Picciano (Matera)
Santuario di Picciano
L’antichissimo Santuario della Madonna di Picciano sorge su una delle numerose alture nei dintorni di Matera, 15 km a Nord Ovest rispetto la città dei Sassi, in un paesaggio molto suggestivo dominato da una fitta vegetazione.
Il Santuario, posto in posizione strategica sulla sommità dell’omonimo colle a circa 440 m sul livello del mare, è immerso in un fitto bosco che parte vicino la frazione di Matera chiamata Picciano A, alla base della collina. In questo territorio si insediarono i cavalieri Templari per difendere i pellegrini in viaggio lungo la via di Bari.
Diverse chiese nei Sassi di Matera, come la chiesa di Materdomini o di Sant’Antonio Abate, e nei paesi del materano, così come in altre nella provincia di Potenza, racchiudono al loro interno diverse testimonianze della presenza dei templari in Basilicata.
Internamente la chiesa, in stile romanico, presenta una sola navata abbellita da filari di tufo giallo e bianco. L’abside sul fondo della chiesa è semplice ma allo stesso tempo grazioso. Sopra l’altare maggiore vi è l’immagine della Madonna, risalente al XV secolo, mentre nella cappella alle spalle dell’altare vi è la statua della Madonna di Picciano, portata in processione il 25 marzo durante la festa che si svolge presso il Santuario. Il cammino in preghiera parte da Matera di notte ed arriva fin sopra il colle Timmari. La navata destra presenta un chiaro riferimento ai cavalieri Templari, con uno stemma con tre merli (foto a destra) che è riconducibile alla famiglia del frate Silvio Zurla. A frate Zurla di Crema (1642-1685) si deve il completamento dell’edificio, con la navata a sinistra dell’altare maggiore con due altari devozionali, e la costruzione del nuovo altare maggiore, con sopra un ancòna di pietra, intagliata con figure a rilievo; qui fu collocata la sacra immagine della Vergine, protetta da un cristallo proveniente da Venezia.
Secondo gli storici il primo insediamento monastico era situato lungo il letto del torrente Gravina, che in questo luogo prende il nome di Gravina di Picciano (da non confondere con la Gravina di Matera), precisamente in una grotta chiamata “Grottolino”. Testimonianza di questo primo insediamento è la Cappella dei Grottini, posto sulla sponda destra del torrente. Successivamente i monaci trasferirono la chiesa sul colle, in una posizione strategica che domina l’intera vallata.
Il primo documento, sottoscritto dall’abate Guglielmo del monastero Santa Maria di Picciano, che attesta la presenza di una comunità monastica in questo territorio risale al 1219. Il monastero divenne nel corso degli anni sempre più importante, fino ad essere considerato sia in una bolla di Papa Gregorio IX nel 1238 sia nel 1252, quando Papa Innocenzo IV incaricò l’arcivescovo di Trani di effettuare dei controlli nel monastero di Picciano. L’importanza dell’insediamento monastico aumentò notevolmente nel XIII secolo sotto l’influenza dei monaci benedettini, come testimoniato da documenti che attestano numerose donazioni, compravendite ed acquisizioni di diritti ed immunità. In questo periodo vi fu la costruzione dell’oratorio e del grande portale d’ingresso, sormontato da un rosone.
Dalla testimonianza del cronista materano Eustachio Verricelli, datata 1595, si capisce l’importanza che il monastero ricopriva nell’intera area. In questi anni si diffuse il tradizionale pellegrinaggio che interessava (ed interessa ancora oggi) popolo e clero, con in testa il vescovo di Matera. Secondo Verricelli il giorno 25 marzo, festa del Santuario, a Picciano si registrarono nel 1595 circa dodicimila pellegrini provenienti anche dalle regioni limitrofe. Si diffuse tra il XVII ed il XVIII secolo una leggenda secondo cui un pastore abruzzese, dopo aver ricevuto l’apparizione della Madonna, ricevette l’ordine di costruire sul colle una chiesa in onore della Vergine (successivamente costruita nel 1722). In occasione della festa si decise di organizzare una piccola fiera nei pressi del Santuario. La devozione dei fedeli verso la Madonna di Picciano divenne trasversale, interessando tutti i ceti, dal popolo ai nobili. Diverse furono le donazioni al monastero, tra cui nel 1601 quella del commendatore Gian Girolamo Carafa che donò una sacra effige a grandezza naturale, oppure i 200 ducati lasciati nel 1609 da Angelo Peres presso la cappella della Bruna al fine di realizzare una piastra d’argento con l’immagine della Madonna di Picciano.
La statua della Madonna di Picciano , portata annualmente in processione, è stata costruita nel XVIII secolo probabilmente da pastori abruzzesi, che nel frattempo divennero i reali gestori della festa almeno fino alla fine del ‘700. Infatti risale al 1785 un dispaccio che vieta agli abruzzesi la raccolta fondi per l’organizzazione della festa, passando di fatto la gestione ai materani. Di contro un nobile aquilano indusse i pastori a riprendersi la statua lignea, fatta costruire a loro spese, per riporla nella chiesa di Santa Caterina di Castel del Monte (provincia di L’Aquila). Ciò non avvenne, la statua continuò a risiedere presso il Santuario, per poi essere di recente riconsacrata nel 1954.
Dopo i benedettini sopraggiunsero i Cavalieri Gerosolimitani, denominati successivamente Cavalieri di Malta; questi ultimi furono scacciati nel 1809. I primi anni dell’800 videro il nascere della Confraternita di Santa Maria dell’Annunziata di Picciano, approvata con regio decreto il 3 maggio 1835, che raccoglieva fedeli da tutti i comuni limitrofi, soprattutto Grassano e Montescaglioso. Altre testimonianze della festa al Santuario di Picciano sono presenti nei racconti del Conte Gattini, secondo cui erano numerosi i devoti che giungevano sul colle dalla sera precedente per passare la nottata tra canti e balli. Spesso alla processione si prendeva parte scalzi, con un cero in mano, mentre si intonavano canti liturgici o si recitava il Santo Rosario.
Dopo diversi decenni di abbandono a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, tra il 1954 ed il 1956 si assistette ad una riqualificazione del Santuario di Picciano e delle vie di comunicazione circostanti. Il monastero venne dotato dei servizi come acqua e luce, mentre fu costruito un grande edificio per l’accoglienza dei pellegrini, divenuta in seguito la nuova sede della comunità monastica benedettina. Dal 1961 il Santuario è utilizzato dai monaci benedettini di Monte Oliveto. In questi anni i monaci hanno dato vita ad una ristrutturazione materiale del colle per meglio svolgere l’attività spirituale. Accanto alla comunità monastica maschile da alcuni anni vive ed opera anche una comunità di suore benedettine sotto il titolo dell’Annunziata. Come ogni monastero, anche Picciano possiede la sua biblioteca, luogo di studio e ricerca per i monaci.
Oggi il Santuario di - circondato da un intenso paesaggio verde - è meta di un flusso continuo di pellegrini devoti della Madonna, oltre che luogo dove rifocillare lo spirito e trovare una rinnovata carica di spiritualità.