“Il profitto è la ragion d’essere del crimine organizzato.
Cercarlo è la soluzione, ma trovarlo è il problema”.
(Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia)
Matera - Iniziative "Capitale Europea della Cultura"
Il Mare Siamo Noi
Una Mostra Fotografica per la Lotta Contro la Mafia
Concept di Massimo Mastrorillo e Pamela Piscicelli/Door
L’aggressione al patrimonio rappresenta lo strumento più efficace di contrasto alle organizzazioni di stampo mafioso.
Il progetto Il Mare siamo Noi muove da qui, dai beni sequestrati o confiscati a quelle organizzazioni, per indagarne le radici, la visione del mondo e il tessuto connettivo che le salda alla vita del cittadino qualunque.
Se fino agli anni di Falcone e Borsellino, gli affari di Cosa Nostra rientravano a pieno titolo nelle attività criminose tradizionali, da Provenzano in poi, la gestione delle attività imprenditoriali mafiose è cambiata, più moderna, quasi pacifica. Uno stato di calma apparente che rende il pericolo più invasivo e i danni devastanti. Le nuove terre di Mafia sono fatte di cantieri edili, ospedali sequestrati, case, catene di ristorazione, energie rinnovabili, arte, gioco telematico e si espandono nei più banali settori del quotidiano. Davanti a una strategia camaleontica capace di adeguarsi a qualsiasi evoluzione sociale, economica e tecnologica, s’imponeva un adeguamento degli strumenti d’indagine.
Follow the money dicevano Oltreoceano. La scia del denaro negli anni ’30 portò lo Stato Americano all’arresto del boss Al Capone per evasione fiscale.
Ma un arresto è solo il tampone a un’emergenza, se non s’intacca il cuore dell’organizzazione: il patrimonio. Così lo Stato Italiano ha avviato la propria guerra alla Mafia mettendo in atto il sequestro e la confisca delle sue proprietà e dei suoi beni, acquisiti attraverso le più svariate attività criminali.
La legge 109/96 (Legge sul Riutilizzo dei Beni confiscati alla Mafia), autorizza la confisca delle proprietà acquisite attraverso attività illecite, allo scopo di destinarle alla comunità. In una sorta di circolo etico quello che la Mafia ha sottratto allo Stato, allo Stato ritorna a fini di utilità sociale.
Oggi l’Agenzia nazionale per i beni confiscati controlla circa 13.000 beni per un valore che supera i 40 miliardi di euro. Tuttavia quasi 3.000 sono in condizioni di forte criticità, molti sono gravati da ipoteche e i nuovi gestori hanno spesso problemi a rilanciarne l’attività.
Abbiamo seguito per diversi anni i soldi dei mafiosi, i loro beni. Sequestrati o confiscati. Riutilizzati o abbandonati. Le inquadrature scelte sono molto strette per trasformarli in metafore, per rivendicare la bellezza nello scempio delle storie che raccontano e perché vogliamo muovere dal particolare. Analizzarlo. Scomporlo. Accostarlo a mille altri particolari. Per poi allontanarsi. Alla ricerca dello sguardo d’insieme. Per comprendere la natura del tutto. Le immagini utilizzate abbracciano una pluralità di linguaggi: dal fotogiornalismo, alla fotografia forense, dalla fotografia di paesaggio allo still life. Il progetto si regge su una voluta mescolanza di passato e presente, realtà e fiction e l’utilizzo della scrittura, una sorta di dossier visivo del crimine in cui ogni pezzo serve da spunto e indizio alla risoluzione, per quanto parziale, del puzzle.
La lotta alla Mafia è una lotta contro una parte malata del proprio corpo, perché la sua vera forza non sta nell’esercito armato, ma nel consenso, in quella subdola capacità di trasformare i bisogni di una società in promesse e di farle credere che ogni cosa sia al suo posto, perfetta.