Riscoprire i paesaggi architettonici che offrono le nostre città deserte
Un patrimonio del più grande museo
distrattamente osservato
Piccoli grandi musei
di Alessandro Gentili
Abbiamo assistito di recente ad un curioso e impressionante esempio contemporaneo di leggere la storia dell’arte in un paese, il nostro, che di impressionante possiede praticamente tutto.
Nella premura di sigillare le persone dentro casa come in una tomba, ciascuno di noi avrà potuto spesso e forse volentieri, seppure in maniera alquanto inquieta, gettare il suo famelico sguardo sulle nostre città rese deserte.
Per una generazione come le nostre che non hanno assistito allo sciagurato dopoguerra, questa esperienza potrebbe (dico potrebbe) avere arricchito di molti sapori l’idea di un paese completamente ricoperto di opere d’arte: non solo musei, ma vie, piazze, giardini, abitazioni, crocicchi, vicoli, mura, distese sull’intero paese, come un prezioso manto di perle preziose.
Lasciamo per un attimo da parte la pandemia e concentriamoci per il breve spazio di questa lettura: arte è celebrazione del divino mistero dell’uomo, è glorificare l’umanità e la sua divinità, ricomponendo qui sulla terra, le meraviglie delle memorie e delle attese: la nascita, il mistero del Tempo, il cielo stellato, le stagioni, l’itinerario della mente verso il nulla o verso Dio.
Assistere da casa a questi voli dei droni sulle nostre città, rese perfettamente eterne, si è avuta l’impressione di far parte di un grande progetto celato dall’incalzare della storia e della tecnologia: l’impressione di una illuminazione, fin nelle ultime strade asettiche e apparentemente senza storia, eppure anche lì….quali storie quegli assurdi condomini ultra-moderni ! In un tempo nel quale l’uomo, preda di forze oscure e minacciose, si ingegna a far esplodere la vita, stravolgendone tutte le leggi naturali (e divine) e rinunciando alla sua ultima e definitiva destinazione (l’esaltazione della sua umanità), è stato particolarmente struggente per lo spirito, ma anche meraviglioso, osservare il grande santuario della storia italiana attraverso questi voli non pindarici delle telecamere su un paese assurdamente straordinario e forse poco conosciuto.
La complessità dell’evento, dunque, ha avuto anche questo sapore, quasi sacramentale: la riverenza verso i grandi artisti che hanno illustrato e riempito il vuoto, quasi Magi, o Sacerdoti, o Re o, semplicemente, uomini.