Rocca di Papa - (Roma)
Silenzio sulla Via Sacra
di Alessandro Gentili
Un folle giro tra i due occhioni dei vulcani preistorici, da secoli diventati laghi.
Due pozze d’acque che rompono il panorama dei dolci colli Albani e che si possono ammirare da un “certo” punto della Via Sacra che s’inerpica da Rocca di Papa verso i folti boschi ancora invernali ma che lasciano presagire la nuova primavera.
I sassi della vecchia strada romana compaiono tra il sottobosco ancora trasudante rugiada e umidità.
I nostri scarponi da trekking affondano nel terreno morbido e attutiscono il passo regolare della marcia.
Il silenzio è quasi d’obbligo, qui sono passati i cittadini e i soldati della città che ha edificato una civiltà.
Ma non sono questi i pensieri che ci costringono al silenzio. Cos’è? Saliamo verso il meeting point dove è possibile scorgere i due occhi d’acqua. Svoltiamo.
Un’edicola Sacra ci invita al raccoglimento. Dunque: cos’è questo interiorizzare il cammino? Lontana la televisione e il famigerato campionato di calcio, ancor più lontana la politica e le battute goliardiche. Cos’è, dunque? Ecco l’ultimo tratto di salita, il fogliame si apre e lascia scorgere il cielo azzurro che promette tepore verso mezzodì. Ci fermiamo. Ci guardiamo. Ecco svelato il silenzio….una felicità nascosta, una fiammella di benessere che coinvolge uno sparuto gruppo di camminatori, la convivenza umana portata ad un grado non disprezzabile, la gioia di una condivisione non scontata, l’energia della fatica che ci accomuna, il viaggio, la storia, la natura, il bosco, la zavorra lasciata a casa, questa inaspettata letizia dal vago sapore francescano.
Sì, è proprio questo. Nessuno fiata ma tutti sanno. Sono rare schegge di luce, di sapienza, di accoglienza, tra il fragore della civiltà che si va dissolvendo in inutili chiacchere attorno a vecchi argomenti triti e ritriti dove la generazione di turno pensa di poter risolvere. Miseria e bellezza umana! Niente di nuovo sotto il sole, gridava il Qohèlet biblico, ma il suo urlo disperato è pur sempre un vivere nella partecipazione di esserci.
Tutto questo sa un po’ di forzato per una semplice passeggiata feriale e forse i miei compagni neanche hanno pensato a tutto questo. Però quel momento, quell’istante che ci siamo fermati e guardati senza profferire parola, non m’ha più lasciato. Segno inequivocabile di un sentimento autentico che ha amplificato la breve ma intensa passeggiata che ci ha portato a vedere, in un sol colpo d’occhio, le due pozze d’acqua, una volta vulcani attivi…