Trekking
o della disidratazione
di Alessandro Gentili
Dicono che l’organizzazione è tutto, dicono che la programmazione è sua fedele compagna. Dicono questo.
Qualunque lavoro o hobby si voglia intraprendere, è bene essere preparati, istruiti ed attrezzati.
Ho sempre cercato di attenuare queste militari disposizioni nella mia vita, lasciando libero spazio, più o meno largo, all’inventiva, alla fantasia, all’imprevedibilità . Anche per accettare o sperare che arrivi quel gusto un po’ amaro di un imprevisto, una difficoltà , uno sforzo da superare.
Laddove tutto è previsto, manca, a mio modesto parere, quel quid che rende qualunque avventura ….un’avventura e compagnia bella…Così la penso. Bene, per praticare il Nordic walking, disciplina che pratico da due anni, c’è da attrezzarsi in questa maniera:
bastoncini o racchette con relativi guanti da impugnatura; zaino di capienza circa 20/25 litri; thermos professionale; scarpe o scarponcini da trail o trekking; ricambio maglietta; kway di scorta (non si sa mai in montagna); cibo per pausa pranzo (proteine e frutta, di stagione e secca); cellulare, cappello, occhiali da sole, asciugamani professionali….
Non avevo mai sospettato di quanto le riserve d’acqua fossero importanti. Parrebbe una banalità , la mia, ma si cade spesso sulle cose scontate.
Praticare un’uscita di 18 km con due scollinamenti tra salite e discese in piena estate, può finalmente far capire, una volta per tutte, cosa è il bene prezioso dell’acqua.
Non voglio cadere nella retorica delle immagini di alcuni paesi africani dove si fanno chilometri per riempire una brocca (anche se retorica non è), ma il centellinare un thermos da 75 cl di acqua per un cammino disagevole di quattro ore, può far perdere veramente la testa. Si entra in una crisi di panico, si chiede soccorso ai compagni di viaggio, si stringono i denti e si centellinano le forze…sì, sì, sì, tutto questo va bene. Ma, ed è qui la morale di questo discorso: l’acqua, patrimonio universale dell’umanità per cui si lotta disperatamente tutt’oggi in molti paesi sottosviluppati.
Ed il sottoscritto? Ebbene, l’amarezza di quanto sento e scrivo è data proprio da questo. In fondo sono un borghese benestante, in fondo ero e sono ben attrezzato per fare un trekking, in fondo c’erano i compagni di cordata a sorreggermi, in fondo è stata una mia libera scelta quella di iniziare il cammino ben sapendo quanta acqua avevo a disposizione.
La verità è che non ho saputo stringere i denti, non ho saputo sopportare, non ho saputo entrare in compassione, non ho saputo condividere la sofferenza…discorso questo che forse nessuno capirà .
Che c’entra? Beh, per me…c’entra, eccome! I fratelli che non arrivano all’acqua non capiranno mai (ed è giusto che sia così) il disagio provato da un uomo ben in salute che si è lamentato assai di avere SOLO 75 cl d’acqua per una bella passeggiata sotto il sole di luglio per poi fermarsi al bar, ristorarsi, tornare in auto a casa, fare doccia, sdraiarsi su un comodo letto e aspettare la ripresa della salute.
Qualcuno capirà quello che ho scritto?