#263 - 16 maggio 2020
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di mercoledi 30 aprile quando lascerà il posto al n° 363 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA - Nasciamo nudi, umidicci ed affamati. Poi le cose peggiorano - Chi non s ridere non è una persona seria (P. Caruso) - l'amore è la risposta ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande (W. Allen) - Ci sono persone che si sposano per un colpo di fulmine ed altre che rimangono single per un colpo di genio - Un giorno senza una risata è un giorno sprecato C. Chaplin) - "Il tempo aggiusta ogni cosa" Si sbrigasse non sono mica immortale! (F. Collettini) - Non muoverti, voglio dimenticarti proprio come sei (H. Youngman) - La differenza tra genialità  e stupidità è che la genialità  ha i suoi limiti (A. Einstein). -
alimentazione

Fabio, il poeta contadino: «La terra è sincera, è il presente e il futuro»

Terra sincera

Il Cambiamento - Intervista a Fabio Strinati

Si chiama Fabio Strinati, marchigiano, poeta, pianista, compositore e... contadino per scelta.
È nella terra che ha riconosciuto il suo presente, il suo futuro.
E dopo avere conosciuto “l’agricoltura del non fare” di Masanobu Fukuoka, vi si è ispirato per prendersi cura della sua campagna. Lo abbiamo intervistato.

La sua è una storia come oggi iniziano ad essercene parecchie. Perché sta crescendo una sensibilità nuova, una prospettiva differente, una consapevolezza che sempre più porta a considerare la scelta della campagna, dell’autoproduzione e dello stretto contatto con la natura come un valore aggiunto che può cambiare la vita in meglio.
Fabio Strinati è nato in un piccolo paese della provincia di Macerata, nelle Marche, ai piedi dell’Appennino umbro-marchigiano, «in un luogo magico, circondato da alberi, boschi, dove ogni stagione, possiede ancora la propria identità» spiega.

È poeta, pianista, compositore, ma soprattutto nutre un'anima contadina.
«Avvolto dall’aria di campagna, ammaliato da colline verdeggianti ed estasiato dai profili delle montagne, ho semplicemente ascoltato la mia anima; il contatto con la natura è sempre stato vivido, forte, fervido, molto presente in me. E lo è tuttora!».

Ha quindi scelto di non inseguire la carriera nei luoghi "dell'artificio", privilegiando la vita in campagna, in mezzo alla natura e ai campi.

«Coltivare la terra, significa “amare la terra”. Sentirne gli odori, dialogarci; nella terra, risiedono le storie del passato. Gli insegnamenti dei nostri avi. La mia scelta, è semplicemente frutto dell’origine» spiega.

Terra sincera

D - Fabio, lei si dedica anche a preservare, recuperare e custodire la biodiversità agricola. Cosa coltiva in particolare?

R - Mi dedico alla produzione del vino: un vitigno variegato, costituito da viti giovani e da viti meno giovani. Alcune sono davvero vetuste e hanno un aspetto davvero ammaliante e coinvolgente. Ma anche la produzione dell’olio. Inoltre, il mio bisnonno è stato un vero e proprio artista della terra ed è grazie a lui se posso oggi preservare alcune varietà di mele che ormai stanno cadendo nell’oblio del dimenticatoio. Lo stesso vale per i nespoli, per i sorbi e gli azzeruoli. Sono attratto dalla frutta e dalle stagioni, utilizzo una tecnica di potatura non invasiva, una tecnica che amo definire della “nonviolenza”, dove ogni ramo viene trattato con cura, senza impartire ferite o traumi irrimediabili. In sostanza, apporto cure minime ma dal mio punto di vista essenziali. A questo alterno l’agricoltura naturale o del non fare, tecnica agricola nata negli anni Quaranta grazie alle idee di Masanobu Fukuoka, botanico, agronomo e filosofo giapponese. In questo modo, permetto che ogni cosa vada secondo natura il più possibile. Non vendo la mia produzione, ma ragiono in termini di baratto: se ho tantissime noci, condivido le mie noci con chi ne ha di meno, e così via.

D - Qual è la filosofia di vita che ha motivato le sue scelte e quale l'approccio con la natura e la terra?

R - Sono sempre stato poco attratto dal cemento; mi rende inquieto, mi soffoca l’anima e lo spirito, oltre ad appesantire i miei polmoni in maniera pazzesca. Anche perché, se ci pensiamo a fondo, l’uomo non è nato per essere rinchiuso in quattro mura di cemento e, come qualsiasi altro animale, preferisce essere libero piuttosto che segregato in una gabbia. Il contatto con la natura è per me di vitale importanza. Al riguardo, mi viene in mente un pensiero di Theodore Roszak, che dice: “Quando si chiede alle persone fortemente stressate di immaginare una scena rilassante, nessuna di queste immagina un’autostrada o un centro commerciale. Piuttosto, emergono sempre immagini del deserto, delle foreste, dei paesaggi marini, e dei cieli stellati”. Ecco, questa dimensione, mi appartiene sotto ogni punto di vista; il saper ascoltare, il saper sintonizzarsi con la natura circostante, il saper captare le giuste frequenze attraverso un processo meditativo: la quiete, la serenità, il saper guardare, osservare con cura ogni dettaglio.

D - Abita da solo, con la sua famiglia, in una comunità?

R - Abito con mia madre, ma l’idea della comune mi ha sempre affascinato tantissimo: ho sempre creduto nel collettivismo, nell’interazione sociale e molto poco nell’individualismo. L’olismo, l’organicismo, sono basi filosofiche per me molto importanti. Sono sempre stato attratto anche dalla dimensione dell’ecovillaggio: un tipo di comunità basata esplicitamente sulla sostenibilità ambientale; l’autosufficienza alimentare basata sulla permacultura, oppure, altre forme di agricoltura biologica.

Fabio Strinati continua a coltivare, nel vero senso della parola, terra, sogni e desideri, agendo concretamente ogni giorno per costruirsi presente e futuro.
Ed è ciò che possiamo fare tutti.
Anche grazie all’esperienza di chi lo ha già fatto con successo.
Per questo partecipare al corso “Cambiare vita e lavoro. Istruzioni per l’uso” può rivelarsi una grande opportunità, per apprendere e raccogliere suggerimenti e dritte preziose da due persone che hanno intrapreso personalmente la via del cambiamento. Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea, e Alessandro Ronca, direttore scientifico del Parco dell’Energia Rinnovabile.

AAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo giornale no-profit è realizzato da un gruppo di amici che volontariamente sentono la necessità di rendere noti i fatti, gli avvenimenti, le circostanze, i luoghi... riferiti alla natura e all'ambiente, alle arti, agli animali, alla solidarietà tra singoli e le comunità, a tutte le attualità... in specie quelle trascurate, sottovalutate o ignorate dalla grande stampa. Il giornale non contiene pubblicità e non riceve finanziamenti; nessuno dei collaboratori percepisce compensi per le prestazioni frutto di volontariato. Alcune fotografie e immagini presenti sono tratte da Internet e Face Book , e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori fossero contrari alla loro pubblicazione, possono segnalarlo a dantefasciolo@gmail.com in modo da ottenerne l'immediata rimozione. Buona Lettura a tutti. grazie.