#236 - 12 marzo 2019
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Teatro

Teatro Vascello - Roma

IL verso diventa teatro

Tournée nazionale Shakespeare/Sonetti

di Redazione

Dopo il debutto a Brescia nel marzo 2018 viene presentato ora in tournée nazionale Shakespeare/Sonetti, lo spettacolo firmato e interpretato da Valter Malosti e prodotto da TPE - Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano e Teatro di Dioniso.

IL verso diventa teatro

Non si tratta di una semplice lettura scenica del canzoniere del Bardo. È uno spettacolo innovativo e trasversale, giocato su combinazioni imprevedibili di movimento e parola, in perenne dialogo con la musica e il suono. Una ricerca sul linguaggio poetico di Shakespeare che prende le mosse dalla nuova versione italiana delle poesie, preparata e adattata per la scena da Fabrizio Sinisi e Valter Malosti, con la regia dello stesso Malosti e le coreografie di Michela Lucenti.

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In scena, Malosti dà corpo ai caratteri evocati dal testo: un uomo maturo, un giovane e una donna. Con lui (io narrante, poeta e clown-buffone), Michela Lucenti inquietante Dark Lady, Maurizio Camilli nei panni del Poeta rivale, Marcello Spinetta il giovane ragazzo ed Elena Serra la misteriosa S.
L'avvolgente e complesso progetto sonoro, firmato dallo stesso Malosti, ingloba celebri canzoni di Domenico Modugno.
Con Shakespeare/Sonetti Valter Malosti conclude nel migliore dei modi la sua trilogia sullo Shakespeare «non teatrale» iniziato con i due poemetti, Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia, riproposti lo scorso settembre per la prima volta insieme nello straordinario sfondo della Sala di Diana alla Reggia di Venaria Reale (To), Patrimonio Unesco.

IL verso diventa teatro

I 154 Sonetti di Shakespeare sono stati definiti il suo «complesso e segreto romanzo d'amore» e al tempo stesso «la più estrema e dolorosa tra le sue tragedie». Enigma filologico, impenetrabile documento, lettera d'amore a un destinatario sconosciuto, i Sonetti di Shakespeare diventano qui a pieno titolo uno dei testi teatrali shakespeariani. L'ordine dei componimenti viene ricostruito in una nuova lingua e una nuova drammaturgia, un complesso romanzo d'amore con quattro figure e una sola voce: con il Narratore dei Sonetti Shakespeare crea infatti uno dei suoi grandi protagonisti, un personaggio clownesco e sboccato, straziante e disperato, di allucinata modernità. Una fra le più complesse e grandiose opere di poesia dell'età moderna diventa in questo spettacolo un altare sacrificale, un evento di grazia e furore, canto e lamento, beffa e bestemmia, che anticipa i grandi canzonieri d'amore del Novecento, da Auden a Pasolini, da Salinas a Testori.

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Patetico e disperato è l'amore che nei Sonetti si racconta, un amore tanto limpido quanto squilibrato, infelice, fuori asse: l'amore di un uomo ormai maturo nei confronti di uno molto più giovane e bello, un vecchio poeta disposto anche a coprirsi di ridicolo, a rendersi buffone agli occhi della gente, pur di esprimere il suo sentimento, affermandolo in un gesto plateale e spudorato: la poesia. Il Narratore fa della sua poesia il suo stesso palcoscenico. Come accade nella tradizione popolare, la parola diventa non solo lo strumento di un dialogo, ma il luogo di una performance: invocazione, elegia, preghiera, lamento, dichiarazione.

IL verso diventa teatro

«Ciò che avviene nei Sonetti è innanzitutto l'esibizione di un io disperato e precario, disposto a dire tutto, a farsi povero e buffone, a divenire esso stesso spettacolo, pur di non perdere l'Altro: il bel giovane, l'ombra misteriosa e mai identificata dell'opera shakespeariana, un personaggio idealizzato e irrealizzabile, bellissimo e indifferente, simbolo della luce e della grazia, unico baluardo di eternità contro l'incombere della morte.
All'apollineo numinoso del Fair Youth si contrappone, opposto e complementare, il buio della Dark Lady: il contrappeso d'ombra, il contrappasso nero di tutto ciò che il ragazzo rappresenta nella luce. Oggetto inclassificabile della filologia shakespeariana, la dark lady diventa lo specchio perverso del Narratore, la sua parte rimossa e tuttavia necessaria: l'eros funereo, l'ossessione del corpo, la nevrosi mortuaria, il furore e la farsa, una figura di crudeltà cinica e umorale in cui veder ritornare l'innominabile. La dark lady, creata in scena da Michela Lucenti, è ciò che il Narratore non vuole essere e tuttavia non può fare a meno di essere: l'ombra infera che la luce del Ragazzo non annulla ma anzi allunga e distorce.

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Ecco quindi forse la contraddizione che rende i Sonetti la più estrema e dolorosa fra le tragedie shakespeariane: nel personaggio del Narratore, Shakespeare mette in scena il dissidio insanabile fra gli opposti, il contrasto fra luce e ombra, ordine e caos, delirio e realtà, amore e morte. È proprio in questo nodo irrisolvibile che accade la poesia: inscenati come testo teatrale, i Sonetti diventano un dibattito per voce sola e corpi, uno spazio instabile e irrequieto popolato dai fantasmi di uno solo che diviene moltitudine».

                           promozione@teatrovascello.it
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