Rivista Africa e Amici dei Padri Bianchi
Milano - Hotel NH Machiavelli
Dialoghi sull'Africa
Incontri per capire, conoscere e confrontarsi
Da novantadue anni la rivista Africa è impegnata a frantumare stereotipi e luoghi comuni, sforzandosi di mostrare come e quanto il “mondo nero” stia cambiando.
La società africana è sconvolta da mutamenti profondi – sociali, politici, economici e culturali - che mettono in discussione equilibri ancestrali e spazzano via i nostri vecchi cliché.
Nasce da qui l’idea di un fine settimana residenziale, aperto a studenti, viaggiatori, giornalisti, curiosi e appassionati d’Africa. Un weekend di incontri per capire, conoscere e confrontarsi, senza la presunzione di spiegare il continente nero, piuttosto come stimolo ad approfondirne la conoscenza. Perché al di là di ogni previsione, sfidando l’omologazione che sembra avvolgere il pianeta, l’Africa continua a percorrere una strada autonoma, originale e imprevedibile. Quasi a volerci dimostrare che un altro mondo non solo è possibile, esiste già.
Dopo l'introduzione di Marco Trovato, coordinatore di Africa i lavori seguono con la relazione di Giulio Albanese, giornalista e missionario: Africa Quo Vadis? - analisi geopolitica e ipotesi sul destino del continente Uno dei tratti caratteristici della geopolitica africana è la sua contraddittorietà. Quasi vi fosse un bipolarismo identitario, nel bene e nel male. Da una parte vi è, in alcuni Paesi, una crescita significativa del Prodotto interno lordo e un significativo aumento dell’occupazione; dall’altra vi sono due fattori che pesano sul presente e sul futuro del continente quasi fossero pesanti macigni: l’esclusione sociale e il deficit di virtuosismo da parte delle leadership locali. In Africa, ancora oggi, i fattori esterni sono quelli che maggiormente ne condizionano il destino, col risultato che finora la globalizzazione dei mercati non ha trovato un felice riscontro in quella dei diritti.
Segue Raffaele Masto, reporter e scrittore, con Nigeria gigante d'argilla - È ufficiale: la Nigeria ha superato il Sudafrica. È la prima economia africana. Così raccontato i numeri delle statistiche. Ma il più popoloso (e dinamico) Paese dell'Africa è un colosso fragile che potrebbe collassare sotto il peso di frizioni e contrasti sempre più forti. Sbatti i Grandi Laghi in qualche pagina - Raffaello Zordan, giornalista di Nigrizia si sofferma su le ragioni strutturali dell’instabilità regionale, con particolare riferimento a Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Burundi, Uganda. E le ragioni strutturali che fanno scivolare l’informazione sull'Africa nell’intrattenimento. Sulle Le sfide alla leadership africana e il caso di Robert Mugabe si cimenta Cristiana Fiamingo, docente universitaria - Sullo sfondo della sfide alla leadership africana, si analizzeranno figura e scelte di Robert Mugabe, oggi novantenne, ex eroe dell'indipendenza dello Zimbabwe*, alla guida della ZANU, artefice di una controversa riforma terriera e che, a dispetto di una demonizzazione internazionale, che lo accusa di aver impoverito l'ex granaio dell'Africa australe, è risultato vincitore per la settima volta delle elezioni presidenziali 2013. Quali sono davvero le sue responsabilità? E, soprattutto, come sarà lo Zimbabwe post-Mugabe?
Con Cercando un altro Egitto - ambizioni e frustrazioni dei giovani di Piazza Tahrir* nel racconto dei social media, parla Marina Petrillo, scrittrice e redattrice di Radio Popolare.Tre anni e mezzo dopo le grandi speranze della rivoluzione egiziana, e più di un anno dopo il colpo di stato che ha provocato centinaia di morti, decine di migliaia di arresti e la sospensione di fatto della libertà di informazione, cosa resta del progetto degli attivisti di piazza Tahrir, diventata modello di occupazione per decine di piazze nel mondo? Attraverso la loro attività sui social media si può disegnare una mappa della loro informazione alternativa, dell’assistenza legale, della resistenza, della documentazione storica.
Dal cuore dell’Africa una testimone d’eccezione racconta la guerra infinita nella regione del Kivu. Profondo Congo, a cura di Colette Kitoga Habanawema, medico e psicoterapeuta, presenta e modera Elisa Kidanè, missionaria e giornalista - La dottoressa Colette Kitoga Habanawema esercita la professione di medico e psicoterapeuta a Bukavu, la capitale del Sud Kivu, una delle regioni più turbolente e pericolose del mondo nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo.
Colette è anche un po' italiana, parla benissimo la nostra lingua perché a 14 anni ha lasciato il suo Paese per venire a studiare a Roma dove si è laureata in medicina e chirurgia. Ha compiuto anche studi di specializzazione in bioetica, psicoterapia, medicina tropicale, sanità pubblica e sviluppo. Avrebbe potuto restare in Italia, dove non mancavano interessanti prospettive di lavoro. Ma ha preferito tornare nel suo Paese dove oggi è un riferimento prezioso. Lo è soprattutto per le donne colpite da una delle più odiose armi da guerra: lo stupro etnico, diffuso e praticato dalle milizie che terrorizzano la regione...
segue la proiezione del reportage Le ragazze di Mogadiscio vanno al mare - La Somalia resta un paese off-limits per i giornalisti, obiettivi di attentati e rapimenti. Enzo Nucci, corrispondente Rai da Nairobi e il cameraman Mark Muthee sono stati sempre accompagnati da una scorta di sei uomini armati, raddoppiata quando sono state effettuate riprese notturne. “Le ragazze di Mogadiscio vanno al mare” è la fotografia di un Paese in bilico tra guerra e disperata ricerca di una normalità da troppo tempo perduta...La crisi somala e le ripercussioni regionali: quello che non riesco a raccontarvi in tv - dibattito con l’autore. L'Africa orientale soffre i contraccolpi destabilizzanti dell’insicurezza che permane in Somalia. Il Kenia ha già pagato un prezzo molto alto per il suo sostegno al governo di transizione che tenta di riprendere il controllo di Mogadiscio. E il corrispondente Rai dall’Africa ha il difficile compito di raccontare una situazione complessa ed esplosiva.
Le mani straniere sull'Africa: dentro il fenomeno del Land Grabbing a cura di Stefano Liberti, giornalista e scrittore - Le fertili terre del continente africano fanno gola a molti governi e imprenditori. Ma la loro cessione arricchisce solo politici e grandi investitori, danneggiando i contadini. Il complesso fenomeno del land grabbing, additato da più parti come una nuova forma di colonialismo, dimostra come i legami fra politica internazionale e mercato globalizzato stiano cambiando il volto del mondo in cui viviamo.
Misteri Vodu. - introduzione al culto religioso, tra tradizione e contemporaneità, a cura di Gigi Pezzoli, Presidente del Centro Studi Archeologia Africana, e Alessandra Brivio, docente dell'Università di Milano Bicocca - Nell’immaginario occidentale la parola vodu è spesso associata a visioni spettrali, morti misteriose e pratiche magiche. In realtà, il vodu è un culto religioso praticato da secoli in Africa occidentale e giunto nelle Americhe con gli schiavi. Da tempo gli studi antropologici hanno messo in luce il significato sociale e politico del vodu e la sua natura profondamente storica. Come ogni religione politeista il vodu è tollerante e disposto ad acquisire e incorporare al proprio interno le divinità degli altri. Per tale ragione ogni vodu porta le tracce degli incontri, delle guerre e, più in generale, della storia dell’intera regione...
Exit Strategy: è finito il tempo dei filantropi dell’Africa. La via d’uscita per i “bianchi” che vogliono continuare a occuparsi di questo continente…di Alberto Salza, antropologo e scrittore. - L’Africa sta vincendo la sua prima guerra, quella contro gli aiuti umanitari. Secondo un recente rapporto della Banca Mondiale, oggi gli investimenti diretti esteri tendono a superare gli aiuti allo sviluppo. In Kenya, a scopo propedeutico per l'uscita di scena dei filantropi occidentali, la tv locale ha prodotto The Samaritan, una sit-com di satira feroce sull’economia parallela e sulle ideologie indotte dalla cooperazione internazionale, dalle grandi agenzie alle piccole ONG. Ma c’è poco da sorridere. Bisogna uscire dalle logiche che finora hanno condizionato il nostro approccio all’Africa. E rovesciare il paradigma stesso sul bene e sul male.