Per il nostro tempo alle prese con la pandemia da coronavirus
Memoria per il Santo protettore di medici e personale infermieristico
Camillo De Lellis
(1550 - 1614)
Gigante della caritĂ
Tratto da "Santi chi può" - Aracne Editrice
di Dante Fasciolo
Seconda metĂ del 500.
L’Europa respinge le invasioni del turchi;
l’Italia, divisa tra repubbliche e principati,
subisce il tallone francese e spagnolo.
Camillo, giovane scapestrato, si fa mercenario.
Al soldo di Spagna, Venezia e Napoli
combatte nelle schiere della “Lega santa”
in terra straniera: Dalmazia e Tunisia.
Ma la sua sorte finale è già segnata nel nome:
Camillo vuol dire “ministro del sacrificio”;
e Roma diventa la sua calamita
forte, irresistibile e profetica.
Sarà un “tratturo” la Via, - a lui così familiare
nell’itinerario geografico pastorale
della terra che vide i suoi natali, - a condurlo
sulla strada della fede e dell’impegno.
E fu un “segno” quella sua piaga al piede:
ostinata, sanguinante e dolorosa
costrinse a prendere atto della sofferenza
e a piegare l’animo alla “guarigione”.
Fu allora, che traascinò 25 amici al lavoro,
e la “misericordia” verso il malato
si trasformò in ardente missione,
premiata alfin dalla Chiesa del tempo.
Benedetto XIV lo proclamerĂ Santo (1746),
riconoscendogli “La nuova scuola di carità ”;
Leone XIII, per la sua specifica esemplaritĂ
proclamerĂ Camillo Patrono della sanitĂ .
“IL corpo prima dell’anima, il corpo per l’anima,
l’uno e l’altra per Iddio”
Problemi, fatiche, dolori, scoramenti…tutto…
tutto è superato dalla voce della Croce:
“Che temi? L’opera che hai iniziato è mia non è tua”