarità, ma non solo.
“Stiamo preparando una serie di bretelle che dal sentiero porteranno verso i paesi e i borghi storici del parco, dove i camminatori potranno dormire e ristorarsi nelle diverse strutture ricettive della zona. Il nostro obiettivo è quello di favorire le attività già esistenti e non permettere la cementificazione delle aree circostanti. Allo stesso tempo vogliamo favorire il concetto di albergo diffuso spalmato su diverse abitazioni e ruderi”, racconta Mele.
Per quanto riguarda gli aspetti più strettamente naturali, il lupo è il re del parco. Più in generale ci sono almeno 175 specie di vertebrati autoctoni, tra cui 65 mammiferi, 80 uccelli, 12 anfibi e 16 rettili. Allo stesso tempo per quanto riguarda la flora oltre al pino larice sono presenti anche faggi, aceri e frassini. “Mi lasci dire che i funghi sono una delle particolarità del territorio. Ce ne sono di meravigliosi”, aggiunge Mele.
Un ambiente rigoglioso e florido. “Abbiamo l’aria più pulita d’Europa”, conclude il presidente del CAI. Infatti, uno studio condotto da Stefano Montanari, direttore del Laboratorio di Nanodiagnostica di Modena e dall’esperta di Nanopatologie Antonietta Gatti ha stabilito come l’atmosfera sia molto più salubre di quella presente nell’arcipelago delle Svalbard, ad esempio.
Nel 2019, il parco non era riuscito ad ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’UNESCO, ma già nel 2014 era stato inserito tra le riserve della biosfera italiana nella Rete Mondiale dei siti di eccellenza dell’organizzazione. Il Consiglio Internazionale di Coordinamento del programma aveva riconosciuto la capacità dell’ente parco di tenere insieme le diverse realtà ricettive, culturali e produttive del territorio.