#257 - 22 febbraio 2020
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rester in rete fino alla mezzanotte di mercoledi 30 aprile quando lascer il posto al n 363 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA - Nasciamo nudi, umidicci ed affamati. Poi le cose peggiorano - Chi non s ridere non è una persona seria (P. Caruso) - l'amore la risposta ma mentre aspettate la risposta, il sesso pu suggerire delle ottime domande (W. Allen) - Ci sono persone che si sposano per un colpo di fulmine ed altre che rimangono single per un colpo di genio - Un giorno senza una risata un giorno sprecato C. Chaplin) - "Il tempo aggiusta ogni cosa" Si sbrigasse non sono mica immortale! (F. Collettini) - Non muoverti, voglio dimenticarti proprio come sei (H. Youngman) - La differenza tra genialit e stupidit che la genialit ha i suoi limiti (A. Einstein). -
Televisione

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Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

“Il giorno della memoria”, “il giorno del ricordo”, “per non dimenticare”, “la memoria condivisa”, “la memoria collettiva”
Non passa giorno che qualcuno – dal Presidente della Repubblica al giornalista del più recondito anfratto televisivo – non menzioni – di passata o con l’enfasi delle occasioni solenni – quel misterioso luogo della nostra psiche che ha qualcosa a che fare con la percezione della nostra identità: il luogo deputato ai ricordi, la memoria appunto.

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Il ricordo è una forma di incontro, sentenziava l’esteta mistico Kahlil Gibran. Per saperne di più su questo misterioso e onnipresente “organo” che in qualche modo ci definisce e ci condiziona, con la curiosità compulsiva che ci caratterizza, abbiamo deciso di fare una ricerca sommaria nei ripostigli del web – altro luogo della memoria, sconfinato e caotico- e abbiamo quindi scovato, tra i video di YouTube, un frammento di Ulisse - vecchio di alcuni anni- il programma di divulgazione culturale del bravo Alberto Angela che espone un’indagine sulla memoria dal punto di vista della scienza ufficiale, com’è costume di Alberto e del celebre padre Piero. Apprendiamo così – ma già un po’ lo sapevamo- che ad imprimersi nella memoria è soprattutto ciò che coinvolge la nostra emotività e che, comunque, i ricordi (quelli detti a lungo termine) tendono col tempo ad affievolirsi a meno che non vengano richiamati alla mente con una certa frequenza. Ma qui - aggiunge la voce bene impostata fuori campo, mentre scorrono alcune immagini - si nasconde un' insidia. E la narrazione comincia a farsi interessante. Perché – ci viene spiegato - nel richiamare un ricordo, inavvertitamente lo rielaboriamo. E dunque ricordare non è come riguardare una fotografia ma piuttosto come ricopiare un disegno: possiamo compiere degli errori, inserire nuovi particolari o cambiare i colori. “Ogni volta che ricordiamo qualcosa in qualche modo manipoliamo i ricordi” - commenta Angela - “ma allora quanto sono affidabili le nostre memorie? E sono credibili i testimoni?” Segue un intervento del neuroscienziato Piergiorgio Strata: “Ci possiamo fidare della nostra memoria?” - si domanda – “ci possiamo fidare ma dobbiamo stare attenti: prima di tutto perché possiamo sbagliare, e poi soprattutto quando vogliamo la verità da qualcuno, dobbiamo evitare di forzarla. Si è dimostrato che il modo di interrogare della polizia, come quello dello psicoanalista, spesso tende a forzare la memoria e a indurre, di conseguenza delle false memorie”.

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In conclusione, abbiamo più dubbi di prima sull’affidabilità del nostro prezioso strumento ma ci sembra di aver capito che lo spazio della memoria ognuno lo arrederebbe volentieri a suo modo senza lesinare estro e creatività e che la meccanica ripetizione e riproposizione di concetti o di immagini da condividere collettivamente avrebbe la funzione sociale di ritinteggiare periodicamente le pareti onde evitare inaccettabili originalità.

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